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Comma “ammazza-blog”: ecco l’emendamento Cassinelli

Comma “ammazza-blog”: ecco l'emendamento Cassinelli

L’On. Roberto Cassinelli ha presentato oggi sul suo blog il testo dell’emendamento che intende proporre per il comma 29 del ddl intercettazioni, che prevede attualmente l’obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta per tutti i “siti informatici” pena una multa fino a 12500 euro. Non si tratta di un emendamento soppressivo, come chiesto dal PD e dal sottoscritto, per due ragioni: di merito e di opportunità politica.

Per quanto riguarda il merito, il deputato del PDL non crede che il concetto stesso dell’obbligo di rettifica sia una “porcata”, ma anzi un “elemento di civiltà giuridica“: “Se un qualsiasi blogger scrive sulle proprie pagine che Tizio è un ladro, chi cercherà il nome di Tizio su Google potrebbe finire proprio su quel post in cui si scrive che Tizio un ladro. E se Tizio non è un ladro ma un onesto lavoratore, non vedo perché non possa chiedere al blogger di rettificare”.

Quanto all’opportunità politica, Cassinelli fa un discorso prettamente pragmatico: un emendamento soppressivo avrebbe possibilità pari a zero di venire approvato. Meglio dunque puntare a modificare per quanto possibile il testo esistente con un buon emendamento.

Eccone il testo integrale:

La proposta di emendamento di Cassinelli al comma "ammazza-blog".

L’idea principale è che sia sbagliato equiparare quanto a termini dell’obbligo e relativa sanzione un sito gestito professionalmente e un blog amatoriale. Coerentemente con questa premessa, l’emendamento modifica il comma 29 prevedendo:

  • un termine di 48 ore per la rettifica su testate registrate
  • un termine di 7 giorni per la rettifica su siti non registrati, a decorrere non più dal momento della richiesta ma “dal momento in cui il gestore della pagina, che agisce anche in forma anonima, prende a carico la richiesta di rettifica”.
  • una distinzione anche per quanto riguarda la sanzione amministrativa, che rimane da 7500 a 12500 euro per testate registrate, ma viene ridimensionata sensibilmente (da 250 a 2500 euro) per i siti non registrati – a condizioni che sia indicato un indirizzo e-mail valido.
  • una diversa modalità di presentazione della rettifica, che non deve più rispettare criteri di posizionamento, grafica e visibilità ma basta sia inserita in calce al contenuto contestato.
  • una formulazione più chiara rispetto alla terminologia precedentemente adottata.

Cassinelli ritiene che il suo emendamento costituisca un grosso passo in avanti rispetto all’attuale formulazione del comma, e non si può che essere d’accordo con lui. Ciò su cui invece si potrebbe discutere (e sarebbe stato doveroso farlo, se ce ne fosse stato il tempo) è il merito, cioè l’idea che sia necessario un qualche obbligo di rettifica. Io sono più portato a credere che la Rete, almeno nei casi più eclatanti, sia in grado di “rettificarsi da sé” – pur con tutti i limiti e i distinguo del caso. E penso anche che non sarà un obbligo a disinnescare la malafede di chi voglia sostenere deliberatamente il falso. Da ultimo, l’ipotesi ventilata da Cassinelli (scrivere cioè che Tizio è un ladro quando è in realtà un onesto lavoratore) mi sembra ricadere in una fattispecie esistente, la diffamazione. Non basta?

Comprendo tuttavia e condivido l’approccio pragmatico di Cassinelli: meglio lottare per ciò che si può ottenere, piuttosto che fare crociate ideologiche che poi, nei fatti, non conducano ad alcun risultato. E dunque pur continuando a preferirne l’abrogazione, mi auguro che la proposta di emendamento del comma 29 del deputato del PDL abbia successo. Non è il migliore dei mondi possibili, ma è di certo preferibile a quello che ci prospetta il testo attuale.

PS: Ringrazio pubblicamente per l’ennesima volta Roberto Cassinelli per la disponibilità all’ascolto dimostrata in questa vicenda. Mi chiedo invece che ne sia stato dell’On. Palmieri, responsabile internet del PDL, che non ha mai risposto alla mia richiesta di dialogo nonostante sia l’ “uomo dei social media”. Se c’è, batta un colpo.

Commenti all'articolo

  • Di l’incarcerato (---.---.---.87) 17 giugno 2010 12:44
    l'incarcerato

    Io non capisco perchè farne un emendamento. Ad esempio a me è capitato di rettificare o cancellare un post dopo la segnalazione del diretto interessato tramite un avvocato. Per carità, l’ho fatto mal volentieri perchè ero convinto di stare nel giusto ma non avendo uno stuolo di avvocati come un giornalista che scrive per un giornale ho turato il naso. Se già è possibile chiedere rettifiche ai blog, non vedo perchè inasprire di più la situazione.

    Sarà la" meno peggio" come emendamento, ma in realtà non ci vorrebbe proprio. Limita la nostra libertà di parola.

  • Di (---.---.---.238) 17 giugno 2010 13:35

    Non è l’obbligo di rettifica a darmi fastidio. E’ vero che la rete "si rettifica da sé", ma se una persona oggetto di un post ritiene di voler precisare la sua posizione ha il diritto di poterlo fare. Non è questo che mi spaventa. A farmi paura sono le parole "senza alcun commento": il via libero per legge alle notizie contraffatte che consentirà, a ogni protagonista di un post, di poter scrivere il falso senza poter essere smentito. E’ questo il vero limite alla nostra libertà di parola.

  • Di l’incarcerato (---.---.---.45) 17 giugno 2010 19:24
    l'incarcerato

    Vedi Federico, il problema è che i blogger non hanno una redazione dietro per fare attenzione tutti i santi giorni alle eventuali richieste di rettifica. Sinceramente non mi sta bene nemmeno il periodo di sette giorni. La maggior parte delle volte, specialmente se si fanno inchieste serie e pericolose, la richiesta di rettifica è una vera intimidazione. Noi saremo costretti a rettificare entro tot giorni, i giornalisti che scrivono per le grandi testate possono far fronte. Noi no.

    Quando ti scoraggiano ad affrontare determinati argomenti che magari hanno pure poche fonti, quelle pche fonti poi vengono pure cancellate(è successo), è una vera e propria limitazione della libertà di parola.
     
    Ripeto che le richieste di rettifica già avvengono, farne un emendamento vuol dire mettere un freno al giornalismo dal basso che facciamo tutti noi.

  • Di (---.---.---.230) 18 giugno 2010 08:16

    il comma e’ il N 28

  • Di (---.---.---.125) 18 giugno 2010 18:26

    Un letamaio rimane comunque un letamaio, anche se viene asportato via un po’ di sterco. Quest’obbligo di rettifica non ha senso, non ha nè capo nè coda.

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