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Ciancimino-Backup, maneggiare con cautela

Materiale caustico.
Eccolo, il tesoro. Ne dà notizia, in anteprima, Panorama (bypass from Dagospia, che, poco bonariamente ma sacrosanto, fa notare che L’Espresso, nel frattempo, è incagliato nelle spy-sex story), per penna del malgradotuttocapace Nuzzi. Il pezzo, ovvio, può dire e non può dire. Ma se vi venisse detto che in questo archivio (una santabarbara di Cosa Nostra) pare sia racchiusa la luce sulle tenebre della repubblica, voi cosa direste? Se vi dicessero che a ballare sono il Caso Moro, Ustica, i pizzini di Provenzano, le esecuzioni del generale Dalla Chiesa, di Pio La Torre e Piersanti Mattarella?

«Sulla scorta di quello che mi ha confidato Nino Salvo, – riporta, dalle memorie di Ciancimino, Gianluigi Nuzzi – ho detto che il mandante degli omicidi Dalla Chiesa, La Torre e forse Mattarella era Andreotti. Ho dimostrato che Nino Salvo era in rapporti di conoscenza concreta con Andreotti». Che per anni, a morte, giurò di non conoscere i fratelli Salvo. Questi, a leggere ancora dall’articolo, pare fossero gli “sblocca-situazione” (chi come cosa non è dato – ancora – sapere) del sequestro Moro, secondo quanto si apprende dai carteggi fra Vito Ciancimino e Salvo Lima (l’uomo del gobbo in Sicilia).

Strumenti a fiato per polmoni resistenti, ce n’è per tutti. ”Parlammo con Ciancimino solo per indurlo alla collaborazione”, è la linea di Mori e De Donno. Eccoti i nastri, che vorrebbero il secondo introdotto a Don Vito dal figlio Massimo e a sua volta apripista di Mori. Ciancimino cerca interlocutori, frattanto, fra i suoi. “Chiamai i carabinieri i quali mi dissero di formulare questa proposta: consegnino alla giustizia alcuni latitanti grossi e noi garantiamo un buon trattamento alle famiglie». A patto che loro, però, aggiustassero “le cose mie”.

800 fogli ed alcuni nastri, dunque. Non mancano bloc notes nei quali l’ex sindaco annotava, tra le varie, i suoi incontri con Provenzano. Nel cuore di Roma e Palermo, persino, malgrado fosse pluri-latitante, mega-ricercato. Fa ridere, ma di che? In uno di questi, don Vito chiede a Binnu il perchè di un’esecuzione talmente spettacolare per Falcone, data la testata – personalmente – facilità nel raggiungere il magistrato per le vie di Roma. “Parte della strategia”.

Ce n’è e ce ne sarà. Intanto in due giorni sono stati sentiti Violante e Riina. Del primo da annotare l’ammissione in fatto di “tavoli”, dato che “qualcuno” (Mori), per sua bocca, gli chiese di sedersicisi a “quattr’occhi” con Ciancimino. L’ex Ds aggiunge d’aver rifiutato. Del secondo (3 ore d’interrogatorio), da riportare le laconiche esternazioni dell’avvocato Cianferoni. ”Ci sono innocenti in carcere e colpevoli fuori”, “il processo è stata una montatura”, e a chi gli chiedesse nel dettaglio una conferma sulle ultime dichiarazioni del suo assistito sulle stragi “è una domanda a cui non posso rispondere”.

Intanto Repubblica scopre” la Mori-story e sembra quasi mandare messaggi infra-tituli (Passera-è-ora-della-scossa-ripeto-è-ora-della-scossa). Aspettiamo e vediamo.

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