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Chiaiano: discarica da rifare

Il giorno 6 febbraio è stato effettuato un sopralluogo nell’area interessata dalla realizzazione della discarica di Chiaiano grazie alla presenza di due europarlamentari. Stavamo ancora constatando ed evidenziando il dissesto che caratterizza la vasca e le varie e gravi inosservanze alle vigenti leggi non derogabili che rendono inutilizzabile la discarica (come tutti i giornalisti e i rappresentanti delle istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e alla corretta utilizzazione del denaro pubblico possono e devono constatare, anche se non tecnici) che prontamente e spregiudicatamente l’ambiente del sottosegretario ha divulgato una velina ai mass media nella quale affermava che la discarica era pronta e che fra 9 giorni sarà aperta.

Gli elementi più significativi e preoccupanti relativi al dissesto nel quale si trova la vasca in approntamento, che dovrebbe contenere i rifiuti fra nove giorni, con spirito di collaborazione istituzionale sono stati illustrati ai tecnici che hanno guidato il sopralluogo con la speranza che ne sia tratto il necessario giovamento.

Il ritrovamento di amianto nell’area interessata dai lavori per la realizzazione delle opere accessorie, ma propedeutiche al funzionamento della discarica, è da considerare un errore di progettazione in quanto nel progetto definitivo oggetto della Conferenza dei Servizi del 9 agosto non era previsto e quindi anche i costi per la rimozione bonifica non erano previsti. Non è un Ritrovamento giustificabile come “Sorpresa”: la legge Merloni ha abolito la sorpresa dai progetti. Le norme tecniche non sono derogabili. Il progettista ha sbagliato e deve essere perseguito.

La cava continua ad essere a rischio idrogeologico per allagamento e per frane come già individuato dal Piano Stralcio del Rischio Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Regionale Campania nordoccidentale che non ha rilasciato il proprio parere al progetto nella Conferenza dei Servizi del 9 agosto 2008.

Finora non sono stati realizzati i pozzi spia attorno alla discarica per verificare l’attuale qualità delle acque di falda e per monitorare la presenza di futuri inquinanti come stabilito da progetto e legge vigente.

La così detta messa in sicurezza delle pareti di cava per evitare frane di sedimenti sciolti si è rivelata inadeguata come evidenziato dal dissesto verificatosi il 20 gennaio 2009 e dal precedente avvenuto nella prima metà di dicembre 2008. Anche la così detta messa in sicurezza per evitare crolli di masse di tufo è inadeguata perché basata su dati palesemente sbagliati circa l’instabilità degli ammassi rocciosi.

Il piazzale di cava, nonostante il pompaggio, è in gran parte allagato e l’acqua, ricoperta da schiuma che indica un inquinamento chimico, si infiltra nel sottosuolo provocando l’inquinamento della falda.

Il riporto di terreni nella cava abbandonata a nord est del Poligono sta avvenendo senza protezione contro il dilavamento e la conseguente invasione di detriti della Cupa del Cane e del sottostante abitato di Marano.

Le opere accessorie alla discarica vengono realizzate su materiali, non caratterizzati finora e che potrebbero contenere rifiuti pericolosi, riportati abusivamente nelle cave abbandonate con spessori di circa 20 m.

I rifiuti con amianto hanno giaciuto per anni sul terreno di riempimento della cava adiacente a quella del Poligono (circa 20 m di distanza) e gli inquinanti si saranno trasferiti nel sottosuolo. Non è stata effettuata l’indagine per caratterizzare tutto il materiale di riempimento delle cave abbandonate.

L’argilla che deve garantire l’isolamento della vasca, da colmare con i rifiuti, non è stata messa in opera come prescritto mediante compattatura e rullaggio in modo da ottenere una uniforme e garantita impermeabilità. Ciò è premessa per l’inquinamento della falda per cui l’isolamento deve essere rifatto.

Il telo impermeabile, poggiante sull’argilla “fuori legge”, della vasca in allestimento risulta strappato visibilmente in molti punti e su di esso sono stati accumulati detriti calcarei di grosse dimensioni e a spigoli vivi (”fuori legge”) che rappresentano sicure premesse di lacerazione del telo che sarà sottoposto al carico di oltre 50 metri di rifiuti. Tale detrito deve essere rimosso e sostituito con ghiaia arrotondata.

Gli argomenti sopra elencati sono stati evidenziati ai rappresentanti istituzionali che hanno dichiarato di volere rimediare alle evidenti carenze finora stratificatesi. Quanto rilevato in loco ha evidenziato che attualmente non vi è sicurezza ambientale nell’area dei lavori e che il progetto che è stato oggetto della conferenza dei servizi del 9 agosto 2008 era diverso da quanto si sta realizzando.

Chiunque veda il cantiere capisce, anche senza essere un tecnico, che la discarica è in uno stato di dissesto e che deve essere assolutamente rifatta in gran parte. Le evidenze raccolte certificano che la realizzazione della discarica finora è avvenuta in un cantiere allo sbando. Le prove fotografiche evidenziano inoppugnabilmente il dissesto ambientale della discarica e sottolineano che la sua attivazione nelle condizioni attuali può solo provocare un disastro ambientale.

La presente nota, che si basa su elementi verificabili e certi, documentati fotograficamente, lascerà del tutto indifferenti i rappresentanti dei mass media abituati ad attingere alla più rassicurante e redditizia verità “certificata dal Sire”: che valore può avere mai la verità documentata del misero plebeo rispetto alla sottintesa dichiarazione del “potente” che, parafrasando una frase di Alberto Sordi nel film il Marchese del Grillo, continua a recitare, più o meno, “Io sono io, voi non siete …nessuno”. Altra cosa è per i cittadini e per coloro che istituzionalmente devono sovrintendere alla sicurezza ambientale, alla salute e al corretto uso dei denari pubblici.

Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

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