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Chi di porcellum ferisce di porcellum perisce. Il Pdl alle prese con le liste elettorali

Vertice dopo vertice il gruppo dirigente del PDL non riesce a risolvere il rebus dei suoi candidati per le prossime elezioni politiche. Della serie chi di porcellum ferisce di porcellum perisce: Silvio Berlusconi che ha ostacolato in tutti i modi la riforma dell’attuale ( e vergognosa) legge elettorale, non è ancora in grado di chiudere la composizione delle liste, ingolfate dai vari candidati scomodi ed impresentabili.

Premesso che dovrebbero essere gli elettori e non Alfano, Verdini e Berlusconi al chiuso di Palazzo Grazioli a scegliere chi nominare (nel PD almeno hanno fatto le primarie per il Parlamento), la macchina organizzativa del PDL si è arenata tra le secche delle troppe richieste e delle troppe promesse di posti sicuri. Tenuto conto che tra i “responsabili” alla Mimmo Scilipoti, tra i fedelissimi alla Sandro Bondi, e tra quelli da sottrarre alle “grinfie”dei magistrati, ognuno rivendica una buona posizione nella shortlist, il “comitato ristretto” che doveva vergare “i papabili” e’ andato completamente in tilt. Nonostante la deadline di presentazione delle liste rimanga fissata per oggi alle 20:00, i nominati(vi) definitivi sono ancora in alto mare.

Tra tutte, la patata più bollente rimane quella dei cosiddetti “impresentabili” e cioè quella pattuglia di parlamentari inquisiti nati e cresciuti all’ombra del garantismo del Cavaliere che hanno bisogno della protezione politica del PDL e che, visto i sondaggi, Silvio Berlusconi non vorrebbe più candidare. Tra deroghe, annunci, esclusioni, inclusioni ed implosioni assistiamo quindi a scene surreali in cui l’imprenditore più inquisito e processato d’Italia dà patenti di legittimità ai suoi, negando o accordando la possibilità di essere eletti, non tanto in base a motivi morali o di opportunità politica ma in base al presupposto che gli “impresentabili” minerebbero la presunta “rimonta” del centrodestra.

Senza che nessuno nel partito spieghi al responsabile della composizione delle liste che “il re degli impresentabili” è proprio quel Silvio Berlusconi che oggi decide della vita e della morte dei suoi uomini considerati fino a ieri intoccabili.

In questi giorni quindi assisistiamo a siparietti che non si sa se definire esilaranti o patetici. Marcello Dell’Utri annuncia di fare un passo indietro perché auspicato direttamente da Silvio, mentre si azzuffa con Alfano. Claudio Scajola quello che aveva una casa al Colosseo a propria insaputa, se ne va sbattendo la porta perché non ce la fa più a sentirsi sempre sotto esame, e lascia il suo posto in Liguria a Daniele Capezzone ed Augusto Minzolini, direttorissimo del Tg1 più berlusconizzato della storia. Roberto Formigoni uno dei pochi graziati si guadagna un posto al Senato, e scompare quatto quatto dal Pirellone e sopratutto dagli scandali che lo hanno coinvolto in regione. Alfonso Papa, invischiato nella faccenda P3 e P4 si ribella e dice di voler vendere cara la pelle. Nicola Cosentino, detto Nick o’ Mericano, troppo potente per essere liquidato viene lasciato ancora in sospeso mentre Berlusconi si domanda frenetico: meglio i suoi voti oppure i sondaggi che chiedono rinnovamento?

E cosi’ in un crescendo di ribellioni, recriminazioni, casi, e casi umani il PDL sta letteralmente esplodendo. Una cosa è certa: se il Popolo delle Libertà ed il suo cavaliere avessero deciso di riformare il Porcellum, e avessero dato agli elettori la facoltà di scegliere i propri rappresentanti, gli italiani stessi avrebbero mandato a casa gli “impresentabili” di Silvio e ci saremmo risparmiati questo spettacolo indegno per una democrazia occidentale, in cui vince chi sta simpatico al capo. O chi è il meno peggio. O il meno brutto. O il meno inquisito.

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