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Che fine ha fatto il "cuneo fiscale"?

I salari in Italia sono bassi, troppo bassi! E’ nostro dovere sensibilizzare politici, sindacalisti, cittadini e mezzi d’informazione su questo problema. Il “popolo delle buste paga” prende posizione in merito all’emergenza salari e pensioni e punta il dito sull’abbassamento del cuneo fiscale, cioè la differenza tra quello che paga un’azienda per un dipendente e quello che quest’ultimo percepisce in busta paga a fine mese, e in difesa del potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati. E lo fa attraverso il suo blog! Migliaia le segnalazioni pervenute in redazione a tale proposito. Non è un caso che tasse, lavoro, e salari rappresentino le priorità delle famiglie italiane. Secondo i risultati di un’indagine Ocse - l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - a parità di costo per l’azienda (2.400 euro mensili), un operaio percepisce al netto in busta 1.298 euro in Italia; 1.466 in Spagna (168 euro in più), 1.582 euro in Gran Bretagna (284 euro in più); 1.865 in Irlanda, (567 in più). Rispetto ad altri Paesi come Spagna, Inghilterra, Danimarca e Irlanda l’Italia possiede uno dei più bassi poteri d’acquisto. Con il cuneo fiscale, in percentuale, tra i più alti in Europa e se, fatti due calcoli, aggiungiamo che tra Iva (200 euro) e altri balzelli (100 euro l’accise sulla benzina, 90 per tasse e accise sulle bollette, 90 di imposte governative, ecc, ecc,), vanno in fumo altri 500 euro, alla fine un lavoratore può spendere appena 800 euro al mese per "sopravvivere" e non certo per vivere dignitosamente: su otto ore di lavoro, cinque ore e mezza servono per pagare lo Stato, ovvero il 70% dello stipendio. E allora, come si fa a vivere con meno di 800 euro al mese? Siamo un Paese arretrato, una Nazione involuta e ripiegata su se stessa che ha smarrito l’etica della politica, un Paese che vede arricchirsi alcune categorie e impoverirsi la stragrande maggioranza dei cittadini a reddito fisso!


 
Questa la fotografia dell’Italia! La diagnosi è spietata ed occorre una terapia d’urgenza, prima che sia troppo tardi: 1) ridurre subito le tasse sul salario; 2) diversificare le retribuzioni facendo in modo che gli stipendi vengano rapportati al costo reale della vita nelle diverse realtà geografiche, con meccanismi differenti da utilizzare nella contrattazione collettiva locale; 3) istituire forme di mutuo agevolato per la prima casa ed intervenire con detrazioni fino al 50% sugli affitti per pensionati e lavoratori dipendenti; 4) eliminare gli sprechi nella P.A. sopprimendo gli straordinari e gli enti inutili ridistribuendo risorse economiche, umane e strumentali laddove ce n’è realmente bisogno: scuola, sanità, giustizia, fisco e ordine pubblico.

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