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Chatbot e Intelligenza Artificiale: le subdole conseguenze sulla psiche umana

Da alcuni anni, un nuovo “universo digitale” è emerso attraverso il web: quello dei “chatbot” alimentati da Intelligenza Artificiale, una realtà che può apparire estremamente accattivante ed appetibile ma che può portare con sé conseguenze subdole allarmanti.

Non solo questi "modelli linguistici" rischiano di infiltrarsi gradualmente nella privacy degli utenti, traendo informazioni sulle preferenze degli utenti, sul loro tipo di impiego, sulla loro opinione, sui loro hobby, nonché su altre informazioni di natura strettamente privata, ma rappresentano anche un ulteriore incentivo all'utilizzo del web in maniera compulsiva. I nuovi chatbot sono a tutti gli effetti strumenti fortemente limitativi della capacità umana di pensiero e di elaborazione e rielaborazione delle informazioni, specie se si fa abuso del loro utilizzo.

Tutte le generazioni, almeno fino ai giorni nostri, sono state abituate a pensare con la propria testa e ad elaborare, in merito a qualsiasi questione, considerazioni personali; "da oggi" questo genere di attività è gravemente a rischio: questo compito rischia infatti di essere completamente affidato ad una "macchina". Si rischia di non essere più padroni del nostro pensiero, ma si rischia anche di non imparare più a formulare un testo scritto personale; saper scrivere un testo -anche breve- di senso compiuto fa parte delle capacità basiche della mente umana ma, affinché tale processo sia efficace, occorre che vi sia un minimo di "allenamento" alla base. Tale capacità viene stimolata in età scolare ma rischia di appiattirsi completamente se non viene, in seguito, regolarmente testata. Ad oggi, è a rischio anche questa forma di stimolo: sono sempre più le scuole di ogni grado che impongono l'adozione di strumenti digitalizzati, innescando nei propri studenti -spesso già dalle elementari- un meccanismo di rigetto verso la capacità di ragionare in modo autonomo ed indipendente, nonché di trovare una soluzione a problemi anche assai semplici.

Le scelte del Governo sembrano addirittura agevolare il fenomeno in questione, incentivando -anche e soprattutto economicamente- le scuole all'acquisto di dispositivi mobili sempre più avanzati per i loro studenti, dispositivi che vengono, il più delle volte, sottoposti ad un uso didattico intensivo. Se è vero che è necessario che l'Istituzione Scolastica sia al passo con l'evoluzione digitale, è pur vero che bisognerebbe saper regolamentare la fattispecie, affinché ne sia fatto un uso responsabile e assai limitato, soprattutto se sono coinvolti bambini di scuole elementari e medie, le cui capacità sono ancora "dormienti". 

Ciò non significa che per gli adulti non siano previste conseguenze del medesimo tipo: il rischio è quello di trovarsi di fronte ad adulti sempre meno motivati a "fare" e sempre meno motivati ad allenare le proprie soft skills, ma anche quelle hard!

Ciò non significa dover rinunciare allo stare al passo con la tecnologia, ma farne un uso limitato, impiegandola soltanto laddove sia necessario, indispensabile e soprattutto ragionevole! 

Influencers virtuali, inesistenti nella realtà, sono solo "il colmo" di un'evoluzione tecnologica che è ormai completamente sfuggita di mano! 

E pensare che, fino al giorno prima, la figura di influencer veniva largamente criticata per i messaggi promossi talvolta poco inclusivi, come fisici perfetti e lusso che molti altri utenti non potrebbero permettersi, o addirittura dannosi. Molti altri ancora, avevano "posto obiezione" sul fatto che gli influencers guadagnassero varie migliaia di euro senza troppi sforzi.

Altro paradosso, tornando ai chatbot digitali, è il loro stesso impiego: sempre meno compiti in classe e sempre meno tesi di laurea sono frutto di un ragionamento umano: il più delle volte ci troviamo di fronte a testi generati -o meglio confezionati- dall'Intelligenza Artificiale.

Si è constatato che viviamo in un mondo al limite tra paradossale e contraddittorio, in cui la presenza umana è sempre più sminuita e sempre meno valorizzata: il lato ancora più preoccupante è che, di questo passo, moltissimi lavoratori rischiano di rimanere senza un'occupazione a causa dell'Intelligenza Artificiale; se è vero che l'IA genera nuove mansioni di cui occuparsi in alcuni casi, e dunque nuovi posti di lavoro, in altri casi invece li decurta alla grande, poiché sempre più strumenti digitalizzati riescono a ricoprire ruoli per natura destinati ad esseri umani.

E così si ha un mondo in cui l’essere umano è sempre meno rilevante e sempre meno al centro della ragione: viviamo così in un secolo che è esattamente l’opposto dell’Illuminismo. 

Quali le proposte?

Come già affermato, la regolamentazione dell'utilizzo delle fattispecie digitalizzate è sicuramente il primo importante passo da fare ma, senza un Governo veramente consapevole e responsabile, nonché attento alla tutela dei cittadini, specie dei cittadini minorenni, questo passo non è del tutto possibile. 

Le scuole e le Università dovrebbero altresì ricoprire ruolo attivo nella "lotta alla digitalizzazione di massa", nel senso che dovrebbero combattere le situazioni in cui la digitalizzazione forzata si rivelerebbe dannosa per le capacità umane. 

La cosa più scontata è anche quella più difficile da attuare: dovrebbero essere i privati cittadini (e quindi ognuno di noi) ad avere coscienza di non abusare della tecnologia ma è risaputo che alla fine si cade in un circolo vizioso da cui è difficile uscire: il più delle volte non ci si rende nemmeno conto che se ne sta facendo cattivo uso.

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