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Casamonica: l’attacco alla lotta di Papa Francesco contro la mafia

Una gigantografia, affissa alle porte della chiesa, di un boss con le sembianze del papa. Un papa come don Chisciotte, che lotta contro i mulini al vento,un nemico inesistente, perche a Roma la mafia non esiste. Questa l'offensiva del sistema criminale contro il papa.

Modi diversi di un puerile inutile tentativo di ridicolizzare il papa e la sua lotta contro la Mafia.

La scomunica di Francesco dei mafiosi non è solo un’affermazione di principio, ma una decisione che resta nei recinti spirituali. E’ una dichiarazione di lotta senza quartiere.

E questo fa paura al sistema di potere mafioso perché se il papa non ha armi e non ha truppe, ha il suo carisma, l’autorevolezza dei suoi messaggi e gente, cristiani e non cristiani, che credono nel suo messaggio.

Francesco non può distruggere fisicamente la mafia, fare prigionieri, ma può distruggere la sua reputazione, può emarginarla nel contesto sociale, può sottrargli il consenso popolare di cui gode. E se la comunicazione è il terreno dello scontro, su questo terreno, si è sviluppata la controffensiva mafiosa.

Un atto di pietà umana ridotto a spettacolo e strumento per un messaggio di onnipotenza della mafia zingara, non solo nei confronti delle istituzioni e delle altre mafie, ma anche nei confronti del papa.

Casamonica non era persona come gli altri, Casamonica era un mafioso, e il manifesto di questo mafioso vestito da papa, affisso sulle pareti della chiesa, era ed è un’offesa contro il Vaticano.

L’autorizzazione di quella affissione, le puerili coperture e giustificazioni della curia dell’operato del parroco, sono un atto di sottomissione di esponenti della Chiesa al potere criminale. Ma la mafia non è solo un potere, è un sistema di potere, che ha ramificazioni, nella chiesa e fuori la chiesa.

E allora anche da questo fronte, è partito l’attacco contro Francesco.

Ogni occasione è buona per insinuare veleni e discredito, anche il dibattito sul funerale di un boss come Vittorio Lamonica.

Non a caso parte della stampa ha sostenuto che il funerale non è stato una festa mafiosa, solo uno spettacolo folcloristico. Non a caso parte della curia ha condiviso questa posizione e ha coperto e soprattutto giustificato l’operato del parroco che ha sottovalutato.

Quando la curia sostiene, che non c’era niente di cosi grave da tener conto, esprime in maniera diversa lo stesso concetto di parte della stampa: a Roma la mafia non esiste. 

Un modo com e un altro per ridicolizzare la lotta del papa contro la mafia: un nemico inesistente.

Si comprende allora la determinazione della stampa vaticana nel ribadire che a Roma la mafia esiste e che nessuna strumentalizzazione della mafia, di certa stampa, di certa curia, possono gettare un’ombra, sulla volontà irremovibile di Francesco di combattere la mafia. 

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