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Casaleggio, uno vale uno, partito: i tabù del M5S

Un'analisi sulle critiche fondate e su quelle inutili intorno al Movimento 5 Stelle. Tra la questione-Casaleggio e il mito "uno vale uno", si attendono i risultati dai vari amministratori "grillini". Hanno ragione ad arrabbiarsi quando vengono chiamati "partito"?

Negli ultimi tempi gran parte delle cronache politiche hanno come attore protagonista il Movimento 5 Stelle. Un movimento nato dall'aggregazione di tantissimi cittadini disgustati dalla propria classe dirigente, con tanta voglia di partecipare alla cosa pubblica e disposti a sposare le teorie del regista-leader, Beppe Grillo. Regista-leader perché, pur volendo contraddire sempre e comunque l'ipotesi di un Grillo "padre padrone", non bisogna dimenticare che il comico rimane pur sempre l'unico titolare dei diritti d'uso del marchio (come si legge nel Non Statuto) e del proprio sito (forse anche giustamente), che funge da cassa di risonanza del Movimento. Non sarà forse un episodio da destare scandalo, ed anche la nomenclatura che di volta in volta viene affibiata a questo particolare può sembrare esagerata; ma è pur vero che è difficile scardinare questo teorema, ed è pertanto improprio utilizzare ancora il motto "una vale uno", in quanto c'è un "uno" che vale più di altri.

"L'uno che vale uno" entra in rotta di collisione anche quando si parla di un'alta questione spinosa. C'è chi l'ha definita "la zona d'ombra del M5S", chi la chiama "gerarchia piramidale", e chi più spesso lo etichetta come "guru". Il "nome di battesimo effettivo" è la Casaleggio Associati, o più specificamente, Gianroberto Casaleggio. La prima, è la società che gestisce il marketing del Movimento e le strategie di comunicazione, il secondo - come per sua stessa ammissione - è il cofondatore del M5S. E' proprio su questo punto che sono piovute le maggiori critiche, dove si possono annidare degli enormi conflitti d'interesse. I più maligni (non so se c'hanno azzeccato) sostengono che sia dipeso proprio da Gianroberto il niet a Tavolazzi come direttore generale del comune di Parma. Certo è che non si può nemmeno "autosantificare" il buon Casaleggio, scrivendo una lettera al Corriere della Sera, immediatamente ripresa e commentata da innumerevoli siti-giornali web; difendersi, anche mediaticamente, rimane sempre lecito, ma certo non mi fido di quella persona perchè quella persona ha detto parole al miele di sè!

Alcuni legami tra la Casaleggio e l'alta finanza rimangono, così come hanno i loro interessi a criticare all'ennesima potenza giornali cartacei e Tv: molte aziende - editoriali e non - potrebbero scegliere di affidarsi alle strategie di una società che ha squarciato i veli della politica e della comunicazione, procurandogli fatturati record. Su questa vicenda sarebbe molto utile approfondire, magari raccogliendo testimonianze e particolari da chi ha lavorato fianco a fianco con la Casaleggio. I vari De Magistris e Di Pietro, tanto per fare qualche nome, potrebbero risultare delle pedine quantomai decisive per arrivare a capire le possibili trame di Gianroberto & co. Come può essere che dopo altre testimonianze, o qualche chiarimento dello stesso Movimento (ipotesi difficile) o meglio, dello stesso Grillo (ancor più arduo) si potrebbe escludere qualsiasi condizionamento di qualsivoglia "guru". La democrazia, colei che nell'intenzione di Beppe dovrebbe "abbattere il capitalismo", non ammette pressioni-influenze dall'alto.

Parma sarà un banco di prova di inestimabile importanza, dal punto di vista politico-decisionale. La partenza è stato letteralmente col botto. "Il botto" della candidatura con conseguente bocciatura di Valentino Tavolazzi. Un attivista fatto fuori qualche tempo fa e "respinto" recentemente in modi abbastanza dittatoriali: sarebbe bastato una semplicissima votazione on-line per far decidere a tutti i cittadini su tale vicenda, ed invece, il diktat è arrivato dall'alto. La formazione della giunta si è protratta molto a lungo, ed anche dal punto di vista della comunicazione l'ente comunale parmense non sta spiccando per dote alcuna. Sono agli inizi, questo è perfettamente vero: tra qualche tempo si potrà approfondire meglio la vicenda ed evidenziare i punti critici come applaudire ai motivi di merito. Discorso che vale per Parma come per Comacchio, Mira e Sarego.

Ma sia ben chiaro che nonostante la criticità fin qui elencate, rimango un attento osservatore - per non dire simpatizzante - del Movimento perché ha portato una ventata di innovazione in tutta la società, sia civile che politica. Ha saputo raccogliere brillantemente il malconsenso trasformandolo in attività politica pura, quella fatta di raccolte firme e organizzazione di incontri dove tenere discussioni più o meno approfondite. Nei vari enti dove sono stati eletti, i candidati non hanno perso un istante a ridursi lo stipendio, lanciando forte il segnale che è possibile fare politica senza ricevere compensi faraonici. Le proposte contenute nel programma sono spesso alternative a quelle dei partiti tradizionali; abolizione delle pensioni d'oro, no secco ed incondizionato agli inceneritori, tra i primi a chiedere l'abolizione delle province e dei vari ordini professionali, cercando di contrastare concretamente la burocrazia. Per non parlare delle proposte di legge, con tanto di 350 mila firme raccolte, in cui si chiedevano di lasciare fuori i condannati dalla politica e il limite massimo di 2 legislature per ogni parlamentare.

Come ritengo infondate alcune critiche che spesso vengono rivolte al comico-leader. Sostenere che fa affari d'oro, girando l'Italia e riempiendo palchi e teatri, vendendo inoltre milioni di libri, non credo possa costituire un'accusa fondata. Se delizia le platee e i palati dei lettori è giusto che riceva adeguati compensi. Così come non ho trovato giusto il suggerimento di pubblicare i suoi compensi per motivi di trasparenza: ciò può avere senso quando si parla di cariche pubbliche come i parlamentari e ministri, governatori e sindaci, ma non per privati cittadini. Altrimenti, o tutti o nessuno. Demagogico e/o populista? Probabilmente in diverse circostanze lo è stato davvero. Ma in parte gli deriva dal "passato di comico" ed in parte da alcune questioni "estremiste" che spesso adotta, magari anche per differenziarsi da altri. A dire il vero però, non ci trovo nulla (o quasi) di male. Voterei, o sarei comunque ben disposto a seguire, un candidato-sindaco che sia sì populista, ma che effettivamente tenga fede alle proprie promesse e raccolga le mie istanze.

Ultima battuta, ma non per questo di minor importanza. Quando ascolto alcuni attivisti che rispondendo a critiche specifiche chiamano in causa i madornali errori e le gravi nefandezze degli altri partiti, non fanno altro che uniformarsi ai loro competitors politici: i partiti stessi. Sembra che manchino le argomentazioni quando si vuole "mostrare la differenza". Gli errori li commettiamo tutti, per carità, ma non per questo non se ne deve parlare. Il differenziarsi sta anche e soprattutto nel non utilizzare gli stessi metodi di queste strutture "morte". Altrimenti è normale che si venga etichettati come "partito", un po' meno che ci scappa la vostra arrabbiatura.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.205) 7 giugno 2012 23:40

    Singolare tesi la tua. Parma sarà un banco di prova! ma di che? forse che le buone amministrazioni comuniste in tante città del centro Italia sono la prova della bontà del comunismo? e lo stesso si potrebbe dire dei leghisti.

    Ma insomma quand’è che vi accorgerete che vi trovate di fronte ad un pericoloso movimento politico autoritario??

    Una forza che si oppone a tutti, TUTTI, e che mira a sostituire tutti cos’è se non un movimento fascista?

    Anche Mussolini sparava a zero contro tutti parlamentari liberali e parlamento, socialisti, comunisti, socialdemocratici, popolari, tutti corrotti, tutti da sostituire E LO FECE

     

  • Di (---.---.---.43) 10 giugno 2012 14:48

    condivido il commento precedente,
    che la democrazia rappresentativa sia in declino è un fatto, che un blog con un amministratore di rete sia una democrazia migliore non mi sembra proprio;
    "uno vale uno" non l’ha inventato grillo, è uno dei fondamenti della rivoluzione francese, la stessa che ha contribuito a mettere su la democrazia rappresentativa;
    "qualcuno vale tutti" mi sembra più appropriato per il m5s, visto che dubito fortemente che i simpatizzanti o i votanti si siano presi la briga di leggere lo statuto o che "effettivamente" usino il proprio potere decisionale nelle scelte; più che altro inveiscono, ciascuno contro il proprio "nemico immaginario" di turno.
    marco

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