
Da Nel regno di Eolo – viaggio alle Isole Eolie in 100 ore – Un diario di bordo del 1879, di Adolf Freiherr von Pereira, edito dal Centro Studi e Ricerche di storia e problemi isolani, Euro 10,00. Siamo nell’isola di Vulcano, nell’estate 1879 appunto.
«Numerose grotte, che si aprivano in queste rocce simili alle tombe etrusche della Romagna, attrassero la nostra attenzione. Non avemmo tempo di fare ricerche sulla loro età. Attualmente queste abitazioni da trogloditi sono abitate da detenuti che lavorano per conto di una compagnia inglese nelle miniere di zolfo e allume dell’isola.
Naturalmente in queste grotte non c’è nessun riguardo per la dignità umana. Esse sono lasciate proprio come la natura e il caso le hanno costruite e la loro unica comodità consiste in una panca di legno davvero misera che può servire da giaciglio, tavolo da lavoro ed altro. Ci venne un lieve brivido quando demmo un’occhiata all’interno umido della grotta ; gli orrori della nemesi terrena apparvero nel modo più orribile davanti a noi. Le grotte delle Lipari sono un degno riscontro delle colonie di pepe francesi.
Qui abitano questi infelici, che contribuiscono alle cifre delle statistiche criminali del loro Paese, in abitazioni da trogloditi ricavate dalle caverne della montagna ; i vestiti, il volto e le mani sempre coperti di un colore giallo zolfo da purgatorio, sorvegliati da carabinieri, che maledicono essi stessi il loro servizio di guardia qui, e inoltre da famigerati cani feroci che, sciolti la notte, vagano per le desolate gole dell’isola e sbranerebbero ogni coatto che dovesse cercare di abbandonare il suo esilio e di nuotare verso la costa di Lipari o di raggiungere addirittura la costa sicula. Alla compagnia inglese convengono questi lavori forzati. Essa ottiene la manodopera gratuitamente, la questione della paga qui non si presenta, lo sciopero dei lavoratori è impossibile».
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Non è certo un quadretto idilliaco quello sopra riportato, ma è l’unico momento di tensione in un racconto allegro e caratterizzato dai mille colori di un arcipelago eoliano, ormai in parte solamente nella memoria degli anziani. Di questo diario di bordo si consiglia assolutamente la lettura sotto l’ombrellone e lo sforzo per reperirlo verrà sicuramente ripagato dalla piacevolezza dell’opera.
Quanto allo stato delle carceri del tempo, certamente deplorevole, non è però molto diverso da quello attuale: non è detto che un recluso del reparto cellulari della Casa Circondariale di Messina non accetterebbe di fare a cambio con i lavori forzati nella Vulcano dell’Ottocento.
Comunque sia, di ciò, al lettore verrà la voglia di andarle a vedere, queste meravigliose Eolie! E nel modo giusto: via mare. Come l’allegra brigata guidata dal Capitano Corvay, uomo di mare palermitano e proprietario di una piccola flotta di piroscafi, formata dal gioviale e corpulento pittore viennese Ethofer, dai due dandy don Ettorino e don Carluccio, cultori del gentil sesso, dal geografo Padre Gambino, dal Cancelliere del Consolato austroungarico di Palermo, e da qualche altro ancora. Tutti insieme ad Adolf Freiherr von Pereira, in barca nel regno di Eolo.