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Buoni e cattivi

Buoni e cattivi

In una società, i buoni ed i cattivi.

Proviamo a parlarne un po’.

Incominciamo dai buoni o dai cattivi?

Proporrei dai cattivi.

All’interno di una società, la società umana, intendo, non classificherei tra i cattivi, i criminali.

Il crimine, lo sappiamo bene noi, europei, cambia d’aspetto a seconda delle leggi, dei momenti: per esempio, ammazzare, uno tra i più feroci tra i crimini, viene comunemente eseguito in guerra.

Quindi, in questa tabella, buoni e cattivi, non metterei i criminali.

Magari, li tratterò un’altra volta.

Ed allora, parliamo direttamente dei cattivi: coloro che non obbediscono alle leggi, per impulso, per bisogno.

Essi sono appesantiti dal peccato, la loro vita diventa pesante, anzi, sempre più pesante, per il senso del peccato che li accompagna.

Un senso di inferiorità li opprime; essi non riescono a seguire le leggi.

Sono soli, chiusi nelle loro case, sicuri che una persona come loro, il cielo non l’ha mai fatta.

Guardano talvolta la parete, inorriditi e scandalizzati da sé stessi.

Non esiste ”siamo peccatori”, esiste “sono un incapace”.

Soli, isolati.

Non sanno di essere il sale della terra, coloro che faranno cambiare le leggi, in modo che queste comprendano persone come loro.

Non sanno che ogni loro peccato dettato da un impulso, spingerà la società a diversificarsi dalle società precedenti.

Certo, quando il momento è propizio, il momento politico, intendo, vi sarà qualcuno che li organizzerà, che farà loro vedere il loro peccato come “angustia di leggi”, che li politicizzerà, nel senso proprio del termine, cioè che li fa diventare soggetti politici.

Il soggetto politico non è chi è informato dei giochi del potere, ma chi è il protagonista, cioè =soggetto, politico, polis= insieme di individui, cioè soggetto politico è chi fa le leggi.

Solo il cattivo, con i suoi bisogni non contemplati dalle leggi, può cambiarle.

La costrizione che lui subisce, nella sua illegalità, è l’unico indice che permette di cambiare le leggi, o che fa cambiare le leggi, anche senza permesso.

Il cattivo non ha la coscienza che le leggi non sono determinate dal cielo ed inamovibili.

Il cattivo pensa alle leggi, come ad una pietra, sospesa nel cielo, tesa a cadergli addosso.

Il cattivo non ha la nozione che le leggi sono fatte dagli uomini, per regolare una massa enorme, che si chiama società.

Il cattivo non ha la dimensione di quanti sono i cattivi del suo stesso peccato.

Questo sarà il primo passo per cambiare le leggi.

Non si può imputare al cattivo la pigrizia.

Non cambierà le leggi, non per pigrizia, ma perché altro deve avvenire.

Prima di tutto, deve riuscire a trovare il modo di parlare del suo peccato, ad altri, in modo da riconoscersi, uno tra i peccatori, e non, il peccatore.

Quindi, dovrà riunirsi, con gli altri peccatori, e da lì, cambiare le leggi.

Ma il peccatore è oppresso dal senso di inferiorità, non è capace di seguire le leggi.

Quindi, non riuscirà mai a vedere le leggi, nella loro natura, ma saranno ombre enormi, innaturali, di origine pre-nascita del mondo, che massacreranno ogni suo pensiero.

Quindi, non è per pigrizia che il cattivo non fa le leggi.

Ha bisogno del momento politico, che farà avvertire il suo malessere.

Ha bisogno di persone, che possono guardare direttamente, in faccia, le leggi, per vederne i possibili mutamenti e gli eventuali spazi.

Queste persone non devono essere coinvolti nel gioco del bene e del male, ma devono sapere esattamente cosa sono le leggi.

Questo gruppo di persone deve essere anche spinto, da questo disagio del cattivo, anzi, in questo momento, dei cattivi.

Non voglio parlare più, di questo gruppo di persone, lo riprenderò più in là.

Adesso parlerò dei buoni.

I buoni subito appaiono agli occhi dei cattivi come dei fortunati o come dei capaci.

Loro riescono a seguire le leggi.

I loro impulsi sono contemplati dalle leggi, o per lo meno controllabili.

I loro bisogni trovano spazio tra le leggi.

Così pensano i cattivi.

I buoni, effettivamente, …”non viene loro nemmeno in mente di infrangere le leggi”

Per loro, le leggi sono eterne, immutabili, come per il cattivo.

Si adoperano, molto, per seguirle: sanno quanto tormenta l’anima l’infrangere le leggi.

Sono disposti a rinunciare a parte del loro spazio, o anche del loro avere, per non infrangere le leggi.

Sanno che esse governano una vastissima moltitudine di persone, inconoscibile da loro; così come è inconoscibile da loro la portata di una legge.

Quindi le seguono, e la serenità delle loro case testimonia la loro consapevolezza, che, al di là delle loro conoscenze, vi è una moltitudine, cui sono dirette le leggi, che, anche loro seguono.

I bisogni del buono, contemplano, sempre, la moltitudine, di cui loro stessi fanno parte.

Il buono è consapevole che l’armonia che regna tra le moltitudini, governa, domina, e fa dipendere la sua vita.

Tale consapevolezza giova alla serenità della sua casa.

Ed ora passiamo al gruppo di persone, che, della cattiveria dei cattivi, ne faranno il seme di futuri leggi.

Avrete notato che sia i buoni, che i cattivi hanno una visione delle leggi, come eterne ed inamovibili.

Quasi vengono dal cielo, sia per i buoni, che per i cattivi.

Il gruppo di persone, di cui sto parlando ora, ha una visione completamente diversa delle leggi.

Esse sono fatte da uomini, e devono essere cambiate, secondo i tempi, si dice, una volta modificate, o per accogliere i cattivi, quando si incomincia a pensare ad un loro cambiamento.

Quindi, questo gruppo di persone, si staglia dai buoni e dai cattivi, per la loro visione delle leggi.

Come avrete notato, abbiamo parlato fino ad adesso, o anzi, ho parlato fino ad adesso, dell’anima dei buoni e dei cattivi, di cose che si muovono nel profondo, determinando sensazioni e decisioni.

Nel gruppo di persone, che adesso stiamo esaminando, nella loro anima, non vi è la visione delle leggi, ma piuttosto di una umanità, le cui leggi devono rispecchiarne i bisogni e gli impulsi.

Forse, voi volete da me, un nome, per questo gruppo di persone.

Alla visione statica degli uni, siano essi i buoni ed i cattivi, si affianca la visione dinamica degli altri, dove la società e le leggi vanno cambiate, a seconda dei bisogni dell’individuo.

Noteremo, come nel corso degli anni e dei secoli, le società e le leggi sono cambiate, per comprendere in esse, sempre il maggior numero di individui.

Potremmo allora definire quelle persone, che dalla cattiveria fanno nascere nuove leggi, come il tempo, la dinamizzazione della società.

Ricordiamo che, guardando nei libri di fisica, il tempo viene descritto come una successione di stati d’animo.

Il tempo, non è come lo spazio, un’entità fisica: vedo gli alberi, le montagne, sono lo spazio.

Lo spazio lo posso vedere, ma il tempo no, a meno che, non costruisca, come Hodghing, una entità, chiamata spazio –tempo, dove i cambiamenti dello spazio,occorsi nel tempo, più alberi in un terreno, e così via, mi fanno vedere il tempo, cioè me ne rendono solo cosciente.

Per cui, questo tempo, che io non vedo mai, e che ha consentito ai servi della gleba di scomparire, posso io vederlo, nell’anima di chi vede, nei buoni e nei cattivi , la domanda di un cambiamento delle leggi, tale da comprendere anche i cattivi.

E visto che nell’anima siamo, ed il tutto non è preciso se vogliamo vederla con gli occhi materiali, ma dove invece tutto è ben delineato, se vogliamo vederla, ebbene possiamo pensare che il tempo, queste persone di cui parlavamo, permetterà che le leggi diventino sempre così profonde, da comprendere anche la criminalità.

Dolce fantasia, eh?

Chi lo sa?!

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