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Bullismo: l’Arancia è esplosa

Ha più di 40 anni ma non li dimostra, il film Arancia Meccanica del geniale regista Stanley Kubrick. Uscito nelle sale inglesi nel lontano 1971, e tratto dall'omonimo romanzo “A Clockwork Orange” di Anthony Burgess, questo capolavoro rappresenta un'allegoria sulla violenza di un ipotetico mondo futuro come l'aveva immaginato il maestro del cinema americano.

In un domani indefinito, una banda criminale composta da quattro ragazzi semina il panico in una metropoli compiendo atti di violenza fine a se stessa. Il protagonista, insieme ai suoi amici passa le giornate, spesso sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, massacrando barboni, irrompendo nelle abitazioni di notte, uccidendo donne dopo averle stuprate e seviziate, praticando “l’amata ultraviolenza” fine a se stessa, come godimento esclusivamente personale.

Ancora oggi questo cult-movie fa discutere di sé, e sono sempre maggiori le opinioni di critici e giornalisti che ritengono che con esso, il genio di Kubrick abbia anticipato certe problematiche del ventunesimo secolo. Se nel ‘900 il fenomeno della violenza veniva portato avanti in nome dell'ideologia, oggi Arancia Meccanica sembra essere lo specchio della società odierna: stupri, droga, prepotenze e delitti solo per il gusto di compierli. Per citare le parole del giornalista Gianni Riotta, possiamo definire quella mostrata nel film “una violenza basata sul nichilismo: non ho nessuna idea e quindi ti ammazzo”.

La banda della pellicola perpetra quelle brutalità come se fossero il più normale dei passatempi, ed è proprio così che quel genere di violenza, descritta nel film tanti anni fa, sembra essere figlia dei tempi che stiamo vivendo. Lo stesso titolo “Arancia Meccanica” è ormai diventato un cliché utilizzato dai media per indicare le rapine nelle ville, pestaggi, maltrattamenti e soprusi su persone inermi. Spesso le cronache ci raccontano che tali efferatezze vengono compiute da bande di minorenni, che esercitano queste pratiche con ferocia e cinismo. La violenza senza motivo sembra essere lo sport preferito da una parte di giovanissimi dei nostri giorni. Un altro neologismo, molto usato oggi dai media, è la parola “bullismo” indicativa di un fenomeno che 40 anni fa non esisteva: viene presa di mira una persona senza motivo con angherie, pressioni psicologiche e violenze fisiche che talvolta portano le vittime predestinate alla depressione o, nei casi estremi, al suicidio.

Da alcune statistiche che emergono da internet, risulta che il 50% dei ragazzini coinvolti nelle ricerche, si dichiara responsabile di atti di prevaricazione ripetuta verso uno stesso individuo che si prolunga nel tempo, solo per divertimento o noia. Per quanto Kubrick sia stato profetico, non aveva previsto che gli autori delle violenze esibissero le prove dei loro reati come vanto personale, qualcosa da mostrare con orgoglio davanti agli amici. Infatti, spesso e volentieri questi adolescenti deliranti postano foto e frasi delle loro violenze sui vari social network, fregandosene del fatto che la polizia possa rintracciarli ancor più facilmente. Questo ci dà la prova del peso che danno alle azioni che compiono.

 

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