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Brescia: pubblicità regresso e tipe da marciapiede

Apprendo da un blog l’esistenza di una campagna del comune di Brescia che intende sollecitare i cittadini ad avere più decoro e dunque di non lasciare rifiuti in giro per le strade. Questa campagna è stata realizzata da Propaganda3 e si chiama Brescia sei tu.

Si tratta di affissioni che saranno presenti in ogni via della città e che condividendo le parole del blog che ne ha parlato le ho trovate anche io di pessimo gusto.

Abbiamo sempre parlato di quegli spot che accostano il prodotto commerciale al corpo femminile e ne abbiamo pure realizzato un film di circa mezzora. Le donne vendono, vendi le donne ha analizzato come la maggior parte degli spot televisivi e delle affissioni utilizzino immagini o parole che suggeriscono il paragone tra la donna e il prodotto venduto. Numerosi comuni si sono impegnati per contrastare questo degrado ma mi chiedo come mai altrettanti comuni consentono di realizzare pubblicità che anche se non presentano culi e tette in vista sono altrettanto lesive all’immagine femminile?

Parlo di queste immagini:

nnn

Tutte e sei le affissioni evocano stereotipi di genere più o meno pesanti (e anche lesivi) che però in contesto come il nostro suscitano ilarità.

Prima di tutto in molte di queste affissioni c’è l’associazione con la donna e la spazzatura cosa che trovo di cattivo gusto perché veicola misoginia e forte disprezzo verso le donne. Tra gli stereotipi di genere ci sono quelli della “tipa appiccicosa” e di quella che non vuole essere lasciata da sola al parco o in mezzo alla strada, evocando quell’idea paternalista che vorrebbe i luoghi pubblici seriamente pericolosi per una donna, anche se si va a fare una corsetta al parco (quindi chi è andata da sola sarebbe una sconsiderata?).

Questo manifesto veicola dunque lo stereotipo della donna debole, costantemente esposta a pericoli, vittima per il fatto di essere donna e perciò in quanto tale ha bisogno di una presenza maschile che la protegga e che la controlli. Con buona pace della cronaca quotidiana che ogni giorno ci informa come i luoghi più rischiosi per una donna siano prevalentemente quelli domestici e come quella mano che spesso viene evocata come protettiva (il fidanzato, marito, compagno, amico, amante) è spesso colui che ci stupra, che ci picchia e che ci uccide.

Ma meglio veicolare l’idea che le donne devono stare lontane dagli spazi pubblici per scongiurare il rischio che perdano di vista il loro ruolo di mogli e madri sottomesse, sante e recluse (e se disattendono la regola e vengono violentate è colpa loro), deboli, lontane dai territori pubblici che appartengono maschi alpha e dove le donne che li abitano sono costantemente viste come oggetto di tentazione quindi stuprabili o puttane.

Ora si spiega l’odio verso le tipe da marciapiede evocato dalla più simpatica affissione che una presunta boccuccia pulita di un’altrettanta pulita donna esclama: “NON SONO UNA TIPA DA MARCIAPIEDE”. In primo luogo c’è la cacca, dunque il paragone tra la prostituta e una merda. Si avete visto bene. Se sei una puttana fai schifo come una merda fresca lasciata da un cane sul ciglio-strada. Poco importa anche se le prostitute sono spesso donne che hanno subito violenza, donne che lavorano sotto coercizione e sfruttamento.

Questa campagna riassume la mentalità di un paese dove il disprezzo e il pregiudizio verso le prostitute è duro a morire. Le donne si dividono in sante e puttane e le seconde non fanno nemmeno parte della parte della comunità bresciana che ha lanciato la campagna ed è triste che sia proprio un’istituzione ad utilizzare e condividere tali pensieri stereotipati e figli di una cultura patriarcale, madre di tutte le violenze di genere.

Ma del resto non c’è da stupirsi più di tanto visto che per mano dei comuni fioriscono imperterrite ordinanze per il decoro nate appositamente per perseguitare le lavoratrici del sesso, colpevoli di deturpare il decoro urbano. Donne relegate nelle zone più buie della città, invitate a vestirsi di più e poco importa se ogni tanto ne muore una. Si parla di femminicidio solo quando coinvolge mamme di famiglia.

I pregiudizi sulle prostitute sono causa della violenza che ancora oggi si riversa su di loro. Stupri, rapine, femminicidio. Il rischio di subire violenza e discriminazione se ti prostituisci è doppio perché ti si riversa in quanto donna e in quanto prostituta.

Sei donna, dunque sei merda, ma se sei prostituta vali ancora meno. E’ un messaggio che fa veramente male ma che è parte di un contesto dove la violenza sulle donne è all’ordine del giorno proprio a causa di una cultura socialmente condivisa dove le donne sono considerate esseri inferiori.

Qui è la donna a scongiurare di essere una tipa da strada e lo fa con accento pregiudiziale che sottolinea lo scarso valore dato alle donne che cambiano spesso partner ma soprattutto alla condizione di prostituta.

Le prostitute sfruttate vanno tutelate e chi sceglie di fare la prostituta dovrebbe avere gli stessi diritti di tutti i lavoratori e considerata a tutti gli effetti una lavoratrice e una donna onesta. E uno Stato che parla di uguaglianza dei cittadini come mai permette che una parte di essi vengano considerati merda al sole?

L’Italia è uno dei paesi col numero più alto di uomini che si rivolgono alle prostitute per avere prestazioni sessuali. Eppure qui le prostitute vivono in una condizione disumana. Dimenticate come cittadine, scarsamente tutelate e vittime di pregiudizi.

Sono tante le retoriche sulla riapertura delle case chiuse ma non si sente mai la voce delle prostitute. Le prostitute non hanno voce. Al posto loro parlano gli uomini. Uomini che parlano al posto delle donne e che parlano di questioni che riguardano donne. C’è da stupirsi? No, lo hanno sempre fatto per millenni! Questi qua si pronunciano su tali questioni per tutelare i loro interessi, ossia di chi vorrebbe continuare a comprare all’insaputa della moglie oppure di chi vuole sfruttare per tornaconto personale: lo Stato magnaccia.

Ed è la Lega Nord e altre forze politiche che vedendo come il mercato della prostituzione sia fruttuoso vorrebbero abrogare la legge Merlin e riaprire le case chiuse. Tutto ciò senza lavorare su una cultura che abbatta i pregiudizi contro le prostitute e senza prendere atto della condizione di sfruttamento che vivono le donne che lavorano nei bordelli nei paesi dove la prostituzione è regolamentata. Un po’ come le leggi sulle quote rosa senza lavorare sulle discriminazioni che subiscono le donne nelle istituzioni e nei luoghi privati, cioè nel contesto sociale. Anzi no, ancora peggio. 

Case chiuse significa eliminare le donne dai marciapiedi, perché si sa non è bello essere tipe da marciapiede, meglio esercitare in una condizione di clandestinità, continuando la propria esistenza in un contesto pieno di pregiudizi duri a morire. Anzi di più, permettendo che questi pregiudizi siano sempre più profondi.

Un bel traguardo che ci riporterà ai tempi in cui le donne si dividevano in sante e puttane, e che ci riporterà in una condizione antecedente alla “rivoluzione sessuale” sempre che ce ne sia stata alcuna in Italia visto il fiorire di pubblicità che richiamano alla purezza femminile come quella dell’olio Bertolli dove le vergini sono tre:

 

Perché in principio devi essere:

extravergine come l’olio,

da sposare,

bella;

cuoca;

giovane;

sexy;

replicabile;

bianca e bionda;

magra e perennemente a dieta…

Bene che si sollecitino i cittadini ad essere civili e non sporcare le città ma molto grave che si sollecitino ad assumere comportamenti discriminatori e abominevoli.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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