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Bologna: l’azione di Blu è (ancora) politica

Blu ha cancellato tutti i suoi muri a Bologna. L'azione è stata una risposta alla mostra che il Genius Bononiae inaugurerà questa settimana, “Street Art, Banksy & Co". Al centro del dibattito lo "strappo" di alcuni pezzi di muro (ancora non si sa bene quanti e quali) di Blu ed Ericailcane senza il consenso degli autori. 

 
Non sto a ricostruire tutto il dibatitto: qui trovate un sunto e anche la precedente reazione di Ericailcane
 
La questione va ben oltre gli "strappi" e va molto oltre Bologna: parla di politica, di proprietà e di arte. 
 
In tantissimi, come tutti avrete letto, stanno criticando aspramente questa azione. Blu è stato definito "volubile", "egoista", "un padrone"... perché si sarebbe riappropriato di una cosa che, nella visione di molti, è un patrimonio collettivo della città. In questa ottica avrebbe quindi "punito" Bologna per una cosa della quale i cittadini non hanno colpa. Mi è anche capitato di leggere nei commenti su Faebook e Twitter che l'azione "sa di rappresaglia". 
 
Perché? Perché il lavoro di Blu, e di altri come lui, sono percepiti e concepiti in una maniera che non appartiene al percorso e alla visione di chi queste opere compie. Il questa ottica Blu viene letto e fruito come un "abbellimento, "intrattenimento", un "patrimonio comune che rende la città più bella" e/o come un' "opera pubblica". Quindi è conseguente lo sdegno per un gesto "volubile" che priva la collettività di un patrimonio comune. 
 
Le categorie di lettura qui sopra sono vere se le leggiamo come conseguenza (ovvero percezione) di questa arte, ma non sono vere se ne cerchiamo lo scopo. Pensare che il lavoro di Blu possa rientrare in questi schemi lo priva del suo primo significato: la politica. 
 
Intanto: le opere sui muri di Bologna sono sì un regalo che Blu ha fatto alla città ma sono, in quasi tutti i casi, nate nella contestazione o a sostegno di realtà antagoniste. 
 
Non solo tutto il suo lavoro nasce in questo contesto, non solo si è schierato e ha lavorato a Bologna, come a Roma, come a Niscemi o in Val di Susa in contesti antagonisti, ma ha sempre veicolato un messaggio molto chiaro e di opposizione al potere costituito.
 
Il disegno e la pittura, in questo caso, sono funzionali a un messaggio, non il contrario. 
 
L'azione collettiva realizzata la settimana scorsa a Bologna - e che si è conclusa sabato 12 marzo all'Ex Mercato 24 - va letta in questo modo: un atto che sì risponde alla mostra che si terrà a Palazzo Pepoli, ma che riafferma, in maniera potente, ma anche violenta e radicale, una visione del mondo e della lotta. 
 
Non solo il grigio dei muri di Bologna rimette in discussione il significato di arte, ma afferma un principio politico senza il quale i lavori di Blu non hanno significato. Bologna ci perde: è un peccato e un dolore. Ma questa perdita è secondaria rispetto ad una presa di posizione politica.
 
Se vi piacciono i disegni di Blu e vi indignate per il suo "egoismo" dovreste chiedervi cosa vi piace e perché. Di disegni belli e di pittori geniali è pieno, per fortuna il mondo. E spesso stanno nei musei e ne possiamo fruire facilmente, gratuitamente o pagando un biglietto. 
 
Di persone che fanno scelte radicali e che vogliono e vivono un mondo diverso ce ne sono meno. E stanno, molto spesso, in strada. Non è obbligatorio che piaccia, non è obbligatorio condividerne le scelte. Anzi, le si possono contestare, le si possono temere, si possono detestare addirittura.
Credo invece che sia importante, per tutti, riconoscerle come tali. 
 
Foto: f_barca/instagram
 
 
 

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