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Biotestamento: solo Dio può permettersi certe libertà?

Dopo il decreto Englaro, arriva una nuova clamorosa sentenza che riaccenderà il dibattito, da tempo caduto nel vuoto, che legittima il biotestamento e la libertà di scegliere il fine vita.

La sentenza emessa dal Tribunale di Firenze riaccende l’infinita discussione sul biotestamento e l'eutanasia. Un settantenne fiorentino, che battaglia da lungo tempo sulla questione, ricorre ai giudici per ottenere il diritto di nominare un amministratore di sostegno autorizzato, nel caso in cui perdesse la facoltà di decidere della sua vita coscientemente. Il decreto è favorevole alla scelta di un tutore legale che faccia valere le prestabilite volontà del malato, in base all’articolo 408 del codice civile:

La scelta dell'amministratore di sostegno avviene con esclusivo riguardo alla cura ed agli interessi della persona del beneficiario. L'amministratore di sostegno può essere designato dallo stesso interessato, in previsione della propria eventuale futura incapacità, mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata. In mancanza, ovvero in presenza di gravi motivi, il giudice tutelare può designare con decreto motivato un amministratore di sostegno diverso.

I magistrati stabiliscono, inoltre, l’uso di oppiacei per lenire i dolori, anche nel caso che accorcino la vita. E mi sembra anche giusto, visto che i malati teminali, ad esempio, sono condannati a decesso sicuro. Una vittoria clamorosa per tutti i cittadini che reclamano il sacrosanto diritto di decidere come morire e/o in che misura soffrire. Ma è ancora presto per dire che è fatta. Siamo solo all’inizio. Gli ostracismi catto-antidemocratici non tarderanno a farsi avanti.

Intanto piovono polemiche e consensi sullo spericolato decreto che si aggiunge a quello ben più travagliato e tutt’oggi discusso sul caso Englaro. Ignazio Marino rileva la velocità e la facilità con cui si può risolvere la spinosa legge sul testamento biologico (continuamente rimandata dal 2009 perché in Parlamento abbiamo altro a cui pensare) che sarà discussa a Montecitorio nel prossimo febbraio. La Chiesa non si smentisce mai: riduce un nodo cruciale che investe la salute del cittadino italiano, a una mera strumentalizzazione politica. In verità è l'intento di mantenere il controllo sulle coscienze attraverso l'accanimento alla vita, anche quando questa è irrimediabilmente compromessa.

Leggendo il decreto della Corte d’appello di Milano, che ha autorizzato la sospensione dell’alimentazione forzata di Eluana, in stato vegetativo permanente, si evince chiaramente che quella ragazza non avrebbe mai recuperato una coscienza, perché la corteccia cerebrale era ormai compromessa definitivamente in modo degenerante. Irreparabilmente lesa. Un corpo senz’anima, giaceva inerme ormai da 17 anni. Condannato a vegetare chissà ancora per quanto tempo. Ma noi non siamo ortaggi, bensì persone, e senza coscienza non lo siamo più. Ma qual era il destino di Eluana? Non era forse morire quel fatidico giorno? Se non ci fosse stato l’artifizio umano, sarebbe deceduta. Per incidente fatale, naturalmente consegnata nelle mani di Signora Morte.

Dunque la medicina, in certi casi, va contro natura perché impedisce il naturale corso di una morte altrimenti inevitabile? Si è mai fatta questa domanda, la Chiesa, che continua a considerare peccato usare il contraccettivo perché blocca la naturale e imprevedibile creazione? E se la fecondazione artificiale è contro natura, non lo è anche tenere in vita artificialmente? Perché, sia chiaro, senza sondino Eluana è spirata. Quindi sopravviveva solo grazie ad un controvolere divino. Strano che i cattolici siano contrari all’eutanasia, ma non si oppongano alla condanna a vita di un essere che il "Padreterno" invece ha deciso di estirpare, a quella stessa vita.

Ma è ormai risaputo: solo "Dio" può permettersi certe libertà.

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