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 Home page > Tribuna Libera > Bersani teme l’antipolitica di Grillo

Bersani teme l’antipolitica di Grillo

Il segretario del PD dice basta al’antipolitica perché l’antipolitica ci distruggerà tutti.

La cosa più evidente è che il primo partito italiano (almeno nei sondaggi) teme una pattuglia di grillini che sostengono cose politicamente corrette, tipo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e all’editoria, il limite di due legislature e poi la ineleggibilità, l’esclusione dal Parlamento dei condannati, che in tutta evidenza sono regole che non costano niente e vogliono ridare credibilità alla politica, quindi l’etichetta di antipolitica per Grillo è una calunnia studiata a tavolino.

Al coro contro "l’antipolitica" si è aggiunto inaspettatamente anche il vetero catto-comunista Vendola, che ormai fa parte integrante di quella casta che sarebbe spazzata via dalle regole di salute pubblica che porterebbero aria nuova in un ambiente pieno di ladri, corrotti, corruttori, mafiosi, in conflitto di interesse, ignoranti, incapaci, nominati dalle segreterie dei partiti e quindi non legittimati dal voto.

Bersani teme più degli altri perché ha la faccia di bronzo di definirsi di sinistra, imbrogliando gli elettori, mentre sostiene un governo anti-popolare, sostenuto da Berlusconi, che fa macelleria sociale e non tocca le classi dominanti, rivelandosi il segretario di un partito centrista con dentro un po’ di tutto, estremamente simile alla vecchia Democrazia Cristiana, al punto che sarebbe più giusto leggere il PD come “Partito democristiano”.

Il segretario del PD è terrorizzato perché sa bene che il discredito calato su tutta la attuale classe politica è profondissimo, e teme che una campagna elettorale in cui si parlasse di fine del finanziamento pubblico ai partiti e della ineleggibilità (retroattiva) di chi ha fatto due legislature, potrebbe coagulare una percentuale di elettori a due cifre, smuovere coloro che avevano deciso di astenersi e celebrare così il funerale della vecchia politica.

Siamo in una fase molto critica. Al discredito della politica si somma una crisi del neo-liberismo e del capitalismo che se ne frega dei lavoratori italiani e delocalizza all’estero (ultima la Stock 84 che da Trieste va nella repubblica Ceca), le banche non danno più crediti all’economia e in questo contesto parlare, come fanno i professori bocconiani, di “crescita” è un cinico inganno.

Bisogna voltare pagina e la prima cosa da fare è quella di sbarazzarsi di tutto quel personale politico che ci ha messo in questa situazione e una volta fatta pulizia qualche cambiamento sarà possibile.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.250) 17 aprile 2012 13:58

    vi distrugerà a voi e ridarà dignità agli italiani

     

  • Di (---.---.---.102) 17 aprile 2012 20:05

    Day after >
    A temere l’antipolitica di Grillo dovrebbero essere gli italiani.
    Se vince certa antipolitica non saranno i "grilloniani" a governare il paese, ma qualche "potere forte" che prometterà ordine, pulizia e disciplina per dare "sicurezza".
    Nel paese del Barbiere e il Lupo si fanno cose davvero singolari ...
     

  • Di (---.---.---.109) 17 aprile 2012 20:31

    Questa parola "antipolitica" usata a proposito e a sproposito rischia di diventare fuorviante. Sarebbe molto più semplice dire che gli italiani, in larga misura, odiano i politici, che sempre sin dall’unità nazionale, sono staiti una casta separata, con poteri e privilegi. Se la sinistra riuscisse a capire questo e a sganciarsi da questa casta probabilmente si potrebbe imboccare una strada nuova, ponendo fine ad un incredibile copione che ad ogni crisi di sistema (dopo la prima guerra mondiale, dopo la seconda, dopo il crollo della DC, e adesso con il crollo del berlusconismo) si ripete con monotona regolarità: la sinistra sembra vicina alla conquista del potere, ma viene sempre sonoramente sconfitta.

  • Di paolo (---.---.---.38) 18 aprile 2012 09:35

    Ma perché non prendere atto di una verità banale : Gli italiani non sono un popolo di sinistra .

    Sembra paradossale dal momento che il PCI è stato il partito comunista più forte dell’Occidente ,ma la realtà è questa . La maggioranza degli italiani vuole essere governata da governi di centro destra o alla peggio di centro sinistra ,però guidato da un centrista (Prodi),non ci sono santi che tengono. Al dunque sono pronti ad affidarsi al Berlusconi di turno piuttosto che mettersi nelle mani di un "comunista" . I dirigenti del PCI ,vedi D’Alema , a suo tempo lo capirono e , dopo lo sfacelo della DC ,cominciarono ad imbarcare democristiani ,dandosi delle spennellate centriste prima come PDS , poi DS e ora PD .Quindi concordo con xxx.109. , ma non è un problema di casta è un problema socio -culturale ;storicamente la destra ha sempre garantito quel "liberismo " economico che tollera ,se non incentiva, fenomeni come la mafia (intesa come organizzazioni malavitose) ,la Chiesa ,le caste ,le lobby ,l’evasione fiscale sistemica di larghi strati della popolazione , le raccomandazioni, la corruzione delle istituzioni e via dicendo .... Silvio Berlusconi ne è stato un prototipo .

    Quindi SEL e M5S di Grillo rappresentano la patologia di una sinistra incompiuta che si è prostituita al mercato e alle regole neoliberiste . Ergo gli italiani , al dunque ,si buttano sul centro destra che offre maggiori garanzie di continuità nel senso che ho sopra esposto.
    Lo dimostra la Lega ,era partita come costola della sinistra e ha fatto un salto di qualità nei consensi quando ha cominciato a comportarsi come una destra (anche xenofoba).

  • Di (---.---.---.11) 18 aprile 2012 20:20

    Egregio Paolo, dire che la sinistra - in tutte le sue forme, partiti, e quant’altro - dal 1861 in poi mai ha potuto governare il paese perché gli italiani sono un popolo di destra è una cosa che fa torto alla tua intelligenza.

    Perché questo è avvenuto nei 150 anni di unità è materia sulla quale solo Massimo Salvadori ha provato molto timidamente a rispondere oltre che a porre la questione, alcuni anni fa.

    In ogni caso gradirei che tu ti leggessi un articolo da me pubblicato su agoravox nel mese di marzo dal titolo "Questioni irrisolte della politica italiana nei 150 anni di unità" a firma Ugo Di Girolamo, oppure puoi trovarlo sul sito "mafiepolitica.blogsopt.it". Ti sarei grato se potessi avere la tua opinione.

  • Di paolo (---.---.---.74) 19 aprile 2012 15:31

    Caro xxx.11,ho accolto il tuo invito e mi sono andato a leggere l’articolo di Ugo Di Girolamo che tu mi hai citato .L’ho trovato una analisi lucida e cronologicamente impeccabile ,di una evoluzione storico politica della società italiana fino ai nostri giorni ,intrisa di tutte le storture ,corruzione , clientelismo ,rapporti con le mafie ,divario socialeNord/Sud ed esclusione dal governo dei partiti che di volta in volta hanno rappresentato i ceti popolari ..(il riferimento alla sinistra è implicito)............... Una condicio ad excludendum di cui nessuno ha saputo dare una spiegazione (cita anche Veltroni) .
    Però al punto C) conviene che anche il PCI ,dove poté ,non si comportò molto diversamente .
    Il mio parere è che se si affronta il problema dal lato delle cause che lo hanno generato , non si può che condividere ,purtroppo però l’orientamento politico degli italiani è in funzione degli effetti prodotti ,ossia di quello che in Italia è diventato un modello socio -culturale .

    Perché delle due una ,o i partiti di sinistra hanno fallito la loro "mission " e non hanno fatto sufficente presa sulla popolazione ,oppure non si sono dimostrati veri partiti di sinistra senza essere massimalisti ,che è quello che sottolineavo nel mio commento precedente .

    Ti faccio una considerazione ,io sono toscano ,dovessi giudicare sulla mia realtà regionale ,non avrei dubbi nel dire che i toscani sono di sinistra (ammesso che abbia ancora un senso questa affermazione) , ma l’Unità d’IItalia(lo dice anche Di Girolamo)ha messo insieme un mix di realtà culturali ed economiche molto diverse , e al voto nazionale non vanno solo i toscani o gli emiliani romagnoli ,ci va tutto il paese .

    Quando il PCI era in vantaggio e sembrava che potesse farcela (l’anno del sorpasso di berlinguer), un mio amico democristiano mi diceva : aspetta ,il voto del Sud arriva sempre in ritardo ma vedrai che rimangono al palo.Aveva ragione.
    Ma non era solo il Sud ,pure la Lombardia e il Veneto legate al capitale e al potere della Chiesa non si comportavano molto diversamente .

    Quindi analizzato un punto di vista degli effetti ,la maggioranza degli italiani non è di sinistra o non vuole la sinistra al governo del paese.
    E la crisi della classe operaia nella società è oggi ancora più evidente ,grazie ad una Globocrazia che si fonda non sul lavoro ,ma sul capitale finanziario.
    ciao

  • Di (---.---.---.89) 19 aprile 2012 17:49

    "L’orientamento politico degli italiani è in funzione degli effetti " ... prodotti da clientelismo, corruzione, voto di scambio. Prova un po a guardare la storia contemporanea dei siciliani e dimmi cosa sono loro di destra o di sinistra? nell’ottocento si sono ribellati - in massa - ben 4 volte, nel ’20, nel ’48, nel ’60 e nel 92/94. Sono stati sempre domati non dai padroni siciliani, ma dai napoletani prima e dai piemontesi poi. Nella primavera del 1947, alle prime elezioni regionali, diedero la maggioranza alla sinistra (PCI,PSI), poi venne la sconfitta del 48, l’accordo DC mafia e i siciliani che avevano condotto un dopoguerra di lotte per la terra, furono alla fine domati.Un fiume di soldi, dati con la scusa della regione autonoma, ha corrotto fasce sempre più ampie di siciliani fino ad arrivare al 60 a zero di Berlusconi.

    Ma quando mai la sinistra ha fatto una battaglia vera (non a chiacchiere) contro il clientelismo, e la corruzione?? ma vedi anche adesso quello che sta accadendo con la cosiddetta legge anticorruzione. Quand’è che PCI e PSI hanno promosso la difesa concreta della meritocrazia? Ma vogliamo discutere delle proposte del PCI per il Mezzogiorno? erano semplicemente ridicole. E quand’è che il PCI ha mai avuto una proposta di lotta per eliminare le mafie?

    Egregio se la sinistra non ha mai avuto delle proposte di governo atte a correggere quei limiti che ci portiamo dietro dall’unità e in primo luogo la separazione tra i cittadini e il proprio Stato perché poi meravigliarsi quando all’ennesima crisi di regime la sinistra risulta coinvolta nel giudizio negativo e spopola l’antipolitica?

    Ma dove mai si è visto in Europa occidentale che alla crisi delle maggioranze non subentrano al governo le opposizioni, ma queste sono accomunate nel discretito generale verso il vecchio regime e subentrano al potere le stesse forze politiche con altri nomi!!!???

    Ricordo che negli anni settanta il gruppo dirigente del PCI trattava con dispetto e sarcasmo i dirigenti del partito comunista portoghese perché questi sostenevano di aver perso le elezioni perché gli elettori non avevano capito la loro proposta politica.

    Non insistere con questa storia degli italiani di destra, non esistono popoli di destra e popoli di sinistra. La responsabilità è nei gruppi dirigenti delle organizzazioni di sinistra, che in Italia hanno sempre oscillato tra due estremi: un radicalismo inconcludente oppure una partecipazione al consiglio di amministrazione come soci di minoranza. Se ti guardi bene la storia del PCI e del PSI ci trovi tutte e due le posizioni a seconda delle epoche politiche.

    L’antipolitica non è un fungo velenoso che spunta all’improvviso nella storia d’Italia nel secondo dopoguerra,poi scompare per riapparire nel 93 e di nuovo oggi. L’antipolitica è una costante della nostra storia che ha origine nella mancata partecipazione delle masse contadine e operaie al processo di unità nazionale e di affermazione della borghesia al potere: Fare una bellissima Costituzione nel 1948 per poi tenersi per se (il ceto politico) la gestione dei diritti costituzionali non cancella la separatezza tra cittadini e Stato.

    Il non capire queste cose (è più comodo fare una carriera alla Bertinotti) condannerà Bersani a fare la stessa fine dei suoi illustri predecessori: Occhetto, Togliatti, Gramsci e Bordiga.

     

  • Di paolo (---.---.---.58) 19 aprile 2012 21:05

    Guarda xxx.89 che stiamo dicendo le stesse cose .Forse non sono stato chiaro .

    E’ vero i popoli non sono di destra o di sinistra , ma le loro scelte maggioritarie lo sono eccome .
    Il fallimento della sinistra è un dato di fatto ,al punto che i "comunisti massimalisti " oggi sono forza extraparlamentare e il PD si è imbastardito . Già Craxi aveva fatto uno strappo con gli ideali di sinistra . Gli italiani sono di "destra " (stereotipo di cui non si sente più il bisogno) perché le loro scelte politiche sono di destra e tendono a conservare i privilegi , perché è mancata una vera proposta di sinistra con una deriva culturale verso il clientelismo ,la mafiosità ,il clericalismo di maniera ,insomma i disvalori che Silvio Berlusconi ha elevato a modello sociale . Con il governo D’Alema e la sua tristissima bicamerale Silvio ha moltiplicato per 10 le sue risorse . Bersani procede sulla stessa falsariga vuoi per suoi limiti politici evidenti e vuoi perché l’ago della bussola del PD punta sul centro cattolico-moderato (leggi ex democristiani).

    In questa situazione è ovvio che trovino spazio i populisti alla Grillo .I vuoti vengono riempiti.
    Io spero che si sia arrivati al punto di rottura ,al limite di sopportazione per cui la massa cominci a diventare popolo cosciente .
    Inciso : I siciliani non sono né di destra né di sinistra ,sono autonomisti ,purtroppo però i fatti ci dicono che sono stati e sono un baluardo della destra italiana . Sarà mica un caso che tutti i fedelissimi di Silvio sono siciliani?

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