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Berlusconi risale a bordo e i suoi tornano a far quadrato attorno al capo

E’ bastato far risuonare la voce della sirena Berlusconi tra le onde del Mediterraneo affinché gli Ulisse del centro-destra si risvegliassero dai torpori dell’estate, dando inizio alla campagna elettorale. Domenica scorsa il Cavaliere si è imbaracato sulla transatlantico MSC “divina” - mai nome fu più azzeccato per lo statista che si autodefinì l’unto del Signore - per incontrare i lettori del Giornale di famiglia, e sollecitato dal direttore più cattivo del panorama italiano, che per l’occasione aveva trangugiato dosi massicce di camomilla, nemmeno fosse Asterix alle prese con la sua pozione magica, ha enunciato la propria visione dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero. E così tra un “dove ci eravamo lasciati”, e la storia vera del Cucù alla Merkel, passando per i miracoli che si potrebbero compiere (e soprattutto promettere) dal ponte della “Divina” che diventava un po’ Concordia ed un po’ Titanic, il Silvio risalito a bordo (cazzo!) ha sciorinato, ad un Sallusti - che più di far domande prendeva appunti - idee, impressioni e qualche critica. Grillo è solo un comico, Renzi è dei nostri, l’Europa va cambiata, la sinistra è sempre la stessa, l’IMU andrebbe abolita. Novità? Poche. Si è trattato del solito piano bar della politica, buono a riempire due pagine del giornale di Feltri e poco altro.

Gli unici che ancora ci credono veramente infatti oltre ai lettori di Libero e quelli “fortunatissimi” del Giornale, sono un gruppo sparuto di italiani ed i parlamentari del Popolo della Libertà.

Sollecitati dal sonar della “Divina” che si muoveva sulla rotta Venezia-Bari infatti i generali del Pdl su cui la parola di Berlusconi sortisce lo stesso effetto del Corno di Boromir nel Signore degli Anelli, sono usciti dai palazzi romani in cui si erano riposti ormai da mesi, dando manforte al “capo ritrovato” (ovviamente non Alfano) assente da fin troppo tempo. E’ cominciato quindi il coro di dichiarazioni dei vari Osvaldo Napoli,Gianfranco Rotondi, Renato Brunetta & co., pronti a salutare con grida di giubilo ed osanna le parole che provenivano dal Transatlantico (quello della MSC non quello di Montecitorio).

Devono aver pensato: basta invocare il nome Berlusconi ed i mali dell'Europa e dell'Italia si dimezzano.

Su tutti si è stagliato il giudizio del re dei Berluscones, già ministro (non rimpianto) della Cultura, coordinatore del Pdl (unico partito con 3 coordinatori nazionali un segretario ed un presidente che è l’unico a decidere) il redivivo senatore Sandro Bondi che rimodulando le proprie antenne sui segnali che venivano dall’Adriatico ha dichiarato:

''L'intervista del presidente Silvio Berlusconi ha il merito di offrire una prima spiegazione e una prima risposta alla crisi economica europea e alle ragioni per cui Francia e Germania diedero l'avallo alla nomina di Mario Monti, similmente alla figura romana del 'dictator'(...)Non bisogna percio' avere il timore di dire - aggiunge - che bisogna cambiare completamente registro, riconoscere che la patrimoniale sulla casa e' stata una misura profondamente sbagliata,(...) questa visione e' agli antipodi di un percorso rigido di riduzione del debito oltretutto in una fase recessiva, una prospettiva che l'attuale governo ha sposato fin dall'inizio come fondamento della propria azione e quasi come legittimita' della propria natura''.

Peccato però che lo stesso Bondi fino a pochi giorni fa (prima cioè che Silvio si esprimesse) era di tutt’altro avviso ed il 3 settembre affermava: “Sono sempre più persuaso, come sostiene oggi sul Corriere della Sera Massimo Franco (...) che la soluzione alla crisi del nostro Paese possa venire solo dalla prosecuzione dell'agenda del governo Monti'' mentre lo scorso 23 agosto in un’intervista al Foglio auspicava una Grosse Koalition: “Il governo Monti sia pure commettendo non pochi errori, ha indicato pero' con chiarezza quale sia oggi e nel futuro lo spazio di azione per un governo che voglia aggredire la crisi,(...) ma non si può deviare da esso. Tornare indietro non si può”.

La campagna elettorale quindi è ufficialmente iniziata: Berlusconi sale in barca, i suoi remano e l’Italia affonda, tutto da copione. Questa volta però gli mancano i voti, ha solo il transatlantico con cui fare qualche “inchino” sperando che non faccia la fine di Schettino.

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