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Berlusconi pronto a correre per la sesta volta. Panico nel PdL

1994,1996,2001,2006,2008 ,forse 2013, sono questi i numeri magici del berlusconismo, l’eterno ritorno, l’araba fenice al potere, il passato che nn muore mai o non si arrende a passare la mano.

Nonostante il Pdl e sopratutto i suoi elettori vivano nei confronti di Silvio Berlusconi una sorta di crisi di rigetto sembra proprio che il Cavaliere voglia tornare a in campo e candidarsi da leader alle prossime elezioni politiche. Ad una domanda precisa pervenutagli venerdì scorso ad un incontro organizzato dai giovani del Pdl Berlusconi ha infatti chiosato sull’argomento : “Io ancora in politica? Ci sto, ma datemi il 51%".

Tanto è bastato per far piombare il suo partito, il (moribondo) Pdl, nello sconforto e forse anche nel panico.Tutti i più importanti dirigenti di quello che fino a pochi mesi fa era il primo partito italiano hanno accolto la notizia con molta freddezza segnando palesemente una divaricazione tra le intenzione del fondatore del movimento e la gran parte della classe dirigente che sostiene convintamente l’attuale segretario Angelino Alfano.

Come non capirli? Mentre il Pdl si preparava a fissare le regole delle elezioni primarie interne con l’intenzione di indicare chiaramente come leader futuro il giovane Angelino Alfano , Berlusconi ha sparigliato le carte in tavola riproponendosi per l’ennesima volta come perno su cui fondare il prossimo centro destra.

Forse era un epilogo scontato. Il Cavaliere ha sempre cercato il fantomatico 51% dei consensi, isolando tutti coloro che si frapponevano tra lui e la maggioranza assoluta dell’elettorato (o del popolo come lui lo chiama). Ha prima fagocitato come un novello Crono tutti i suoi alleati: i vari Casini, Fini, Follini, forse Bossi. Adesso essendo rimasto solo combatte la sua solitaria battaglia contro il suo stesso partito, contro la maggior parte dei suoi generali.

In questa commedia della parti (e degli equivoci ) però pochi giocano a carte scoperte. Il Cavaliere nasconde le sue mosse e non chiarisce le sue vere intenzioni, mentre nello stato maggiore del Pdl nessuno ha la forza o forse il coraggio di dire ad alta voce che la stagione dell “one man show di Arcore” si è davvero conclusa.

Berlusconi continua la sua strategia di costruzione del grillismo di destra, affidandosi ai vari Sgarbi, Santanché e Feltri. Lanciarebbe idee “dirompenti” come la candidatura a Palazzo Chigi di Matteo Renzi, cerca la rottura ed il volto nuovo ( forse il suo) Alfano invece vorrebbe costruire con Casini e Fini la sede italiana del PPE, e un’allenza di moderarti. Quanto potranno durare ancora insieme?

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