• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Berlusconi il mussoliniano

Berlusconi il mussoliniano

"Facile capire perché tutta Europa abbia tirato un sospiro di sollievo quando l’ha visto lasciare la scena e si preoccupi ora alla prospettiva di un suo ritorno. Facile immaginare verso quale otto settembre ci avrebbe condotto, in un altro momento storico".

Non v’è il minimo dubbio che stiamo ancora pagando il conto di quella scorciatoia verso la modernità che pensammo fosse il fascismo. Il nostro elefantiaco ed inefficiente apparato statale, (fino all’avvento del fascismo, il bilancio italiano era destinato per il 50% alla difesa. Questo in tempo di pace. Di elefantiaco, nello stato sabaudo, non c’era proprio nulla) nasce con lui. La corruzione della nostra burocrazia, esplose durante il ventennio. Basta dare un occhiata alla qualità, per solito mediocre e a volte pessima, dei nostri armamenti, e al loro costo d’acquisto, elevatissimo, per capire quanto marcio ci fosse proprio nel settore che, a parole, avrebbe dovuto essere quello in cui il regime concentrava i propri sforzi. Un esempio? Il patetico biplano Fiat Cr 42, costruito praticamente a mano e con un complicata struttura lignea, costava all’erario assai più di caccia molto più moderni che altre industrie, meno ammanicate della Fiat, sarebbero pure state in grado di produrre. Gli stessi gerarchi (e basta leggere i diari di Bottai) erano per la maggior parte corrotti, dediti a pratiche che anticipavano già quella della peggior Prima Repubblica (e di tutta la Seconda).

Detto ciò, resta da capire perché tanti italiani pensino che il fascismo abbia avuto dei lati positivi. Da una parte vi sono da considerare gli effetti a lungo termine della propaganda del regime; il suo aver nascosto ai cittadini i problemi dell’Italia (Uno? Il reddito reale dei salariati diminuì costantemente durante gli anni ’30; alla faccia del non sentire la crisi) ed aver ingigantito quelli degli altri paesi. Un fenomeno del tutto identico a quello per cui, ancora oggi, molti spagnoli pensano bene del franchismo. In questo caso, il fatto che quel regime si sia sciolto senza la tragedia della guerra (che con le sue devastazioni ha nascosto quella che fu anche una pessima gestione dell’economia), consente però di fare una semplice considerazione: quando Franco andò al potere, la Spagna era uno dei paesi più poveri dell’Europa Occidentale; quando il dittatore morì, la lascio esattamente nella stessa situazione. E Mussolini, probabilmente, fece assai peggio. Ad impedire una seria riflessione sul fascismo, ha poi contribuito la retorica anti-fascista del dopoguerra. Da un lato si è negato che la stragrande maggioranza degli italiani, specie negli anni a cavallo del 1936 fosse diventata fascista; dall’altro si è dipinto il regime come il regno del terrore che non fu, facendo diventare dubbi i crimini che commise negli anni della sua instaurazione e sembrare bazzecole i sistemi con cui si mantenne al potere. Il confino, nella percezione di molti? Una specie di vacanza a spese dello stato, generosamente concessa agli anti-fascisti.

Di molti, uno direbbe, ma non certo di chi aspirava fino all’altro ieri (ammesso che l’idea gli sia passata) a diventare nientemeno che Presidente della Repubblica e che, ad ogni modo, resterà nella storia come il presidente del Consiglio che è rimasto in carica più a lungo.

Berlusconi, invece, con il suo solito senso dell’opportunità, proprio nel giorno della Memoria ha detto quel che sapete. Qualcuno pensa che lo abbia fatto per puro calcolo; per attrarre i voti dei nostalgici che, per quanto ci siamo detti, ancora esistono. Credo che pensarlo sia tanto sopravvalutare la sua cultura storica ed il suo l’opportunismo (ammesso che elettoralmente contino granché, questi “camerati” del 21esimo secolo), quanto sottovalutare il pericolo del berlusconismo; non capirne la natura neo-mussoliniana.

Non c’è il minimo dubbio che Silvio Berlusconi ammiri davvero Benito Mussolini, di cui pure imita, non saprei quanto volontariamente ma certo con risultati ancor più ridicoli, vezzi ed atteggiamenti. Non c’è dubbio anche sul fatto che gli elettori di Berlusconi siano sensibili al fascino dell’uomo forte, né più né meno di quanto lo furono i nostri nonni irretiti dal Duce. Non sono fascisti ma, come i fascisti, sono stra-convinti che vi sia un “uomo del destino”, capace di risolvere ogni problema con le proprie doti: un superuomo da cui lasciarsi guidare, magari in cambio di qualche favore per sé o per la propria categoria: un’intelligenza superiore, ammirata ed invidiata in tutto il mondo, cui affidare completamente i patri destini.

Come sia finita, col fascismo, lo sappiamo: il superuomo sbagliò e ci trovammo tra le rovine. Sta finendo così anche questa volta. Solo per l'economia e non da altri punti di vista, solo perché è mutata la situazione internazionale; perché siamo dentro l’Unione Europea e perché, dopo la seconda guerra mondiale, non abbiamo più velleità di grande potenza. L’amore per le luci della ribalta, la faciloneria e la convinzione di potersela cavare sempre e comunque, grazie alle proprie doti d’istrione, che condussero Mussolini ad infilare una serie di catastrofici errori (il primo? La conquista dell’Impero, avviata quando il colonialismo era già cadavere), li abbiamo ritrovati, altrimenti, tali e quali in Berlusconi, letteralmente incapace di fare due passi all’estero senza voler sbalordire (e procurando così alla nostra diplomazia, costantemente impegnata a presentare scuse a destra e sinistra, un carico di lavoro a cui non era, fortunatamente, più abituata) e convintissimo di poter dare lezioni, su tutto, a tutti.

Facile capire perché tutta Europa abbia tirato un sospiro di sollievo quando l’ha visto lasciare la scena e si preoccupi ora alla prospettiva di un suo ritorno. Facile immaginare verso quale otto settembre ci avrebbe condotto, in un altro momento storico.

Diciamocelo: se riusciamo a liberarcene con il voto, alle prossime elezioni, c'è ancora andata bene.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.59) 30 gennaio 2013 11:13
    Damiano Mazzotti

    Per me resta da capire perchè moltissimi italiani avrebbero cambiato volentieri Mussolini con Stalin...

  • Di paolo (---.---.---.219) 1 febbraio 2013 09:12

    Adesso Daniel ti dico un paio di cose che penso da sempre e sulle quali non ho mai cambiato idea :
    1) L’Italia non ha mai fatto veramente i conti con la sua storia ,nel senso che una resa dei conti vera e propria ,nel dopo guerra,non c’è mai stata .I fascisti hanno continuato a presidiare le istituzioni a tutti i livelli e il MSI ,anche se formalmente escluso dalle maggioranze politiche ,è stato la gamba portante,assieme alla chiesa ,di tutti i governi del dopoguerra (nessuno escluso ) .
    2) Silvio ha detto una verità banale ,ossia che il fascismo ha fatto anche cose buone cosi’ come anche il peggior delinquente ,probabilmente nel corso della sua vita ,ha compiuto qualcosa di buono .Perfino Hitler , probabilmente,ha compiuto buoni gesti o ha accarezzato il suo cagnolino ,mostrando il rispetto per gli animali .

    Il problema non sta quindi nella frase in se ma nel contesto temporale in cui questo improvvido sciagurato l’ha pronunciata ,ovvero il giorno della memoria dell’olocausto e delle vittime del nazifascismo.Il bischero non ha relativizzato il fatto che una cosa sono i treni che arrivavano in perfetto orario altra cosa sono i milioni di morti vittime del nazifascismo .E’ il suo limite culturale ,quello che gli fa dire "Romolo e Remolo " o che lo induce a manifestare il desiderio di conoscere i "fratelli Cervi " ,vittime dei fascisti settant’anni fa . Questo è Silvio Berlusconi ,la cosa tragica è che ci ha governato per una quindicina d’anni ed è ancora li’ a riprovarci.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares