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Berlusconi: dopo di lui il diluvio?

Italia: paese dei paradossi politici, istituzionali e morali.

Nell’eccesso di identificazione della sua persona con i destini del nostro Paese, Berlusconi vorrebbe, ora, che nel caso che la sola Camera lo sfiduciasse, si andasse ad elezioni anticipate solo per il rinnovo di quel ramo del Parlamento.

Ancora. Convinto che il suo incarico sia frutto di una sorta di investitura plebiscitaria, sostiene che "ci sono dei professionisti della politica che possono aspirare a diventare presidente del Consiglio, o della Repubblica, solo grazie a compromessi di palazzo, agendo come se la gente non esistesse. Ma questa non è democrazia: è solo partitocrazia ".

Il nostro Presidente del Consiglio dimentica o fa finta di dimenticare due cose, entrambe estremamente importanti. La prima, che è prerogativa esclusiva del Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere. La seconda, che la gente ha dato il proprio voto ai partiti e non ad un uomo e che, quindi, per quanto il leader possa essere importante, nel nostro sistema parlamentare le organizzazioni partitiche, piaccia o meno, hanno ancora un peso di prim’ordine. Questo fino a che non si decidesse di cambiare il sistema elettorale in maggioritario puro, con collegi uninominali. Qui sì che il candidato assumerebbe un rilievo tutto particolare nella ricerca del consenso sulla propria persona. Lo stesso, ça va sans dire, avverrebbe nel caso la nostra Repubblica si trasformasse in Presidenziale. Ma tutto ciò comporterebbe interventi, in parte legislativi ordinari ed in parte d’ordine costituzionale, cui sarebbe chiamato il Parlamento e, quindi, ancora i partiti attualmente rappresentati.

Ma Berlusconi soffre evidentemente di "cesarismo", come ebbe a dire tempo fa l’On. Fini o, se si preferisce, di "bonapartismo". In terra di Francia, si rammenta la famosa frase «Après moi le déluge» pronunciata dal re Luigi IV. Lo stesso pare voglia dare a intendere Silvio Berlusconi che, identificando se stesso con lo Stato, potrebbe fare propria anche l'altra qualificazione di se stesso del Re Sole, vale a dire "l’Etat c’est moi", cioè lo Stato sono io. Ora, al di là del merito delle questioni concernenti l’architettura costituzionale della nostra Repubblica e la correlata divisione di poteri fra Parlamento, Presidenza del Consiglio e Presidenza della Repubblica, quello che dovrebbe preoccupare maggiormente è questo ripetersi di invasioni del campo altrui nell’ambito di quelle che sono le prerogative costituzionali per ora ancora vigenti. Ciò denota assenza di senso dello Stato, inteso nella sua veste rappresentativa e non assolutistica, con conseguente discredito delle istituzioni democratiche.

Il ripetuto attacco, poi, ad alcuni giornali che, secondo il Premier, sarebbe meglio non leggere ed ad alcune trasmissioni RAI, sembra denotare l’incapacità a considerare la libertà di stampa e di espressione come un valore assoluto in una libera democrazia e ciò a prescindere dalla condividere o meno le opinioni espresse.

Ora, che il ns. Paese non brilli per coerenza e rispetto delle leggi e di alcune regole della convivenza civile, è cosa notoria. Ma da qui a vedere il premier e la sua formazione politica, oltre ai media che lo appoggiano, giocare al tanto peggio, tanto meglio, evocando perfino scenari da guerra civile, ce ne passa.


Il Governo ed il partito di maggioranza relativa ancor di più, anziché occuparsi dei problemi del Paese, si ostinano a sprecare energie e risorse in quello che appare essere, al momento, il pressoché unico impegno, vale a dire la difesa a spada tratta del proprio leader. Un leader che risulta sempre più indifendibile, anche alla luce della recente vicenda " Ruby " le cui connotazioni, sia dal punto di vista morale che politico/istituzionale, sono tali da non potere certo essere semplicisticamente ricondotte nell’alveo delle questioni di carattere meramente privato.

L’altro partito governativo, vale a dire la Lega è, forse, l'unica forza che, da questo totale bailamme, può ricavare dei vantaggi, accreditando ulteriormente l'idea che questo Stato "romano" e centralista non ha futuro. Diventa sempre più plausibile l’ipotesi che quello che finora è apparso come un appoggio incondizionato di Bossi a Berlusconi, in realtà possa essere un'abile tattica attraverso la quale sospingere o, comunque, sostenere il Cavaliere in scelte sempre più sconsiderate per poi essere lei, la Lega, ad accreditarsi come forza d'ordine e di cambiamento nel mai accantonato disegno secessionista.
L’opposizione, da parte sua, è unita solo nel segno del rovesciamento del Governo Berlusconi, per fare cosa, tuttavia, non è dato di saperlo. Non c’è, infatti, un solo argomento sul quale le varie forze politiche d’opposizione siano in sintonia, a partire da quella legge elettorale che tutti vorrebbero riformare ma per la quale ciascuno ha una propria, particolare idea.

In un altro paese, in uno normale, non si sarebbe mai arrivati a tanto. Un premier siffatto e le forze che lo sostenevano, avrebbero sicuramente fatto da tempo un passo indietro e ciò nel superiore interesse della sicurezza e della collettività nazionali. L’opposizione e, soprattutto, il maggiore partito di opposizione, avrebbe da tempo fatto il proprio dovere, sfiduciando il Governo, con una proposta programmatica precisa sulla quale invitare gli altri partiti al confronto e la gente al voto.

Siamo, invece, alla guerra di logoramento, con il solo intento di sfiancare l’avversario per obbligarlo alla trattativa oppure per strappargli l'iniziativa, posto che nessuno dei due schieramenti è in grado di prevalere l'uno sull'altro attraverso il confronto politico/programmatico.

Intanto, si consumano le risorse morali e materiali di questo nostro Paese.

Lo scenario che ora si prospetta è quello da Paese latino-americano. C'è solo da sperare che la nostra gente sia, da un lato, talmente pacifica e che, dall'altro, alcune categorie siano sufficientemente interessate a continuare a gestirsi i loro affarucci di sempre che sconvolgimenti eccessivi potrebbero minare, da scongiurare situazioni da golpe sud-americano.

E’ un paradosso, me ne rendo conto. Ma il nostro non è il Paese dei paradossi?

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.126) 16 novembre 2010 15:46

    Una cosa non mi convince e cioe’ che la Lega manovri Berlusconi , spingendolo all’autodistruzione per capitalizzare una rendita di posizione .

    la Lega , senza Berlusconi , non ha alcun futuro . Se Berlusconi cade , la Lega e’ in un cul de sac , senza vie d’uscita ne’ in termini di alleanze ne’ come prospettive di governo .
    La Lega cerchera’ di svuotare l’elettorato di Fini e del PD , ma ha tutto l’interesse che il PDL rimanga forza leader del paese .
    Tutto si regge sul ricatto incrociato : federalismo (o secessionismo) in cambio dell’immunita’ .
    Gli scenari possibili non sono infiniti . O il neonato polo di centro si tiene fuori da qualsiasi 
    alleanza(improbabile) o si allea a destra (pero’ con Berlusconi commisariato) o si allea a sinistra con il solo PD . Tutto dipendera’ dagli esiti elettorali , ma e’ certo che per la Lega l’unica speranza e’ quella che Silvio non perda . In tutti gli altri casi la Lega sarebbe fuori dagli schemi e se gli togli le unghie dai ministeri , viene giu’ tutto come un castello di carte .

    Tu che dici?

    paolo
  • Di (---.---.---.198) 16 novembre 2010 19:59

    Caro di paolo,
    non dimentichiamo che la Lega è stato l’unico partito che, fin dall’inizio di questa crisi poltico-istutuzionale, dichiarò la sua aperta propensione per le le elezioni anticipate ed un motivo ci dev’essere. Alla Lega non interessa il risultato elettorale a livello nazionale, le interessa fare il pieno di voti al Nord Italia dove, verosimilmente, strapperebbe consensi anche al PDL, almeno a quella parte di elettori che non hanno lo stomaco dei Cicchitto o della Santanchè per reggere ancora un leader come Berlusconi. Un eventuale ampio successo della Lega, che ovviamente prego non si verifichi, essendo io un unionista ", le consentirebbe di tirare fuori dal baule il progetto secessionista, sopito ma mai abbandonato, di picchiare i pugni sul tavolo e di mettere sotto scacco il governo che, da chiunque fosse formato, non avrebbe la forza sufficiente per reggere gli urti leghisti e dovrebbe, peratanto, fare una politica di concessioni. Questo, poi, potrebbe trovare il suo contraltare in una sorta di Lega del Sud di cui da qualche tempo si parla, il che contribuirebbe non poco ad accentuare le contrapposizioni ed il dissolvimento dello Stato unitario. Insomma, temo che le elezioni ci consgnerebbero uno scenario che definire di precarietà ed instabilità è poca cosa. Sarei lieto di essere smentito.

  • Di paolo (---.---.---.126) 18 novembre 2010 15:29

    Mah ! 

    Io credo che alle prossime elezioni la Lega rimarra’ piu’ o meno sulle posizioni in cui e’ ,
    ci sara’ una sensibile polarizzazione al centro , perderanno consensi sia il PD che il PDL (a meno dei fuochi di artificio di Silvio) e per quanto concerne la Lega del Sud semplicemente non ci credo . Al massimo al sud si realizzeranno partitini locali pronti a saltare sul carro del vincitore .
    Drenato il drenabile entro qualche anno si ricostituira’ un soggetto moderato del calibro della vecchia Democrazia Cristiana e per allora spero che la sinistra progressista abbia spurgato a sufficienza per mettersi in una configurazione alternativa credibile .
    L’unico dubbio al mio ragionamento e’ su come si comportera’ l’area dell’astensione (maggior partito italiano ) , soprattutto in funzione delle sirene incantatrici del grande illusionista .
    Ho paura che l’idiozia di questo paese non sia ancora arrivata al suo culmine .
    " Io speriamo che me la cavo" 

    paolo

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