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I “furbetti del cartellino" ed altri italici vizi, specchio di un’Italia priva di senso civico

L’ennesimo episodio di malcostume a Giugliano e Nola in Campania. Ennesimo perché il disvelarsi continuo di eventi di questo tipo, diffusi su tutto il territorio nazionale, dimostrano che siamo in presenza di una fenomeno che rappresenta una vera patologia. Insomma, la corruzione nelle sue varie forme, gli sprechi, l’incompetenza di alcuni per carriere fondate su criteri che nulla hanno a che fare col merito, tutto questo è alla base delle inefficienze che affliggono il nostro Paese e da cui nessuno può tirarsi fuori. A ciò si aggiunga che il nostro Paese ha in Europa il non lusinghiero primato dell’evasione sul fisco, sull’IVA, sui contributi obbligatori.

Secondo il Tax Research di Londra, ogni anno in Europa si perdono complessivamente tra evasione ed elusione fiscale circa 1.000 miliardi 

Di questi 1.000 miliardi di euro, 180 appartengono all’Italia, Paese in cui l’imponibile nascosto ammonta a 350 miliardi di euro e il rapporto tra il nero e il PIL è pari a circa il 27%, la percentuale più alta di tutta l’Unione Europea. 

Per non parlare dell’abusivismo edilizio che, secondo l’ISTAT, raggiunge dimensioni senza riscontro nelle altre economie avanzate. In alcune regioni del Sud, raggiunge addirittura la percentuale di 60 edifici su 100.

Però siamo anche il Paese il cui popolo lancia quotidianamente strali contro la sua classe politica incapace di risolvere i problemi nazionali. Vero. Giusto. Ma potrà mai un popolo che ha un senso civico il cui livello è vicino a quello della suola delle scarpe ambire a qualcosa di diverso?

Si è molto è parlato di costituzione in occasione del recente referendum, ma poco, troppo poco si parla dell’art. 53 della nostra Costituzione, quello che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".

Recentemente il Premier Gentiloni ha detto che è il momento della responsabilità, che ciascuno faccia il proprio dovere. Io vorrei interpretarlo come “ciascuno di noi”.

Se le risorse sono spesso insufficienti è anche perché non pochi si sottraggono ai loro doveri, ivi compreso quello di contribuire al benessere collettivo. E così non funziona, non può funzionare nulla.

Riprendendo l’arcinota frase del Presidente J.F.Kennedy, almeno ogni tanto occorrerebbe chiedersi non cosa il nostro Paese può fare per noi, bensì cosa noi possiamo fare per il nostro Paese.

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