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Berlusconi a Unomattina espone il programma della P2

Nell’imminenza delle elezioni regionali il capo dell’esecutivo usa e abusa del servizio pubblico televisivo trasformato, per l’occasione, nella punta di lancia della sua propaganda.
Berlusconi a Unomattina espone il programma della P2
"Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media" (Licio Gelli)
 
Ieri, martedi 23 marzo, la puntata del programma Tv "Unomattina" ha visto protagonista la diretta telefonica del premier.
 
Mentre sullo schermo degli studi televisivi venivano inquadrati spezzoni della recente manifestazione organizzata sabato a Roma dal regime, la giornalista Sonia Sarno approfittava della "casuale" telefonata del monopolista mediatico nostrano per "intervistarlo".
 
Poiché "Unomattina" è un programma creato in collaborazione col Tg1 di Minzolini, già indagato dalla procura di Trani per la censura di Annozero, anche chi non avesse avuto il piacere di godersi in diretta la trasmissione può immaginare la piaggeria e il servilismo che hanno contraddistinto tale spot propagandistico spacciato dalla Rai come "intervista", nonche’ in quale modo vengono spesi i denari pubblici. 
 
Denari pubblici che dovrebbero essere destinati al servizio di un’informazione indipendente e non alla propaganda privata del vecchio tycoon mediatico che ha in pugno il Paese.
 
Ma a Berlusconi non basta controllare la quasi totalità delle Tv generaliste analogiche. Non basta la censura televisiva chiamata "par condicio", bavaglio strenuamente voluto dal premier per poter eliminare Michele Santoro e Annozero, per "chiudere la trasmissione". No. Lui vuole farsi anche propaganda e in prima persona, perché sa che, come diceva Montanelli, è il piu’ grande piazzista dell’universo e nella pubblicità non lo batte nessuno.
 
E’ vero che il Tar del Lazio, il 12 marzo scorso, ha accolto i ricorsi di Sky e La7 contro la legge sulla "par condicio", quella legge che avrebbe voluto censurare i talk show e gli approfondimenti Tv in periodo elettorale.
 
Ma è anche vero che il cda della Rai non ha voluto approfittare di tale sentenza, ha insistito per continuare masochisticamente ad applicare la censura imposta dalla Commissione di Vigilanza Rai, organo di designazione politica e a maggioranza filogovernativa (22 membri su 40). Quindi ha mantenuto lo stop a programmi come Ballarò, Porta a Porta e, vero obiettivo della legge sulla par condicio", Annozero di Michele Santoro, un programma con ascolti record.
 
E, sia detto per inciso, giovedì 25 marzo dal Paladozza di Bologna vi sarà una puntata speciale e autofinanziata di Annozero; tecnici, giornalisti e ospiti lavoreranno gratuitamente per interrompere il blackout informativo imposto dal cda della Rai.
 
In tema di blackout informativo si noti la coincidenza temporale.
 
Proprio mentre il Tar si pronunciava sull’illegittimità della "par condicio" governativa, il 12 marzo, il quotidiano "Il Fatto" pubblicava lo scoop sull’inchiesta di Trani, in cui capo del governo (Berlusconi), direttore del Tg1 (Minzolini), un commissario Agcom (Innocenzi) e il numero due della Vigilanza Rai (Lainati) si sarebbero, secondo l’ipotesi accusatoria, associati segretamente per censurare Annozero.
 
L’inchiesta di Trani ha fatto cadere, per l’ennesima volta, la maschera al regime berlusconiano.
 
Le intercettazioni di tale indagine hanno reso evidente a tutti che, col pretesto della "par condicio", si vuole far tacere le rarissime trasmissioni di vero giornalismo come Annozero di Santoro e Travaglio. Memorabili le parole dell’egoarca in alcune conversazioni intercettate: "Basta! Finiamola con questo scandalo! (Annozero ndr) Quello che bisogna concertare e’ di (...)chiudere la trasmissione!(...)Non voglio più vedere Antonio Di Pietro in Tv".
 
Ovviamente, per essere stati scoperti ad esercitare tali indebite pressioni contro la libertà di espressione, l’egoarca e Minzolini sono indagati dai magistrati con l’accusa di concussione.
 
Quei magistrati che, nelle parole dell’egoarca, sono "di sinistra" e a cui ormai "appartiene la sovranità".
 
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Quindi, attualmente, con la scusa delle elezioni, il regime ha imposto alla principale fonte informativa degli italiani, la Tv, una censura legale chiamata "par condicio".
 
Nei desideri dell’egoarca gli elettori non devono andare a votare alle regionali sotto il pernicioso influsso delle vere trasmissioni giornalistiche di approfondimento, che potrebbero scuotere qualcuno dal torpore mediatico imperante ed impedirgli di mettere la croce sul simbolo elettorale "giusto", quello del sedicente "Partito dell’amore".
 
L’autocrate di Arcore una volta si espresse con chiarezza su ciò che pensa del popolo bue, quello che deve legittimarlo con la croce sul pezzo di carta in cabina elettorale. Disse: "La media degli italiani e’ un ragazzo di seconda media, che nemmeno siede al primo banco...". Sembra di sentire riecheggiare l’antica retorica della "moltitudine bambina" del liberalismo classico.
 
Quindi, questi bambini di seconda media, questa massa di anziani semianalfabeti videodipendenti, questo parco buoi elettorale, che deve votare e poi togliersi dai piedi, non deve informarsi autonomamente, non deve ragionare, non deve pensare. Per questa massa serve la comunicazione commerciale, non l’approfondimento. Gli spot . Non le inchieste. Le affermazioni autoreferenziali, non il contraddittorio.
 
Messaggi brevi e semplici. Se possibile le videocassette, come Bin Laden. Quel tipo di comunicazione, prevalentemente televisiva, in cui l’egoarca è maestro indiscusso e che da diversi lustri è la colonna portante del lavaggio del cervello berlusconiano e senza il quale il suo regime non esisterebbe.
 
 ....................
 
E’ in questo contesto che si situa l’incursione telefonica a "Unomattina". Hanno avuto il coraggio di chiamarla "intervista", senza tema del ridicolo tanto si sentono forti del loro controllo ideologico sulla popolazione.
 
Il capo del regime parla a ruota libera su tutto. La pseudo-giornalista del programma gli serve gli argomenti su un piatto d’argento. Il Tg1 delle 13.30 riprenderà questa ignobile comparsata propagandistica nei titoli di testa.
 
Inutile dire che non c’è il minimo contraddittorio. Parla solo lui: Silvio Berlusconi uber alles.
 
Evidentemente il "contraddittorio" per i berlusconiani non è null’altro che un’arma ideologica da brandire contro il nemico.
 
Ecco alcune perle del suo spot elettorale personale a spese dello stato.
 
Esordisce con un originalissimo sfogo: "Dall’opposizione abbiamo ricevuto solo minacce".
 
Quanto al dialogo con la sinistra dice che "ci abbiamo provato, ma abbiamo ricevuto solo minacce e(...) non c’e’ nessuna possibilità di confronto con una sinistra che insulta, offende, deride, delegittima e calunnia". "Un confronto sarà quindi possibile solo quando l’opposizione diventerà credibile e capiremo se abbiamo a che fare coi riformisti o con gli agitatori di piazza". Proprio lui che definisce i magistrati "antropologicamente diversi dal resto della razza umana". Proprio lui che si è vilmente sottratto alla recente proposta di faccia a faccia televisivo inviatagli dal capo dell’opposizione Bersani.
 
Circa le riforme afferma che ha sempre detto che "sarebbe meglio farle con l’opposizione, ma solo se vorrà cambiare e dialogare seriamente cosa che finora non è accaduta". Proprio lui che ha definito la Costituzione italiana "sovietica" e che ha dato dei "golpisti" agli ultimi tre presidenti della Repubblica.
 
Dice: "Non sono un monarca" (excusatio non petita...ndr) e poi aggiunge che "il Popolo della Libertà si chiama cosi’ perché è fatto dalla gente, è nato dal basso" (forse riferendosi a sé stesso...).
 
Parlando dei magistrati il delirio presidenziale raggiunge vertici concepibili solo in presenza di un lavaggio del cervello capillare e sistematico come avviene in Italia, dove l’informazione è paragonabile ai quella dei Paesi in via di sviluppo e il latifondo mediatico è senza pari al mondo. Berlusconi parla del "partito delle procure" che sarebbe "entrato pesantemente in campo".
 
Infatti, secondo il grande amico e protegé di Bettino Craxi, i giudici avrebbero "prima creato una Tangentopoli che non c’è e non c’era, poi hanno cercato di distruggere il miracolo che abbiamo fatto all’Aquila e buttato fango su Bertolaso e la Protezione Civile. Poi si sono inventati il rigetto delle nostre liste a Milano e a Roma, quando i nostri non avevano nessuna colpa. E infine hanno fatto un’inchiesta risibile, basata su intercettazioni al Presidente del Consiglio e che si risolverà in un nulla".
 
Ma il patetico e rabbioso monologo del vecchio dittatore continua: "la grande riforma della giustizia sarà presentata subito dopo le elezioni regionali". Una riforma "necessaria" perché "serve la parità fra accusa e difesa e terzietà del giudice".
 
Non senza ripetere, per l’ennesima volta, come in ogni campagna pubblicitaria che si rispetti, ciò che gli interessa veramente: "il diritto a non essere ascoltati mentre si parla al telefono", perché "non esiste al mondo altro Paese, che non siano gli stati di polizia e le dittature in cui un cittadino non possa parlare liberamente, senza vedere intercettate e sbattute sui giornali le sue parole, distorcendole e utilizzandole per screditarlo e per renderlo ridicolo".
 
Facendo finta di ignorare che senza le intercettazioni il 90% delle indagini non si farebbe e che non è colpa dei magistrati se lui complotta in segreto per censurare l’informazione.
 
Senza che nessuno un studio gli ricordasse come proprio il suo house organ (il Giornale) e il suo direttore killer (Feltri) facciano delle lettere anonime e della diffamazione (Boffo e Mesiano per es.) uno "stile" giornalistico standard.
 
Senza che nessuno gli facesse presente che la subordinazione della Magistratura all’esecutivo e la separazione delle carriere dei giudici, era uno dei punti fondamentali del programma di Rinascita Democratica della loggia P2. Quella loggia che tentò di sovvertire l’ordinamento democratico italiano. Quel programma che (nel 2003) lo stesso Licio Gelli, il venerabile maestro della loggia coperta, disse di vedere avverarsi sempre più ai nostri giorni, sotto il governo berlusconiano.
 
 ...................
 
Questa è la cronaca dell’ultimo video-monologo del vecchio dittatore del XXI secolo. Sembra un incubo.
 
Mentre Obama negli USA passa alla storia per una riforma socialista della sanità come non avevano mai avuto in piu’ di due secoli, noi, in Italia, scivoliamo sempre più verso il Terzo Mondo.
 
Un Terzo Mondo culturale, sociale, etico.
 
Berlusconi. Con le sue menzogne a ripetizione, con la sua banalizzazione di ogni cosa, col suo desiderio totalitario di piacere a tutti e costruire una metarealtà che perpetui all’infinito il suo potere, sta devastando l’Italia. Quell’Italia culturalmente devastata che poi lo vota e lo voterà per sempre. Un cortocircuito mediatico che pare, nel breve termine, senza uscita.
 
Quell’Italia dove le donne sono merce, i giudici sono comunisti, le notizie sono uno scandalo e chi vota a sinistra è "un coglione". L’Italia del 2010.
 
Berlusconi. Falsifica. Mistifica. Proclama. Promette. Denigra. Censura. Inveisce.
Parla per slogan e per immagini. E gli italiani continuano a votarlo.
 
Non ha tempo per andare in tribunale ma ce l’ha per andare in Tv. E gli italiani continuano a votarlo.
 
E’ plurinquisito e plurindagato. E gli italiani continuano a votarlo.
 
Rinnega e dove può cancella la libertà di espressione. E gli italiani continuano a votarlo.
 
Il suo è il Partito della Libertà. E, naturalmente, dell’amore. 
 
Dice di avere un consenso che supera attualmente il 60%.
 
L’incubo continua.
 

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