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Giocattoli per femmine e giocattoli per maschi: la campagna Let Toys Be Toys

Ci sono petizioni che funzionano per davvero. Questa per esempio ha funzionato. Let toys be toys è una campagna e petizione nata da un’associazione composta principalmente da genitori preoccupati per i loro figli e per le loro figlie.

Alla base della loro inquietudine una semplice riflessione sull’importanza della libera scelta dei giochi nell’età dello sviluppo: destinare ai maschietti dei giochi e alle femmine degli altri vuol dire limitare la fantasia e creatività dei bambini e ha conseguenze negative soprattutto perché consolida stereotipi tipici di società patriarcali e sessiste, quindi discriminatorie. 

La grande catena specializzata nella vendita di giocattoli Toys’R’Us, sollecitata da questa campagna – qui l’ articolo pubblicato qualche giorno fa sull'Huffington Post – ha deciso di dire pubblicamente addio alla separazione in settori di giochi secondo il genere. Basta giochi per femmine e giochi per maschi, basta divisioni, nei loro negozi ci saranno solo giochi mescolati, giochi per tutt*, giochi e basta

Prove generali: La Toys “R” Us aveva già lanciato per Natale scorso un primo catalogo dedicato ai magazzini collocati in Svezia in cui i giochi venivano smarcati dal genere:

«Noi vogliamo che i nostri cataloghi riflettano il modo in cui i bambini e le bambine giocano nella vita reale e non vogliamo più presentarli in modo stereotipato. Se i maschietti, come le bambine, in Svezia amano giocare a far da mangiare o occuparsi della casa allora noi vogliamo rappresentare questa tendenza».

Evidentemente i loro collaboratori hanno saputo, al di là dell’autentico o meno impegno nella lotta alle discriminazioni di genere, cogliere quella che è una reale tendenza del mercato, interpretando anche l’importanza delle proteste e campagne che negli ultimi anni hanno toccato questo tema e con cui gli addetti al settore devono sempre di più confrontarsi, possibilmente aprendo gli occhi e caricandosi delle dovute responsabilità.

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Smettiamo di limitare l’immaginazione dei bambini: questo lo slogan della petizione Let toys be toys firmata da oltre 8mila persone. Oltre a costituire un sito (che vi consiglio di esplorare per bene vista la ricchezza di materiali e rubriche) dove raccolgono testimonianze di genitori e bambini, l’associazione ha creato una sorta di sistema di monitoraggio “del nemico” e ha inventato marchio di qualità per premiare o riconoscere i magazzini che non insistono sugli stereotipi di genere.

Guardate qui il bollino di Toymark e qui il comunicato stampa. Per i genitori ecco qui un articolo in lingua inglese sul legame fra giochi e apprendimento e qualche consiglio per non limitare la fantasia del bambino .

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La nuova politica aziendale di Toys “R” Us sembra già promettere bene pure dal punto di vista delle vendite, per questo motivo anche molte altre importanti marche sono pronte a a seguirla. Sempre in reazione alla campagna Let toys be toys infatti altri grandi nomi come Tesco, Sainsbury’s, Boots, The Entertainer et TK Maxx si sono impegnati pubblicamente a sopprimere nei loro magazzini la divisione dei compartimenti specializzati "maschi" e "femmine".

Ma non si tratta di episodi isolati. Anche in Francia questa presa di coscienza inizia a farsi strada ed ha avuto inizio grazie al catalogo natalizio 2012 diffuso da Super U, catena di supermercati che ha reagito non conformandosi ai soliti clichés di genere. Qui sotto trovate qualche immagine. 

La stessa operazione venne fatta anche nel catalogo diffuso dal grande magazzino di giochi francese La Grande Récré ma al momento i loro magazzini presentano ancora una divisione tra reparto per maschietti e quello per le femminucce. La creazione dei cataloghi ha costituito un primo passo certo, ma le associazioni che si sono occupate di queste tematiche, fra cui quelle che hanno pubblicato il libro Contre le jouets sexistes, sorvegliano e lavorano ancora affinché il cambiamento divenga reale e visibile anche percorrendo i reparti di negozi di giochi o di grandi magazzini.

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