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Azione legale contro il Comune di Roma per la segregazione dei minori rom e sinti

Oggi, a due anni dallo sgombero del campo rom Casilino 900 di Roma, presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università Roma Tre, l'Associazione 21 luglio e l'Osservatorio sul razzismo e le diversità "M.G. Favara" hanno presentato il report "Anime Smarrite. Il piano degli sgomberi a Roma: storie quotidiane di segregazione abitativa e di malessere".

La ricerca, condotta da un'équipe dell'Associazione 21 luglio, è un approfondito rapporto etnografico sul malessere psico-sociale che la politica degli sgomberi e dei trasferimenti forzati, pianificata dal Comune di Roma, causa ai bambini, alle donne e alle famiglie rom. La leggerezza con la quale gli amministratori locali hanno realizzato negli ultimi 2 anni più di 400 sgomberi, con costi altissimi a carico della collettività (circa 6,5 milioni di euro) non ha finora tenuto conto delle conseguenze provacate al fisico e al corpo delle persone sgomberate. Conseguenze che si manifestano in vari modi: forti emicranie, sintomi depressivi, allucinazioni, stati di ansia, attacchi di panico, insonnia, disturbi nell'apprendimento.

Il rapporto esamina, oltre agli effetti degli sgomberi, anche quelli dei trasferimenti forzati che hanno coinvolto le comunità rom e sinte della capitale. Lo studio, coordinato dall'antropologa Annachiara Perraro, dimostra come trasferire famiglie rom dagli insediamenti informali ai cosiddetti "villaggi attrezzati" non rappresenta una garanzia del miglioramento della qualità della vita.

La stessa logica che ha ispirato la costruzione del nuovo "villaggio attrezzato" a La Barbuta, che il Comune di Roma sta per inaugurare, "è quella di proteggere simbolicamente il resto del territorio dal rischio di una presunta "contaminazione”. I "villaggi attrezzati" di Roma Capitale illustrano quindi in maniera esemplare cosa sia un ghetto: collocato ai margini della periferia urbana, assomma segregazione spaziale, abitativa, sociale, culturale, simbolica e giuridica".

Al termine della presentazione è stata illustrata un'azione legale risarcitoria promossa da una famiglia rom e supportata dall'Associazione 21 luglio e dall'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI). Si tratta di un'azione civile contro la discriminazione, con cui si sottolinea come il trasferimento voluto due anni fa dall'amministrazione comunale dal campo Casilino 900 al “villaggio attrezzato” di via di Salone abbia impedito ai minori rom una regolare frequenza scolastica.

Decine di minori, a causa del trasferimento, hanno subito la violazione del loro diritto all'istruzione a causa della scarsa organizzazione del servizio e dalle difficoltà logistiche legate alla distanza dalle scuole. Ravvisando un comportamento oggettivamente discriminatorio da parte del Comune di Roma, i ricorrenti chiedono di "accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento del Comune di Roma", di "rimuovere gli effetti" e di "condannare il Comune di Roma a risarcire il danno determinato suggerendo la somma di 1000 euro al giorno a decorrere dalla prima settimana di febbraio 2010, data del trasferimento nel "villaggio attrezzato" di via di Salone".

Il ricorso rappresenta un'importante azione legale-pilota che potrebbe avere importanti conseguenze per le future politiche che verranno intraprese dall'amministrazione comunale nei confronti delle comunità rom e sinte di Roma.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.249) 26 febbraio 2012 21:50

    Poveri Rom.
    Tutti i tumori che provocano ai cittadini onesti con i loro falo tossici invece non vengono messi in conto.
    Per non considerare tutti gli altri aspetti negativi.
    Invito tutti coloro che difendono questa gente (che di integrarsi non ha la benchè minima intenzione)di vivere 1 mese a pochi metri da un campo rom.
    Provate con quello di Roma a via salviati. Sarete i primi a volerli cacciare dopo.
    Basta con questo ipocrita buonismo.

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