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 Home page > Tribuna Libera > Avviare il processo (popolo ed autogoverno)

Avviare il processo (popolo ed autogoverno)

Ho scritto in quest’ultimo mese di popolo, autogoverno e federalismo. Molti, tra quanti hanno letto, secondo me non hanno travisato il mio pensiero espresso in una frase che ripropongo qui sotto grassettandone una parte:

 

Il concetto di Nazione permane, ma come una sorta di disegno a matita su una cartina, a cui delegare solo alcune prerogative quali difesa, la lotta al grande crimine, relazioni con l'estero, moneta”.

Io mi ritengo autonomista, ma anche realista e questi, che considero nel mio pensiero, tratti di matita sono però per molti, per le istituzioni, nazionali ed extra, per politici e finanzieri dati acquisiti, punti di forza da cui non si staccheranno mai volontariamente.

Allora come arrivare a quell’autonomia che consentirebbe ad un autogoverno di essere davvero tale, che consentirebbe ad un territorio di gestire le risorse, trattenendo la quasi totalità delle tasse raccolte nella propria area, che consentirebbe di gestirsi istruzione, trasporti, sanità e molto altro delegando al governo centrale solo, come già detto nei giorni scorsi, la difesa, la lotta al grande crimine, le relazioni con l'estero e la moneta? Non sono un indovino, quindi una risposta certa non la ho, ma un opinione si.

Occorre formare un popolo, più esattamente una comunità locale, cementata sulle unità di intenti. Un popolo lo si forma solo se lo si fa sentire vivo, importante, decisivo, condizionate sulle scelte istituzionali. Lo si può formare solo, con impegno politico, localmente, fornendogli la possibilità di scegliere, suggerire, decidere, imporre se necessario… vi è solo un mezzo per potere plasmare tale “creatura” e sono le forme di democrazia diretta applicate a livello locale unite all’impegno politico di cittadini “normali”.

Io invito ogni movimento che sogna autonomia ed indipendenza a non fare voli pindarici, ma a restare coi piedi per terra, a non sognare grandi alleanze extraterritoriali, ma ad impegnarsi sui propri territori a cementare comunità vere e vive… diventare “catalani”, “scozzesi” (ma sono esempi soprattutto culturali e di democrazia locale, la Catalogna e la Scozia credo non gestiscano direttamente, ad oggi, le proprie risorse economiche, ma ci provano), richiede un processo lungo che richiede la presenza di grandi spinte politiche.

Ribadisco quanto scritto giorni fa: “L’autogoverno poggia sul principio di sussidiarietà, sulla sovranità democratica degli elettori, sulla libertà di associazione tra cittadini e sulla libertà di unione tra istituzioni territoriali

Ribadisco anche di credere in un Federalismo Municipale, all’unione di Comuni in Aree Territoriali Omogenee, nella forza delle gente. Dobbiamo solo sforzarci di spingere verso questa direzione, azionato un meccanismo simile non ha più alcuna importanza essere sotto l’egida di Roma o di Berna, se non per quisquiglie. Come conclusi giorni fa:

Liberiamoci da chi sta uccidendo, non più solo il nostro futuro, ma ormai anche il nostro presente”.

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