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Armstrong e i 20 minuti di troppo: ora il Tour è a rischio.

Quando annunciò il suo ritorno alle corse, quelle vere, molti storsero il naso. Armstrong tornava dopo tre anni di scampagnate domenicali per riproporsi ad alti livelli. A chi dubitava delle sue intenzioni, l’americano assicurò massima disponibilità nelle procedure di controllo antidoping, divenute, rispetto a quando vinceva sette Tour de France di fila (dal ’99 al 2005), più pressanti ed efficaci.

 

Tra la sua buona volontà e il traguardo da raggiungere, però, oltre ai dubbi e alle perplessità dell’ambiente, si è messa in scia anche la sfortuna. Armstrong cade in Spagna e si rompe la clavicola destra. Pare vanificarsi la sua possibilità di prendere parte per la prima volta al Giro d’Italia, ma dopo tre giorni dall’operazione, in Texas, è di nuovo in sella per la riabilitazione. Tutto sembra rientrare: il cannibale del Tour si appresta alla volata che lo porta prima alla corsa rosa e al giro di Francia poi.

Ma lo statunitense non ha fatto i conti con i padroni di casa, alle prese negli ultimi anni con ospiti che, pur di prendere parte alla festa, si sono presentati già carichi, per poi farsi allontanare prima della fine del party. Così il diciassette marzo a Saint-Jean-Cap-Ferrat, in Costa Azzurra, dopo un allenamento, Armstrong viene sottoposto ad un controllo antidoping a sorpresa. L’ispettore inviato dall’agenzia francese (AFLD) non si accontenta dell’urina del corridore e chiede anche il sangue e i capelli. Il texano pretende di presentarsi all’esame pulito e profumato e così si prende il tempo, venti minuti circa, per una doccia mentre il suo direttore sportivo, Johan Bruyneel, effettua una serie di telefonate (tra cui McQuaid, il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale e Anne Gripper, la responsabile dell’antidoping) per verificare la legittimità del controllo.

Risultato: i test hanno dato esito negativo tuttavia, secondo l’Afld, il corridore dell’Astana non ha rispettato l’obbligo di rimanere sotto diretta e costante osservazione dell’addetto ai controlli. "Non ho provato a evadere i test e neppure a rinviarli, non ero sicuro che quell’uomo fosse proprio un ispettore, mi sono informato e ho fatto una doccia dopo un lungo allenamento, tutto qui" si difende Armstrong, che da inizio anno è stato sottoposto a 24 controlli a sorpresa. "Vogliono impedirmi di correre il Tour. Anche se sono pulito e non mi sono sottratto a nessun controllo. C’è una probabilità molto alta che l’agenzia francese antidoping mi escluda dal prossimo Tour".

Ora il via l’inchiesta. In attesa del verdetto, lo statunitense continuerà ad allenarsi, ma soprattutto dovrà impegnarsi a staccare dalla sua ruota chi, durante questi mesi ha continuato ad avere nei suoi confronti il naso corrucciato. Facendo affidamento solo sulle sue gambe, ovviamente.

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