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Argentina, stuprata a 11 anni e costretta a portare a termine la gravidanza

Quando il 29 gennaio X (la chiameremo così per proteggere la sua identità) è arrivata in un ospedale della provincia di Tucuman, nel nordovest dell’Argentina, chiedendo attraverso la madre di poter abortire, era alla diciannovesima settimana di gravidanza.

Quella gravidanza era la conseguenza dello stupro compiuto ai suoi danni da un uomo di 65 anni, compagno della nonna.

 

Una volta in ospedale, i medici avrebbero dovuto fare una sola cosa: proteggere la salute e la vita di X.

Invece, hanno perso tempo, sostenendo che la madre non potesse esercitare la tutela in quanto la figlia, per difendersi dal patrigno stupratore, era andata a vivere con la nonna. Ma la nonna aveva a sua volta perso la tutela essendo la convivente dello stupratore.

Un balletto vergognoso condito dalla divulgazione da parte dell’ospedale di informazioni su X del tutto confidenziali.

Giunti alla ventitreesima settimana, si è reso necessario il parto cesareo.

In Argentina l’aborto è illegale salvo che nei casi di stupro o di pericolo di vita per la madre ma, come ha vissuto sulla sua pelle X, è difficile persino applicare queste eccezioni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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