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Appello Dell’Utri - 14a puntata

Novità sulla lettera minatoria di Provenzano destinata a Berlusconi. Le dichiarazioni di Massimo Ciancimino confermano i sospetti: la lettera è stata tagliata, ma forse una copia integrale esiste ancora.

Fra la famiglia Ciancimino e Marcello Dell’Utri corrono rapporti di vecchia data. Il primo contatto fra don Vito Ciancimino e il senatore risale al periodo che va dal 1977 al 1979. In quegli anni Dell’Utri lavorava alla Inim S.p.A., impresa dai <<capitali mafiosi>> facente capo a Filippo Alberto Rapisarda, legato a Ciancimino tramite Francesco Paolo Alamia, a sua volta legato a Mangano, che chiude il cerchio. I pentiti hanno chiarito che fu direttamente Stefano Bontate a riferire ad Angelo Siino, massone imparentato con la famiglia del boss Balduccio di Maggio, che nell’Inim c’erano <<gli interessi di Ciancimino>>. Dell’Utri, stando alle dichiarazioni di Ezio Cartotto, si era iscritto, fin dall’inizio degli anni ’70, alla corrente cianciminiana della Democrazia Cristiana. Secondo altri pentiti, il senatore <<curava i problemi finanziari>> di don Vito.
 
Vito Ciancimino è morto nel 2002, lasciando il suo “tesoro” in eredità al figlio Massimo, condannato in primo grado nel 2007 a cinque anni e otto mesi per riciclaggio, intestazione fittizia di beni ed estorsione.

Anche un’altra cosa ricevette (a suo dire) in eredità dal padre: un assegno di 35 milioni emesso da Berlusconi che, per un motivo che non è mai stato chiarito, si trovava <<nella vecchia carpetta di papà>>. Massimo Ciancimino ne ha parlato al telefono con la sorella il 6 marzo 2004, in un intercettazione telefonica che, tuttavia, non è stata acquisita agli atti del processo Dell’Utri (vedi la settima puntata).

Oggi, mentre è in corso l’appello del suo processo, Massimo collabora con la giustizia in indagini e processi fondamentali a ricostruire trattative e intrecci fra Stato, mafia e politica.

Il 3 luglio i giornali hanno dato notizia del ritrovamento di una lettera scritta a mano in cui Cosa Nostra minaccia Berlusconi e gli chiede un sostegno reciproco. La lettera, sequestrata dai carabinieri nel 2005 in un magazzino di Ciancimino, è rimasta secretata per quattro anni nei cassetti della procura. Si tratta di metà foglio A4, strappato nella parte superiore. Il suo testo integrale è stato pubblicato in esclusiva da Peter Gomez su “l’Espresso” (solo online).

Nella lettera (su cui sono in corso perizie calligrafiche per individuare l’autore) viene offerto un appoggio <<che non sarà di poco>> a Berlusconi che viene minacciato di un <<triste evento>> se non metterà <<a disposizione una delle sue reti televisive>>. Di seguito il testo completo della mezza lettera.

<<posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perche questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizioni una delle sue reti televisive>>.


Il triste evento è l’<<uccisione di un figlio di Berlusconi>>. Massimo Ciancimino ricorda molto bene di quella minaccia che gli fece <<molta impressione>>. Lo ha rivelato il primo luglio ai magistrati di Palermo. Le sue dichiarazioni sono state rese note solo lo scorso venerdì nel corso dell’ultima udienza del processo Dell’Utri.

Pensava che quella lettera fosse sparita. Quando i magistrati gliel’hanno mostrata e hanno chiesto chiarimenti <<era terrorizzato>>. <<Si tratta di qualche cosa che è più grande di me>>, avrebbe detto. Poi ha iniziato a raccontare.

Quella lettera, destinata a Marcello Dell’Utri, la ritirò personalmente da Bernardo Provenzano a San Vito Lo Capo in una villa del boss Pino Lipari. Poi la portò dal padre, in carcere, che avrebbe dovuto <<fornire il proprio parere e farla avere ad una terza persona>> non meglio precisata.

Con o senza la lettera, le minacce arrivarono a Berlusconi, che nel 1998, al telefono con Renato Della Valle, disse: <<mi hanno detto che, se, entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo>>. La “roba”, quindi, era presumibilmente la <<disposizione>> di <<una rete televisiva>> nelle mani di Cosa Nostra ed aveva forse qualcosa a che vedere con una <<posizione politica>>. 

Ciancimino ha assicurato che la lettera occupava l’intero foglio la cui prima parte, quindi, è stata stracciata. Si dovrà capire se prima o dopo del suo sequestro dal magazzino in cui era conservata. C’è di più: Ciancimino ha anche detto di avere una copia integrale del foglio che si è impegnato a cercare e a consegnare ai magistrati.

In udienza il pg Gatto ha chiesto di utilizzare nel processo la lettera e di interrogare Massimo Ciancimino. Gli avvocati del senatore hanno chiesto tempo per le loro controdeduzioni. L’udienza è stata rinviata a settembre e la sentenza, ormai, sembra allontanarsi verso il 2010.

Arrivederci alla prossima puntata.


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