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 Home page > Attualità > Politica > Appalti e corruzione in Italia. Binomio inscindibile?

Appalti e corruzione in Italia. Binomio inscindibile?

"Cari signori il vostro datore di lavoro è una persona perbene, non paga pizzo né mazzette, non assume in nero e non subappalta a chi è in odore di mafia. Però non abbiamo più lavori"

e Ho una discreta esperienza nel mondo degli appalti pubblici, dopo 25 anni di attività posso dire che trovarne uno regolare è come vincere la lotteria.

Il problema è che in Italia, se c’è un minimo di possibilità di imbrogliare, o di trovare una scorciatoia per sistemarsi, nessuno si tira indietro.

" ...e che sono l’unico fessacchiotto che si fa tanti scrupoli? se non ne approfitto io lo farà qualcun altro, lo stato resterà sempre fregato, e allora tanto vale". Questo ci hanno insegnato, dall’alto. 

Perché mai quelli che si sbattono per tenere in vita l’azienda si dovrebbero dare pena di rispettare la legge (ma quale? il codice penale, il civile, le regole degli appalti, le norme edilizie, l’antitrust, la sicurezza..).

Chi denuncia è emarginato ed è costretto a chiudere.
Cosa racconta l’imprenditore onesto ai suoi dipendenti se la ditta non ottiene più commesse? 

“Cari signori eravamo d’accordo di rispettare il nostro codice etico e di operare con correttezza e onestà, rifiutando di pagare per ottenere lavori e concessioni. Non ha funzionato. Siete liberi di andare a lavorare con chi è più scaltro e spregiudicato di me”.

Conviene quindi adattarsi (per il bene dell’impresa) e cercare di darsi da fare.
A cominciare dal giovane che cerca lavoro. Perché dovrebbe rifiutare l’opportunità di una solida raccomandazione? Prima o poi il suo benefattore gli chiederà di restituirgli il favore.

Siamo seri.
Alla classe politica (tutta, perché in questo destra o sinistra pari sono) del problema della corruzione nella pubblica amministrazione interessa poco o nulla. Si sono ben sistemati (per la vita loro e dei figli) ed è un problema troppo complicato, poi bisogna essere tutti d’accordo, chi glielo fa fare?

Dietro alle decisioni sulle grandi opere c’è, soprattutto, la spartizione dei lavori. Il consenso (quello vero, non la propaganda) si ottiene con un accurato, e soprattutto bipartisan, bilanciamento degli affidamenti. 

O si è dentro a questi meccanismi (che dipendono direttamente dai leader politici) o si è tagliati fuori. Una real politik che ha dissolto ogni residuo della “diversità” della sinistra.


Nell’economia spicciola, negli enti locali, nelle società pubbliche di servizi, le nomine politiche equivalgono a potere sugli affidamenti e sulle concessioni
A che servono ormai gli assessori o i consiglieri di amministrazione? Per far funzionare meglio la macchina burocratica? Balle. A quello dovrebbero bastare i funzionari pubblici o i tecnici incaricati.

Servono per “imporre le priorità” per portare a buon fine il programma; quelli seri e onesti (pochi, ma ce ne sono). Ma per la maggioranza quegli incarichi servono a far ottenere appalti e concessioni agli appartenenti al clan. 

Hanno trovato il modo per pilotare perfino le gare con l’aggiudicazione all’offerta che si avvicina di più alla media delle offerte valide (escluse quelle più alta e più bassa: il "taglio delle ali").
 
Il livello di omertà che vige tra le imprese che operano nei lavori e nelle forniture pubbliche è identico a quello mafioso e l’imprenditore che vuole restare nel mercato deve attrezzarsi e fare “pubbliche relazioni” partecipare a incontri, feste, sedersi al tavolo delle spartizioni: oggi lavoro io, domani lavori tu, dopodomani all’altro “amico”.

Un capitolo a parte meriterebbe la discussione sulla normativa delle procedure pubbliche di appalto, che sembra fatta apposta per escludere chi vorrebbe occuparsi solo di lavori ben fatti e forniture di qualità, per ammettere chi ha le carte a posto ma esegue lavori malfatti.

La “Merloni” ha figliato una serie di revisioni (siamo alla “quater” chiamata codice degli appalti) che non hanno ridotto di un punto la percentuale delle gare truccate e l’intollerabile tasso di corruzione.

Gli ennesimi, inutili, appelli sulla necessità di una “riforma” delle regole per combattere la corruzione assumono i connotati di una pericolosa provocazione nei confronti delle persone per bene che sudano quotidianamente per sopravvivere e si vedono in Tv e giornali l’affronto delle facce di certi personaggi che ostentano opulente condotte di vita, alla faccia di una crisi che sta distruggendo la serenità, e non solo quella, di una moltitudine di cittadini. 

Non si vede, a breve termine, la possibilità e la volontà, di una vera rinascita morale. Son passati 18 anni da quel 17 febbraio. Il mariuolo Mario Chiesa è tornato in carcere: non ha saputo resistere. 

Cari politici, è inutile che chiediate agli altri di essere “onesti”. I primi a dare il buon esempio dovete essere voi, rifiutando di partecipare alle sedute dove sono presenti parlamentari condannati per corruzione, allontanando dai partiti personaggi chiacchierati, (che ci fa ancora l’on Cuffaro alla Vigilanza RAI?) difendendo le intercettazioni proponendo riforme che riducono le cariche parassitarie, imponendo gare e concorsi che premino i migliori.

Tra i primissimi atti del governo Berlusconi c’è la soppressione dell’Alto Commissariato contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione. La motivazione: ente inutile (art.68 comma 6a Dec.Legge 112 25.6.2008) 
Questa non la sapevate vero?

Bisognerebbe organizzarlo per davvero un NOcorrotti Day.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.175) 18 febbraio 2010 19:37

    Perchè mai un Sotto Segretario e Capo di Dipartimento dovrebbe preoccuparsi di controllare a chi vanno soldi pubblici (nostri) e come vengono spesi? Chi si dovrebbe preoccupare se nella PA dilaga corruzione/concussione e abuso d’ufficio? "Birbantelli o birbanti sono ovunque" chiosa SB. Forse oltre alle indagini dovremmo aprire un bel Dossier Arroganza ... (altro ancora => http://forum.wineuropa.it

  • Di (---.---.---.57) 18 novembre 2010 11:26

    CORRUZIONE, EVASIONE ED APPALTI PUBBLICI - Una proposta di riforma delle procedure d’appalto necessaria per combatterla 

    I livelli di corruzione e di evasione fiscale, oltre all’enorme giro d’affari delle mafie (ammontanti complessivamente, secondo diversi studi ad oltre 300 miliardi di euro), sono tra le cause maggiori che fanno classificare l’Italia, per questi aspetti, tra gli ultimi paesi al mondo.

    La corruzione e l’evasione fiscale, due fenomeni che evidentemente vanno interpretati come associati, soprattutto per quanto concerne i danni sociali che generano.

    Uno dei fattori che genera i più rilevanti fenomeni di corruzione e concussione sono da sempre, le procedure d’appalto per affidamento lavori, di servizi e forniture per l’amministrazione pubblica, regolati oggi dal D.Lgs. 163 del 2006.

    Le gare d’appalto con offerte al massimo ribasso o tutte le altre procedure che lasciano discrezionalità nella scelta delle imprese, oltre a generare fenomeni di corruzione-concussione, sconvolgono le regole di mercato e determinano una scarsissima qualità delle opere, dei servizi o delle forniture che si appaltano.

    Considerando che i progetti con cui si affidano le opere adottano prezziari pubblici che oltre ai costi industriali prevedono un incremento del 15% di spese generali ed un 10% di utile d’impresa, come si può affidare un opera pubblica per esempio, con un ribasso che spesso supera il 60% e “pretendere” che il lavoro sia svolto conformemente al progetto e con la regola dell’arte?

    È palese che il massimo ribasso non dovrebbe superare il 10%; maggiore all’utile previsto da progetto.

    È necessaria una revisione delle procedure d’appalto previste dal “codice degli appalti”, D. Lgs. 163 del 2006, che elimini definitivamente l’affidamento delle gare pubbliche al massimo ribasso ed ogni tipo di procedura con la discrezionalità della committenza nella scelta del contraente.

    L’unica procedura che può determinare una scelta oggettiva dell’impresa è la procedura aperta con sorteggio tra tutti i partecipanti che possiedono i requisiti previsti dalle normative vigenti, al prezzo stabilito dal progetto.

    Le imprese potranno partecipare liberamente alle gare entro limiti rapportati all’attestazione SOA, per appalti di lavori, ed al fatturato medio degli ultimi esercizi per appalti di servizi e forniture. Dovranno sospendere temporaneamente la loro partecipazione alle gare d’appalto quando avranno raggiunto i limiti di acquisizione di commesse pubbliche.

    Oggi, grazie alle tecnologie ed alle procedure già adottate dall’Autorità dei Lavori Pubblici, che impone alle stazioni appaltanti la comunicazione online dei risultati di gara, si può tenere sotto controllo il portafoglio lavori di tutte le imprese che partecipano a gare pubbliche.

    Qualcuno obietterà che le imprese non sarebbero motivate a migliorare e che verrebbe meno la concorrenzialità, che l’Italia è obbligata ad adottare procedure conformi alle direttive europee.

    Le imprese hanno tutto l’interesse a ricercare l’ottimizzazione dell’organizzazione aziendale e le tecnologie più avanzate per raggiungere i massimi risultati di bilancio. Che l’Italia con l’Europa deve ricercare tutte le soluzioni a problemi che, in misura sicuramente inferiore, sono presenti anche in altri paesi della comunità.

    La cosa di cui siamo estremamente convinti è che qualsiasi provvedimento efficace, preso per combattere e diminuire il malcostume della corruzione, concussione ed evasione fiscale, ci faccia migliorare le condizioni di vita e fare un passo avanti verso un paese più civile. 

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