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AnelliDiFumo

AnelliDiFumo

Scrittore, giornalista, professore, traduttore. Uno dei tanti "stomaci in fuga": quegli italiani con un cv da far impallidire coloro che vengono assunti solo per raccomandazione. Noi altri troviamo soddisfazione ovunque nel mondo, ma non in Italia. Ma a forza di vivere nel mondo Occidentale, quella che all’inizio era una fuga, diventa una scelta. Una immensa fortuna. www.sciltiangastaldi.com

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  • Primo articolo giovedì 08 Agosto 2008
  • Moderatore da lunedì 08 Agosto 2008
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Ultimi commenti

  • Di AnelliDiFumo (---.---.---.108) 5 settembre 2010 09:54
    AnelliDiFumo

    "Libero fischio in libero Stato". Lo disse Sandro Pertini, non Benito Mussolini come sembrano credere alcuni piddini. Certo, non i piddini che l’altra sera hanno fischiato e contestato Franco Marini in dibattito contro Di PIetro.

    http://anellidifum0.wordpress.com/2...

  • Di AnelliDiFumo (---.---.---.197) 11 dicembre 2008 15:17
    AnelliDiFumo

    Francesco, per quanto mi riguarda li potete anche mantenere i commenti d’insulto dell’anonimo. Servono a qualificarlo agli occhi di tutti. E poi la censura è quasi sempre sbagliata.

  • Di AnelliDiFumo (---.---.---.77) 11 dicembre 2008 14:11
    AnelliDiFumo

    Virginia, prego. Educare i media è sempre una cosa difficile, ma in Italia è un po’ più difficile che altrove. E naturalmente la colpa è sia del livello dei nostri media, che del livello delle nostre associazioni LGBT, che sono tra le più frammentate e inconcludenti del mondo.

    Oltre a questo, devi riflettere anche su un altro dato: uno degli obiettivi dei Gay Pride è proprio quello di mostrare che esiste una fetta di società diversa da quella di maggioranza. Quando io partecipo a un Pride, bisessuale vestito in jeans e camicia, non sento come "altro da me" il travestito o la trans con le piume rosa in testa. Li sento come parte della mia comunità, come elemento del mio mondo. Un elemento che assume uno stile diverso dal mio, ma che ha anche una vita differente dalla mia. E non li giudico, anzi, li trovo necessari per ricordare anche a me che esiste la diversità anche all’interno della mia comunità. Capisco che per altri il travestito o la transessuale possa sembrare una baracconata. Ma sono solo esempi di vita differente dalla propria. In Occidente è un concetto che piano piano è stato compreso dalla maggioranza eterosessuale. In Italia ci vorrà più tempo per varii motivi che non sto qui a elencarti.

    Quel che ci accomuna è la discriminazione che subiamo. Sono gli insulti, tipo quelli che trovi anche dentro questo forum da parte di gente che, di solito, ha problemi ad accettare la propria omosessualità recondita e quindi risolve con ondate di aggressività e maleducazione nei confronti di chi è più sereno. Oppure da parte di coglioni frustrati che hanno bisogno di sfogarsi contro qualcuno che reputano sedere su un gradino sociale più basso. E’ lo stesso meccanismo, se ci pensi, che porta i meridionali emigrati al Nord a diventare leghisti e a far la guerra contro i nuovi immigrati in una terra che non è quella loro di origine, ma è quella loro di adozione.

  • Di AnelliDiFumo (---.---.---.181) 11 dicembre 2008 00:46
    AnelliDiFumo

    Virginia, sono molto colpito dal tuo messaggio.

    Vedi, le manifestazioni dell’orgoglio omosessuale si tengono da quando, nel 1969, dei travestiti e dei gay che frequentavano un locale gay di New York, lo Stonewall, decisero di reagire con la violenza alla violenza dei poliziotti che compivano retate abituali in quei locali, con l’obiettivo di repimere quella che si considerava allora "ostentazione dell’omosessualità", ossia entrare in un locale pubblico per chiacchierare con amici e sconosciuti, magari tra un drink e l’altro.

    Ogni 28 giugno, ricorre l’anniversario di quella rivolta, che durò 5 giorni e tra l’altro costrinse i poliziotti a difendersi dalla reazione dei finocchi chiudendosi a chiave proprio dentro lo Stonewall. Per una volta, chi doveva difendersi chiudendosi in un posto, erano i poliziotti eterosessuali e omofobi.

    Il gay pride, in tutto il mondo occidentale, ricorda quell’anniversario. Si "esce fuori" e si mostra a una società prevalentemente eterosessuale che la società stessa è fatta di tante componenti differenti. In quel 5-10% di persone gay, lesbiche, trans e bisessuali c’è naturalmente di tutto: dai bacchettoni ai libertini, proprio come tra gli etero. I gay bacchettoni non conoscono oppure non capiscono oppure non condividono la storia del gay pride e non pensano che si debba andare in piazza a manifestare. Questi rimangono a casa a lamentarsi, ma del resto poi spesso non vanno nemmeno a votare, per cui non fanno testo. Alcuni di loro invece vengono lo stesso, e si vestono in modo ordinario, unendosi a quella maggioranza di manifestanti non bacchettoni che partecipa vestendosi come quando va a scuola, al lavoro o in università: giacca e cravatta, jeans e maglietta, gonna e camicia. Solo che poi la maggioranza di chi si veste in modo regolare non finisce nell’obiettivo dei fotoreporter e non va nei servizi del telegiornale. I media, specie quelli italiani, hanno l’interesse a trovare sempre e solo il personaggio sgargiante, raramente intervistano manifestanti il cui abbigliamento non desta scandalo.

    Il gay pride, in Occidente, è anche occasione di festa: si festeggia il raggiungimento della parità dei diritti. Sono d’accordo con te, in questo senso, che in Italia non ci sia proprio niente da festeggiare.

    Eppure, se tu vivessi in una società al 90/95% maschilista, che considerasse l’avere le tette e l’essere donna come un segno di inferiorità, di vergogna e di discriminazione, molto probabilmente ogni 8 marzo (e forse tutti i giorni?) andresti a manifestare in gonna e camicia, o magari addirittura con le tette al vento, come diceva quella vecchia canzone di Guccini. Oppure te le fasceresti strette, sperando che nessuno le possa notare? Pensaci.

  • Di AnelliDiFumo (---.---.---.146) 24 novembre 2008 15:57
    AnelliDiFumo

    Non è colpa mia se abbiamo un presidente del Consiglio e dei ministri che amano fare dichiarazioni improvvide e inopportune anche davanti a una tragedia. Berlusconi e Brunetta, anziché di dire ciò che hanno detto, avrebbero potuto evitare di approvare il decreto 133 che ha tagliato i fondi per la ristrutturazione delle scuole pubbliche italiane non a norma (alcune migliaia di plessi) del 50%. Di certo se le scuole pubbliche italiane cadono a pezzi non è colpa solo del presente governo, ma di quelli degli ultimi 20 anni. Ma è un fatto che questo governo è il primo e l’unico che abbia previsto tagli nel settore scuola per 8,4 miliardi di euro e nel settore università per 1,5 miliardi di euro. Mi rendo conto che debba essere difficile essere elettori di Berlusconi e Brunetta davanti a questi numeri e a queste dichiarazioni sconsiderate, ma il resto è polemica sterile.

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