• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > La mia protesta contro la censura di Brokeback Mountain

La mia protesta contro la censura di Brokeback Mountain

Come probabilmente sapete, l’altro ieri Rai Due ha messo in onda uno dei film più premiati del 2005, Brokeback Mountain, pellicola USA a tematica romantico-gay.

La rete guidata dal leghista Marano non si è però smentita ed è riuscita a censurare il film rendendolo una pecionata assurda. Sono state tagliate le fondamentali scene romantiche, quelle che consentivano di capire il senso del rapporto tra i due personaggi principali.

Dopo aver letto le reazioni su QueerBlog, ho deciso di ricavare una mail di protesta da quelle che ho trovato lì, aggiungendo qualche mia considerazione. Se volete, potete spedire anche voi una letterina alla Rai per protestare, seppure come sempre non servirà a niente. In ogni caso, vi invito a fare lo stesso. Andate su questo sito della RAI e scrivete il vostro testo, oppure se non avete tempo copia-incollate il mio qui sotto:

Poco spettabile Rai Due,


che Antonio Marano non ci capisse un tubo di televisione, lo sapevamo già. Da ieri sappiamo però che come censore ha il suo perché. Mi riferisco alla censura operata su "Brokeback Mountain", un film che ha vinto il Leone d’Oro del 2005, 3 Oscar, 4 Golden Globe, e che per Marano probabilmente era pornografico.

Il film è stato trasmesso l’8 dicembre in seconda serata in prima tv, senza alcun lancio pubblicitario, in una giornata di festa, facendo ottenere alla pellicola solo il 7% di share, cioè un vero disastro per Rai Due, che si è bruciata così una pellicola pagata a caro prezzo coi soldi anche della mia famiglia. Facevate meglio a non acquistarla e non trasmetterla del tutto, vi pare?

Ricordo a voi tutti che la Rai è tenuta a fare servizio pubblico e quindi a trasmettere i film integralmente, non operando ridicoli tagli nei confronti di alcune scene romantiche tra due uomini, soprattutto considerando i quarti d’ora di sesso etero che ci fate vedere in ogni altro film. Ma di cosa avete paura? Che la gente veda due cow boy che si baciano in tv e diventi gay? Ma non vi sentite almeno un po’ ridicoli pure voi?

Vorrei sapere da parte vostra, che senso ha mandare in onda una pellicola mutilata, offesa e privata della sua coerenza e coesione. Le scene tagliate sono scene fondamentali per la compensione logica della trama. Cosa pensate abbia capito uno spettatore che vedeva il film la prima volta? Avete stravolto l’opera di Ang Lee, che rappresentava una storia d’amore romantico tra due cow boy, e l’avete trasformata in un’altra cosa, con due uomini che ogni tanto si fanno una sveltina, al di fuori di qualunque trasporto affettivo. Questo è un disservizio al pubblico, agli autori e alla cultura: che Marano e gli altri responsabili della messa all’Indice si dimettano, e vadano a lavorare in Iran, laddove una pellicola americana non sarebbe stata mai trasmessa, meno che meno se a tema gay.

Fate schifo.

Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.96) 10 dicembre 2008 10:47

    Per fortuna avevo visto il film quandi uscì in Italia ed ho condiviso tutti quegli Oscar.
    E’ bello, sincero, pieno di passione ed esalta il "volersi bene" tra esseri umani indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Se si vuole è anche un film politico che dice molto di più e convince molto di più delle baracconate che sono le parate del gay pride. Dirsi orgogliosi (gay pride) rivela una ferita profonda che si vuole nascondere con la spavalderia sbattuta in faccia.
    Meglio comportarsi con l’assoluta normalità dei due cow boy.

    • Di md (---.---.---.234) 10 dicembre 2008 13:49

      Calma con le "baracconate" (che è poi il linguaggio omofobo utilizzato dal Vaticano). Il Pride è una forma politica del tutto legittima di manifestazione e di autodeterminazione, compresi anche i suoi aspetti più chiassosi, barocchi e ostentati. Piacciano o no (ma non è questione di gusti) si tratta di un modo altro di fare politica e di mostrarsi, rendersi visibili, affermarsi - anche con la propria corporeità non normalizzata/normalizzabile.
      Certo, molto meno barboso e molto più vitale deelle quotidiane "mascherate politiche" cui siamo abituati...

    • Di DD (---.---.---.140) 10 dicembre 2008 17:07

      Le spavalderie hanno un senso nel mondo. Quando le persone sono razziste e ingnoranti e non c’é cura per salvarle é giusto estremizzare e prenderle in giro, in questo caso con atti osceni e provocanti.
      Ringrazio Dio che i gay non sono tutti cosi’.
      La censura del film dimostra che l’Italia é ignorante su molte questioni perché la gente non è abituaata a vedere certe cose e quindi non le conosce non le capisce e quindi in Tv (in questo caso) censurano un film con scene un po’ "estreme". E’ un circolo vizioso....

  • Di Nino Federico (---.---.---.58) 10 dicembre 2008 15:20

    Non si riesce mai a dialogare serenamente in Italia, ognuno porta avanti la sua ragione offendendo quella degli altri.
    Ho visto il film al cinema a suo tempo, premi e riconoscimenti a parte non riuscì a colpirmi particolarmente e forse perche le storie d’amore non sono il mio forte, etero, gay o lesbo che siano.
    Detto ciò, è triste constatare l’ennesima volta come il politichetto di turno o il clericale frustrato o peggio (molto peggio) il Moige possano operare censura su opere concepite e presentate in un certo modo e poi mutilate secondo l’arbitrio dell’uno o dell’altro.
    Sono padre di due figli maschi piccoli, per i miei bambini e il loro futuro mi fanno più paura le insensate censure di tutti i fotogrammi censurati messi insieme.
    Siamo condannati da noi stessi a rimanere co na scarpa e na ciavatta..
    Nino Roma

  • Di AnelliDiFumo (---.---.---.181) 11 dicembre 2008 00:46
    AnelliDiFumo

    Virginia, sono molto colpito dal tuo messaggio.

    Vedi, le manifestazioni dell’orgoglio omosessuale si tengono da quando, nel 1969, dei travestiti e dei gay che frequentavano un locale gay di New York, lo Stonewall, decisero di reagire con la violenza alla violenza dei poliziotti che compivano retate abituali in quei locali, con l’obiettivo di repimere quella che si considerava allora "ostentazione dell’omosessualità", ossia entrare in un locale pubblico per chiacchierare con amici e sconosciuti, magari tra un drink e l’altro.

    Ogni 28 giugno, ricorre l’anniversario di quella rivolta, che durò 5 giorni e tra l’altro costrinse i poliziotti a difendersi dalla reazione dei finocchi chiudendosi a chiave proprio dentro lo Stonewall. Per una volta, chi doveva difendersi chiudendosi in un posto, erano i poliziotti eterosessuali e omofobi.

    Il gay pride, in tutto il mondo occidentale, ricorda quell’anniversario. Si "esce fuori" e si mostra a una società prevalentemente eterosessuale che la società stessa è fatta di tante componenti differenti. In quel 5-10% di persone gay, lesbiche, trans e bisessuali c’è naturalmente di tutto: dai bacchettoni ai libertini, proprio come tra gli etero. I gay bacchettoni non conoscono oppure non capiscono oppure non condividono la storia del gay pride e non pensano che si debba andare in piazza a manifestare. Questi rimangono a casa a lamentarsi, ma del resto poi spesso non vanno nemmeno a votare, per cui non fanno testo. Alcuni di loro invece vengono lo stesso, e si vestono in modo ordinario, unendosi a quella maggioranza di manifestanti non bacchettoni che partecipa vestendosi come quando va a scuola, al lavoro o in università: giacca e cravatta, jeans e maglietta, gonna e camicia. Solo che poi la maggioranza di chi si veste in modo regolare non finisce nell’obiettivo dei fotoreporter e non va nei servizi del telegiornale. I media, specie quelli italiani, hanno l’interesse a trovare sempre e solo il personaggio sgargiante, raramente intervistano manifestanti il cui abbigliamento non desta scandalo.

    Il gay pride, in Occidente, è anche occasione di festa: si festeggia il raggiungimento della parità dei diritti. Sono d’accordo con te, in questo senso, che in Italia non ci sia proprio niente da festeggiare.

    Eppure, se tu vivessi in una società al 90/95% maschilista, che considerasse l’avere le tette e l’essere donna come un segno di inferiorità, di vergogna e di discriminazione, molto probabilmente ogni 8 marzo (e forse tutti i giorni?) andresti a manifestare in gonna e camicia, o magari addirittura con le tette al vento, come diceva quella vecchia canzone di Guccini. Oppure te le fasceresti strette, sperando che nessuno le possa notare? Pensaci.

    • Di virginia (---.---.---.96) 11 dicembre 2008 13:38

      Grazie,Anellidi fumo, per la tua spiegazione. Ignoravo che il 28 giugno fosse una ricorrenza. A questo punto, fermo restando il mio pensiero a proposito della sguaiatezza di certi gay pride, penso sia giusto commemorare quel giorno come si fa con l’8 marzo.
      Purtroppo sono i "media" a dover essere educati, a non riprendere soltanto quello che può fare effetto sulla popolazione.
      Perché il 28 giugno non si fa una campagna per l’educazione dei media?

    • Di AnelliDiFumo (---.---.---.77) 11 dicembre 2008 14:11
      AnelliDiFumo

      Virginia, prego. Educare i media è sempre una cosa difficile, ma in Italia è un po’ più difficile che altrove. E naturalmente la colpa è sia del livello dei nostri media, che del livello delle nostre associazioni LGBT, che sono tra le più frammentate e inconcludenti del mondo.

      Oltre a questo, devi riflettere anche su un altro dato: uno degli obiettivi dei Gay Pride è proprio quello di mostrare che esiste una fetta di società diversa da quella di maggioranza. Quando io partecipo a un Pride, bisessuale vestito in jeans e camicia, non sento come "altro da me" il travestito o la trans con le piume rosa in testa. Li sento come parte della mia comunità, come elemento del mio mondo. Un elemento che assume uno stile diverso dal mio, ma che ha anche una vita differente dalla mia. E non li giudico, anzi, li trovo necessari per ricordare anche a me che esiste la diversità anche all’interno della mia comunità. Capisco che per altri il travestito o la transessuale possa sembrare una baracconata. Ma sono solo esempi di vita differente dalla propria. In Occidente è un concetto che piano piano è stato compreso dalla maggioranza eterosessuale. In Italia ci vorrà più tempo per varii motivi che non sto qui a elencarti.

      Quel che ci accomuna è la discriminazione che subiamo. Sono gli insulti, tipo quelli che trovi anche dentro questo forum da parte di gente che, di solito, ha problemi ad accettare la propria omosessualità recondita e quindi risolve con ondate di aggressività e maleducazione nei confronti di chi è più sereno. Oppure da parte di coglioni frustrati che hanno bisogno di sfogarsi contro qualcuno che reputano sedere su un gradino sociale più basso. E’ lo stesso meccanismo, se ci pensi, che porta i meridionali emigrati al Nord a diventare leghisti e a far la guerra contro i nuovi immigrati in una terra che non è quella loro di origine, ma è quella loro di adozione.

  • Di (---.---.---.107) 11 dicembre 2008 13:20

    Amen.

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 11 dicembre 2008 15:05
    Francesco Raiola

    Dopo diverse segnalazioni abbiamo deciso di cancellare alcuni commenti (e di conseguenza anche le risposte dirette a quelli). Cancellare commenti è una cosa che vorremmo potere sempre evitare, ma bisogna dotarsi di buon gusto ed educazione anche nei commenti.
    Ognuno può esprimere la propria opinione, usando, però, termini civili.
    La redazione

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares