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Contro il presidenzialismo

Quando ero uno studente di Scienze politiche, i miei libri di Diritto Costituzionale spiegavano come la struttura rigidamente parlamentare della nostra Repubblica fosse stata voluta dai Padri costituenti perché sicuri di avere per le mani una democrazia debole e fragile, che non si sarebbe potuta permettere un sistema presidenzialista.

Il ricordo di Lui, inteso come M, era freschissimo, e qualunque accentramento di poteri politici su un solo uomo faceva correre lunghi brividi e sudare freddo anche coloro che avevano appena deposto le armi della Resistenza.

A distanza di 64 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, a me pare che la democrazia italiana sia oggi ancor più debole di quanto lo fosse durante la scrittura della Costituzione. E il motivo è semplice: esiste oggi un uomo così potente e così ricco che è riuscito a farsi eleggere in Parlamento nonostante esistesse una legge del 1957 che ne impediva l’eleggibiltà. Quello stesso uomo, uno dei più ricchi del pianeta, ha saputo conservare la sua posizione dominante nei mezzi di comunicazione di massa e, attraverso quelli, ha convinto un 15-20% dell’elettorato della bontà indiscutibile e assoluta di ogni sua idea, plasmando così una nuova cultura politica: il berlusconismo. Poco importa, almeno fino a oggi, che l’andamento dell’economia nazionale sotto i governi presieduti da Berlusconi sia fallimentare rispetto allo stesso dato sotto i governi non presieduti da Berlusconi: gli italiani, sinché non faranno letteralmente la fame e saranno costretti ad assaltare i supermercati per mangiare (scenario realistico nel caso di una bancarotta di Stato, così come l’ha di recente paventata il ministro del Welfare, Sacconi), non sono disposti, nella loro maggioranza, a mettere in discussione il loro leader Berlusconi.

Ecco dunque che la proposta dell’attuale Presidente del Consiglio di arrivare al presidenzialismo, è una di quelle idee che spingono le persone appena un po’ avvertite ad alzare la voce. Anche perché avverrebbe dopo il voto referendario sul sistema elettorale, quel voto folle che anche alcuni de iMille appoggiano, e che peggiorerebbe la legge elettorale al punto di renderla meno rappresentativa della Legge Acerbo, voluta da Mussolini.

Mentre nel Partito Democratico è in corso una delle loro micidiali guerre ombelicali, e della Sinistra non è dato sapere, Berlusconi propone un cambio di sistema per costringere Napolitano alle dimissioni e per farsi eleggere Presidente di una repubblica presidenziale, nella quale il ruolo del primo ministro sarebbe inevitabilmente sottoposta alla potestà politica del Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo.



Questa proposta, assieme a quella di limitare la libertà della rete Internet in occasione del prossimo G8 della Maddalena (come se il G8 avesse mai avuto bisogno di questo genere di misure di censura delle informazioni), danno il quadro dei tempi tremendi in cui l’Italia vive, nella quasi totale incoscienza di ciò che sta per capitare.

In questo senso, molto bene la risposta di Veltroni, Di Pietro e Casini, così come anche lo stop-and-go della Lega Nord. Speriamo davvero che se il presidenzialismo passerà in Parlamento, il successivo referendum popolare riesca, ancora una volta a fermare il progetto piduista. Anche se, temo, davanti a una riforma complessiva che mettesse in risalto accanto al presidenzialismo, la diminuzione del 50% dei membri del Parlamento, il corpo elettorale stavolta darà ragione a Berlusconi.

A quel punto, cari concittadini, non dovrete far altro che contare i giorni che vi separeranno da un’altra invasione militare di una potenza straniera, che imparerete a chiamare "alleati" nel corso della guerra, man mano che l’Italia la perderà. Chissà, probabilmente saranno un’altra volta gli Stati Uniti e il Canada.

Buone feste.

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