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Ancora sull’Istruzione

Della riforma dell’Istruzione ne riparleremo ancora: dopo l’approvazione della Camera, la riforma dell’Istruzione passerà all’esame del Senato. “Si può sempre discutere e migliorare” – ha detto il premier Matteo Renzi. "Con qualche correzione ancora al Senato tutti saranno felicissimi di votare", gli ha fatto eco Luigi Bersani, leader dell’ala sinistra del PD. Il tutto con poca coerenza con il monocameralismo introdotto dalle riforme istituzionali: evidentemente la lettura delle leggi separata dei due rami del Parlamento in tutti questi anni a qualcosa è pur servita.

Purtroppo il dibattito fra le forze politiche sulla riforma dell’Istruzione non vola molto in alto. L’onorevole Bersani è preoccupato quasi esclusivamente da “poteri del dirigente scolastico e discriminazioni tra precari”. Sul destino degli studenti, nulla quaestio. E questo, invece, preoccupa il comune cittadino.

Al primo punto la scuola dell’obbligo, di cui all’art. 34 della Costituzione, il cui comma secondo recita «L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita». E’ di tutta evidenza che la norma si riferisce ad una istruzione volta alla formazione del cittadino di domani e, in quanto tale, eguale per tutti.

La prima considerazione che ne deriva è che essa oggi potrebbe essere insufficiente se limitata al minimo costituzionale di otto anni perché oggi fare il cittadino è molto più complicato rispetto al dopoguerra. In Europa da tempo alcuni Paesi hanno adottato un periodo di dieci anni di scuola dell’obbligo. Quanto alle discipline da studiare la stessa riforma in esame introduce diritto ed economia, informatica e legalità, ed altro ancora. Nessuno vieterebbe di elevare gli otto anni a dieci, la Costituzione dispone solamente un minimo temporale.

La seconda considerazione è relativa all’autonomia. Purtroppo, limitatamente alla scuola dell’obbligo, l’autonomia appare sbagliata, al limite addirittura incostituzionale. Infatti l’autonomia comporta differenza e, nella formazione del cittadino di domani, deve esservi, invece, uguaglianza. Come dicevano i rivoluzionari francesi, liberté – égalité – fraternité .

La terza considerazione è relativa alle scuole di formazione, da tempo, almeno in Sicilia, oggetto dell’attività dell’Autorità Giudiziaria. Per dare autorevolezza a questo martoriato settore, perché non si monitorizzano sistematicamente quanti le hanno già frequentate per introdursi nel mondo del lavoro e non si orientano i finanziamenti erogati in base ai risultati conseguiti? Oggi i finanziamenti sono indirizzati in base a valutazioni interne dell’Assessorato competente, dunque in base ad un principio di autorità e non di autorevolezza. Per questo sistema si potrebbe coniare il neologismo di regionalismo in analogia con statalismo.

Ed altre considerazioni si potrebbero ancora fare.

Purtroppo non si vede chi le possa fare al Senato.

Foto: Wikimedia ("Liceo Ginnasio Dante" di Kaho Mitsuki Original uploader was Kaho Mitsuki at it.wikipedia - Transferred from it.wikipedia(Original text : fotografia). Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/F...)

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