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Altro che default greco, ora inizia il suicidio europeo

In molti preannunciano il fallimento della Grecia e la sua uscita dall’euro, ma non saranno solo i greci a soffrire gli effetti del default ellenico.

La crisi greca, che dura più di cinque anni, ha causato un affaticamento visibile fra coloro che hanno avuto l’onere del negoziato. Questo li ha logorati fino a farli parlare a sproposito, così come risultano ‘usurati e vecchi’ molti commentatori politici ed economici di fama mondiale. La Grecia è sull’orlo del baratro, Grexit, default, abisso, fallimento; queste sono alcune delle parole più usate dai media di mezzo mondo, dimostrando così che la notizia è più ‘succulenta’ se viene pilotata verso la devastazione piuttosto che dare messaggi di speranza.

Però, guardando Washington la situazione greca dovrebbe fare arrossire di vergogna l’inquilino della Casa Bianca, Barack Obamache parla pur avendo creato il più grande debito pubblico del mondo. Se giriamo la faccia verso l’Europa, con la sua tremenda e temutissima Troika, i negoziati interminabili con la Grecia rivelano una sua grande irresponsabilità nel non aver compreso che la situazione è cambiata dopo che Alexis Tsipras ha ottenuto la guida del paese, decidendo comunque di spremere fino all'ultima goccia lo scarso succo ellenico, anche a costo di un crollo collettivo. Guardando la vicenda dal punto di vista di Mosca e Pechino, il futuro greco diventa subito roseo e pieno di prospettive, di cui pochi sono finora riusciti a comprenderne la reale portata.

Rischio contagio

Il default greco rovinerà il progetto di una così bella ‘Unione europea’? Con 11 milioni di abitanti, la Grecia ha il 2,2% della popolazione europea e il suo PIL rappresenta circa il 2% della zona euro. È poca cosa, quasi ininfluente. Il ministro delle Finanze italiano, Pier Carlo Padoan, ha assicurato che non ci sarà nessun contagio. Padoan, come molti suoi colleghi di altri paesi europei, allude al contagio economico e finanziario, ma non esiste solo quel tipo di ‘contaminazione’, anzi, il vero ‘contagio’ saranno gli effetti politici, sociali che mineranno l’intera struttura europea, mastodontica economicamente ma fragile politicamente (quote immigrati, per esempio).

Il FMI, la BCE e la Commissione europea hanno subito raccontato, a noi ingenui, che esiste un collaudato ‘firewall’ per garantire che un contagio della zona euro non si verifichi, anche se la Grecia esce dall'euro. Quindi, a questo punto, tutti noi potremmo tirare un bel sospiro di sollievo e lasciare che in Grecia il fato si compia perché sarà solo ed esclusivamente un problema dei greci.

Fandonie! Sono tutte fesserie utili per non turbare i mercati finanziari e le Borse europee. L’Europa e gli europei hanno molto più da perdere che non la stessa Grecia e i greci! I costi per tenere la Grecia in Europa o per farla uscire sono comunque altissimi e il danno oramai è fatto. Da oggi in poi sono molti i pericoli che ci attendono.

Rischio Grexit

In primo luogo il pericolo maggiore è per i greci, quelli che li attendono saranno certamente tempi difficili. Si potrebbe scatenare una crisi sociale dalle conseguenze imprevedibili. I servizi di base, come la sanità o la sicurezza, potrebbero scomparire da un giorno all'altro, per non parlare del suo sistema democratico. Il partito filo-nazista Alba Dorata, giunto terzo alle ultime elezioni, potrebbe emergere e diventare ancora più forte di prima, pur essendo attualmente sotto processo per essere considerata un'organizzazione criminale. Ma, naturalmente, il pericolo principale per la Grecia sarà quello di diventare uno Stato fallito.

In secondo luogo, il pericolo della rottura in zona euro. Da un giorno all'altro il ‘mantra’, ripetuto fino all’ossessione e che vuole l'appartenenza all'euro come irrevocabile, ora evapora in un attimo. Un’uscita dall’euro della Grecia riempirebbe di incertezze i paesi, come la Spagna e il Portogallo, che detengono le medesime difficoltà economiche. Altri paesi, come la Danimarca dopo le ultime elezioni o l’Italia con la Lega e Grillo oppure la Francia con la Le Pen, non possono rivendicare l'appartenenza all’euro come fosse una sacralità indiscutibile, perché la diffidenza verso la UE si sta radicando ovunque e si estende a macchia d’olio. Costoro apriranno un percorso di ‘rottura’ all’interno dell'area euro e questo minaccerà la sopravvivenza della stessa Unione europea. L’euro, la moneta comune pensata erroneamente come alternativa allo strapotere del dollaro, è oggi un ordigno nucleare instabile.

Il terzo luogo punta alla Russia, il nemico più grande, la minaccia più grave per i valori ‘democratici e di libertà’ dell'Unione europea. È noto che il governo greco si sia recentemente avvicinato a Mosca, per cui l'uscita della Grecia dall’euro potrebbe significare anche un suo allontanamento dal Patto della NATO. Il conseguente consolidamento dell’asse Mosca-Atene aprirebbe un lato pericoloso al confine est dell'Unione europea.

Rischio caos

Il pericolo che i confini greci diventino incontrollati, potrebbe determinare un flusso ancor più disordinato di profughi e immigrati provenienti dal Medio Oriente e dal nord Africa, con il rischio di infiltrazione di terroristi in un momento in cui la diffusione del jihadismo è più forte che mai. Di fronte a questa spirale di disintegrazione, i partiti populisti anti-europei verranno ancora più ispirati per prendere una maggior forza. Senza contare il rischio referendum inglese nel 2016, per questo il Regno Unito potrebbe essere il prossimo a lasciare la UE.

L’Italia e la Francia, una volta superato il problema greco, sono i due paesi con il debito pubblico più alto e le condizioni del loro PIL sono disastrose, appena meglio di quelle della Grecia. La Troika, visto che non sa affrontare più di un problema alla volta, ora potrà volgere altrove il proprio sguardo famelico. Terminato l’interesse per quello greco, chi sarà il paese candidato dalle ‘Istituzioni internazionali’ per il prossimo default?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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