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Allegro ma non troppo: “Le leggi fondamentali della stupidità umana”

E' in libreria il volume di Carlo M. Cipolla, illustrato da Altan, “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, edito da “Il Mulino”. Cipolla pubblicò lo stesso libro, senza le illustrazioni di Altan, nel 1988, con il titolo “Allegro ma non troppo”. La nuova edizione del libro mi sembra di notevole interesse per l’importanza del tema trattato. Gli stupidi, si sa, sono molti e molto pericolosi.

Occorre precisare che Cipolla è stato – è morto nel 2000 – uno storico dell’economia di livello internazionale. Generalmente scriveva saggi ponderosi e molto seri, universalmente apprezzati dai cultori degli argomenti trattati. Però nel 1988, appunto, pubblicò un libro, ironico senza dubbio ma, a mio avviso, ugualmente molto interessante. E mi sembra più che opportuno consigliare la lettura della nuova edizione. Per saperne di più su questo libro di Cipolla, ho ritenuto utile riportare alcune parti di quanto scritto, nel 1996, da Giancarlo Livraghi, a proposito della sua prima edizione.

“In parte si tratta di cose già note. Per esempio un fatto rilevato anche da altri autori e da quasi tutte le persone che hanno avuto occasione di ragionare sull’argomento: si tende sempre a sottovalutare ‘il numero di stupidi in circolazione’.

E’ una constatazione che ognuno di noi può fare ogni giorno: per quanto coscienti possiamo essere del potere della stupidità, siamo spesso sorpresi dal suo manifestarsi dove e quando meno ce la aspettiamo. Ne derivano due conseguenze, anche queste evidenti in ogni analisi coerente del problema. Una è che si sottovalutano spesso i perniciosi effetti della stupidità. L’altra è che, per la loro imprevedibilità, i comportamenti stupidi sono ancora più pericolosi di quelli consapevolmente malvagi.

Ciò che manca nell’analisi così impostata (come anche nel caso di Wakter Pitkin e di altri autori che si sono occupati dell’argomento) è una valutazione della nostra stupidità o comunque della componente di stupidità che esiste anche nelle persone più intelligenti…”.

“Uno dei meriti del saggio di Carlo Cipolla è riconoscere il fatto che la stupidità di una persona ‘è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona’. Questo è un punto fondamentale, che contraddice opinioni diffuse, ma è confermato da ogni attenta verifica sul tema. Non è solo o banalmente ‘politically correct’, ma è sostanzialmente vero, che nessuna categoria umana è più intelligente o più stupida di un’altra. Non c’è alcuna differenza nel livello o nella frequenza della stupidità per genere, sesso, razza, colore, etnia, cultura, livello scolastico eccetera. L’ignoranza può essere influenzata dalla stupidità, e viceversa, ma non sono la stessa cosa..”.

“C’è un criterio, della teoria di Cipolla, che ho adottato come metodo in alcune delle mie analisi. E’ definito in quella che lui chiama terza (e aurea) legge: ‘Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno’.

Un importante vantaggio di questo concetto è che evita l’arduo problema di definire ‘in teoria’ che cosa sia la stupidità (o l’intelligenza) mentre ne valuta la rilevanza in relazione agli effetti pratici. È evidente che, in base a questo criterio, si possono definire diverse categorie di comportamento. Ovviamente ai due estremi stanno le persone che realizzano un vantaggio per sé e per gli altri (perciò ‘intelligenti’) e all’altro quelle che danneggiano gli altri e anche se stesse (perciò ‘stupide’). E’ chiaro anche che ci sono almeno due categorie ‘intermedie’.

Una che fa danno agli altri con vantaggio per sé (Cipolla li definisce ‘banditi’) e l’altra che fa un danno a sé con vantaggio per gli altri…”.

Buona lettura, anche agli stupidi, ammesso che costoro acquistino il libro. Ho dei dubbi a questo proposito, ma, non si sa mai…

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