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Alcune annotazioni su ’Di che vita morire’ (autori vari, Gaffi Editore) e gli irrisolti italiani sul ’fine vita’

Pubblicato a un anno dalla morte di Eluana Englaro, ‘Di che vita morire’ (link alla scheda in fondo al pezzo – n.d.r.) è un libro che raccogliere voci, angoli, punti di vista, riflessioni, approfondimenti.
 
Questo libro nasce da un dialogo sulle scelte del fine vita tra un politico laico, che si è battuto per una legge ‘liberale’ sulla procreazione medicamente assistita ed è sostenitore del principio di autodeterminazione, ed un medico cattolico, rispettoso degli insegnamenti e del pensiero della Chiesa.
 
Lo spirito è stato quello del confronto, non della contrapposizione..
(Incipit della prefazione)
 
I due punti di vista differenti, sono chiari da subito: Antonio del Pennino, parlamentare repubblicano, ha presentato disegni legge sul testamento biologico e Daniele Merlo, laureato in Fisica e in Medicina, docente di anatomia, ha approfondito la bioetica del fine vita nella dottrina della Chiesa. A ’moderarli’ raccogliendone le testimonianze Giancarlo Giojello, giornalista, vicedirettore di Rai International e autore di reportage.
 
Della morte e, ancora prima, di quel limbo spazio-temporale definito ‘fine vita’ in Italia si dibatte a intermittenze, mentre dal punto di vista normativo ancora non si è giunti ad alcuna regolamentazione chiara.
 
In questo libro non ci sono risposte ma voci, ed ha il rilevante pregio di essere strutturato per parti scindibili. Ogni sezione è autonoma sebbene resta evidente il legame rispetto al ’concept’ del progetto. Ogni voce argomenta, espone teorie, propone esperienze, dubbi, opinioni evidentemente personali ma rispettose e mai accusatorie. Nulla di nuovo, in merito agli argomenti sopra citati, indubbiamente. Ma ugualmente interessante per approcci e intenti divulgativo-ragionativo.
 
C’è poi una sezione notevole, perché riassume uno dei pochi argomenti dimenticati, scarsamente approfonditi e frammentati tra le news diramate in Italia: cosa accadde all’estero. Antonio del Pennino propone un breve ma intenso viaggio tra nazioni vicine e lontane all’Italia, anch’esse alle prese con le stesse questioni tra vivere e morire sebbene con normative già avviate e, in diversi casi, nemmeno troppo di recente. L’Italia è paese che tende a chiudersi, ciò che accade entro i confini, tra cronaca e ‘casi sociali’ pare assestante, sembra qualcosa di unico, che altrove se accade può solo essere diverso. Raramente ci si chiede cosa effettivamente succede in circostanze simili altrove, in altri paesi e territori. Eppure stavolta non è tanto una storia in particolare, un evento traumatico di impatto nazionale. Stavolta si tratta di qualcosa che riguarda tutti, prima o poi: il c.d. ‘fine vita’, il ‘come morire’ o ‘come vivere verso la morte’.
 
L’intervento finale del prof.Angelo Franzini che descrive esperienze personali e professionali è di una nuda onestà disarmante. Un medico, un neurochirurgo che ogni giorno affronta casi nuovi, volti e corpi disfatti, spezzati, con la morte ad alitarci sopra. E ogni giorno interviene. Sfiorando continuamente quei confini incerti, sfocati, tra vita e non-vita, superare una malattia e desiderare ugualmente di essere morto.
 
Come lo è la testimonianza di Oscar Giannino che inizia con ‘perché sono contrario al diritto al suicidio’. E così ogni sezione del libro.
 
Un libro da sfogliare, soffermarsi anche solo su alcune pagine, concetti, scavi, voci. Non c’è alcun vincolo di consequenzialità. E non ce ne devono essere altri, io credo.
Il ‘fine vita’, quanto ‘il morire’ sono ormai tematiche sfibrate, a cui il cittadino si è abituato continuando a desiderare di non doverne più parlare o ascoltare alcunché.
Eppure ancora, in Italia più che altrove, c’è chi ne sente il bisogno.
Per l’instabilità giuridica in cui ancora si fanno passi incerti.
Per i progressi della scienza e della tecnica, che strappano ogni giorno corpi alla morte, ma ciò che resta di questi corpi è sempre più confuso, e complesso.
Per il concetto stesso di ‘vita’ che oggi è minato nelle fondamenta per etiche, morali, fedi, credi, politiche, studi, sperimentazioni, volontà stratificate, soggettività quanto collettività.
Come morire non è più solo ‘questione naturale’. Da qui è necessari partire, in Italia, nel ventunesimo secolo.
Ci sono di mezzo molte altre variabili.
Sebbene.
La più bistrattata, svilita, dimenticata, zittita, demolita pare essere l’unica che non ha generi, colori, età: la volontà individuale.
 
Un buon risultato per questo libro sarebbe scatenare riflessioni, non necessariamente vicine a quelle espresse nella pubblicazione, non necessariamente lineari o definitive. Ma che si tendono a diventare qualcosa che va oltre i blablabla mediatici, i ’casi del momento’ lanciati nelle prime pagine poi dimenticati in dodici ore; virando da talkshow o reality a riempire vuoti di parole ed espressioni spesso altrettanto vuoti. Con uno sguardo insistente verso ciò che più manca, in Italia e ancora attende definizioni tra politica e corpi: leggi e attuazioni.
 
 
Contenuti
Prefazione;
Legge, etica e pietas: un laico e un cattolico a confronto (intervista di Giancarlo Giojelli ad Antonio del Pennino e Daniele Merlo);
L’uomo di fronte al destino ultimo: il pensiero dei classici (di Antonio del Pennino);
La speranza cristiana e il pensiero della Chiesa (di Daniele Merlo);
Cosa accade all’estero, la convenzione di Oviedo (di Antonio del Pennino);
Di fronte al mistero (intervista di Giancarlo Giojelli al Cardinale Carlo Maria Martini);
“La mia speranza e il mio dolore” (testimonianza di Oscar Giannino);
Esperienze al confine (contributo del prof.Angelo Franzini);
Note;
Postfazione;
Glossario e allegati;
Indice web; Bibliografia e Ringraziamenti.
 
 
 
Link
Casa editrice: Gaffi.
Scheda di ‘Che vita morire’ dal sito dell’editore.

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