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Al seguito di Berlusconi riemergono gli impresentabili. Un promemoria per gli italiani

“No hay mal que por bien non venga”, il corrispondente del nostro “non tutto il male vien per nuocere”, era il proverbio preferito da Francisco Franco, per restare in tema di caudillos, e di bene potrebbe essercene anche nel ritorno al centro della scena politica di Silvio “il voncio” Berlusconi. 

Al modesto prezzo di qualche miliardo (sperando di tratti solo di quello), da pagarsi nel caso il governo Monti sia sfiduciato (e pare questione di giorni), gli italiani, che iniziavano a dimenticarselo o ancora avevano qualche dubbio a riguardo, si sono guadagnati una ripetizione, su cosa siano Berlusconi ed i berlusconiani, che potrebbe rivelarsi provvidenziale in vista delle prossime elezioni. Credo infatti che l’erosione di consensi fatta registrare dal PdL nell’ultimo anno sia stata minima, rispetto a quella che avrebbe subito se il suo ducetto ed i suoi ridicoli colonnelli fossero rimasti sotto ai riflettori a dar dimostrazione della propria pochezza.

Vedremo che diranno i prossimi sondaggi (quelli usciti oggi appartengono già ad un’altra epoca), ma ritengo del tutto improbabile un ritorno di entusiasmo nei confronti di quella che è apparsa, anche in questa occasione, come una collezione di mezze… diciamo figure. Macchiette a moralità limitata che hanno ancora una volta votato (o, nel caso, si sono astenuti) seguendo gli ordini del Capo, stra-fregandosene degli interessi del Paese. Servi fino al midollo che hanno accolto il ritorno del padrone con squittii di gioia paragonabili solo a quelli che gli adolescenti riservano alle stelle del rock. (Chi ama i gusti forti, può cercare in rete le esaltate dichiarazioni che “bulli” e “pupe”, da Milanese a Cosentino, da Gelmini a Carfagna, hanno rilasciato per l’occasione). Uomini e donne senza la minima spina dorsale, capaci di offrire dei propri comportamenti spiegazioni che troveremmo infantili in un bimbo di quinta elementare. Le primarie? Fondamentale strumento di democrazia, diceva fino a ieri Angiolino che tanta pena ci fa. Si candida Berlusconi? Ah, beh, allora sono inutili, dicono oggi tutti: il Capo è il capo e mica si discute. Non si dubita di lui neppure quando pone a repentaglio la sicurezza finanziaria del paese, in una mossa che testimonia solo della sua totale mancanza di scrupoli; della sua capacità di porre gli interessi propri davanti a qualunque altra considerazione. Del suo ritenersi sopra a tutto e tutti; specie agli italiani che è convintissimo di poter tornare ad imbonire.

Una presunzione che finirà per pagare amaramente, come prima o poi accade a tutti i napoleoni che, convinti della propria invincibilità e stretti dal tempo, finiscono per dover dare battaglia da soli e nel momento e sul terreno sbagliati. Non ho le sfera di cristallo e non posso sapere se le prossime elezioni saranno la sua Waterloo, ma è certo che nessuna forza politica, tranne l’intoccabile Lega, potrebbe ora far digerire al proprio elettorato un’alleanza con il PdL. Dovrà correre solo, Berlusconi, e così non ha la minima possibilità di vincere. Potrebbe arrivare a perdere tutto, se le altre forze politiche avessero l’intelligenza di fare quel che il momento storico richiede loro; di costituire quella grande coalizione, che sarebbe largamente maggioritaria nel paese prima che in Parlamento, necessaria a realizzare quelle riforme che nessun governo del 51% può pensare di avviare. Un’alleanza che riconosca alla prossima legislatura un carattere costituente, e affidi il compito di traghettare il paese fuori dalla crisi ad un governo di persone oneste e competenti. Ad altri tecnici? A chiunque possa contare sulla stima tanto degli italiani quanto (e la cosa non è affatto secondaria) della comunità internazionale. Un governo che obbedisca all’agenda Monti? Un governo che non potrà evitare di fare quel che si è reso necessario, non perché ci sia chiesto dall’Europa o dalle banche, da questi o da quello, ma perché, dopo almeno tre decenni perduti, non possiamo pensare in nessun caso di rimanere inerti.

Una grande coalizione tenuta assieme solo dalla necessità? Certo che sì, esattamente con lo furono il CLN e i governi dopo l’otto settembre e fino alle prime elezioni: il momento, per il paese, è altrettanto drammatico. Ma allora c’era da liberare l’Italia da nazisti e fascisti? Oggi c’è da mettere in un angolino del Parlamento chi, per la sua disponibilità a piegarsi agli interessi di un singolo o il suo volere curare solo quelli di una parte, si è ancora una volta dimostrato disposto a tradire la Costituzione, là dove recita, all’articolo 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Leghisti a cui non si sarebbe mai dovuto consentire di governare e berlusconiani che hanno dimostrato, una volta di più, d’esserne indegni. Fedeli al Capo e alla Padania che hanno ricattato già troppo a lungo il resto della comunità nazionale; su cui tutti assieme dovremmo, certo solo in senso metaforico, tirare lo scroscione.

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