• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Al Senato come nel paese: questione di sfiducia

Al Senato come nel paese: questione di sfiducia

Berlusconi si sa, pensa sempre di poter risolvere tutto. Pensa che il suo genio, ma soprattutto le ampie risorse finanziarie e la grancassa mediatica di cui dispone possano mettere una pezza agli errori e alle manchevolezze.

Come a detta dei Pm di Napoli il Cavaliere, finendo vittima di un'estorsione pagava Tarantini affinché la verità sui suoi party non venisse fuori, così il Presidente del Consiglio era certo che il ritornello sparato come un jingle dalla Rai, da Mediaset e dagli Yesman: “La crisi non esiste, se è esistita è stata superata, se esiste ancora è una crisi internazionale” potesse anesterizzare ancora a lungo i mercati ed il popolo italiano.

Tutto con un unico scopo, farsi i propri comodi, nella sfera privata così come in quella pubblica, moltiplicare i conflitti di interesse, arricchire se stesso ed i propri accoliti.

Qualcosa però nel meccanismo perfetto si è rotto. La verità sta venendo a galla, e quando la verita finalmente affiora è dirompente per chi l’ha sempre negata, perché sorprende le persone inermi ed impreparate.

Per questo assistiamo a risposte superficiali e balbuzienti sia sul fronte economico sia sul fronte della ricostruzione delle realtà giudiziarie.

Nell’universo berlusconiano che Ruby sia la nipote di Mubarak è un assioma incontrovertibile così come era un assioma inconfutabile la solidità dell’Italia al cospetto della crisi.

L’indagine della procura di Napoli che dimostra le ingenti somme di denaro versate dal Cavaliere per insabbiare lo squallore della sua vita privata, come la decisione di mettere la fiducia al Senato sul maxiemendamento governativo anti crisi sono la prova provata dell’inaffidabilità dell’uomo solo, che l’Italia ha avuto fino adesso al comando.

Sono due i principali fattori che stanno portando al redde rationem di queste concitatissime settimane.

Da un lato l’opera dei magistrati di Milano, di Napoli ed altre procure del nostro paese, che andrebbero ringraziate per il lavoro svolto, è riuscita ad oltrepassare la cortina fumogena che avvolgeva il Cavaliere ed I suoi interessi. E’ chiaro infatti che intercettando non il premier (che è intoccabile) ma le persone che gli orbitano intorno sono riusciti a ricostruire brandelli di verità che hanno distrutto la sua figura ed il consenso di cui godeva.

Dall’altro le denunce delle parti sociali, di alte istituzioni nazionali ed internazionali, e dell’Europa hanno costretto il governo ad imprimere una svolta che speriamo possa arginare gli effetti della crisi, negata fino a giugno, ma divenuta all’improvviso “grave e profonda”.

E’ fuori di dubbio che le conseguenze di questi giorni peseranno molto sul cammino politico del Cavaliere che ha clamorosamente fallito su tutti i fronti. Ad Angelino Alfano che lo ripropone a Palazzo Chigi è evidente interessa più la carica che ricopre che non il destino del paese. Basterebbe che il segretario del principale partito italiano si facesse una passeggiata per le vie di una città italiana o chiacchierasse con una persona normale che non sia un gerarca del suo popolo per comprendere quest’altra lapalissiana verità che stenta ad affermarsi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares