"Ora andremo avanti come un treno", è stato il sospiro di sollievo del premier. Sì, ma per andare dove? Non ci è dato da sapere, o meglio, lui non ha specificato. Io lo capisco il premier. Questa risicata votazione è giunta poche ore prima del secondo monito da parte della BCE. O fate le riforme e quelle che “vogliamo” noi, e non certo queste, o le “facciamo” noi.
Sì! è il secondo monito. Perché ad agosto del 2011 esattamente tre anni fa ci fu un secondo monito e le conseguenze furono che Berlusconi (allora primo ministro) fu costretto (calo vertiginoso delle sue azioni Mediaset e impennata dello Spread) a dare le dimissioni e cedere lo scettro direttamente ad un emissario della BCE e del FMI: Monti.
L’attuale primo ministro si è sentito una strizza nel posteriore e lo sa che o fa in fretta o il suo destino è tracciato (e anche il nostro, ormai). Ora sarà un po’ più difficile per lui non dire “ce lo chiede l’Europa”, potrà forse ancora dire che lo vogliamo noi (lui), ma su ordine dell’Europa.
Intanto le statistiche continuano a sciorinare dati macroeconomici sempre peggiori, sempre più in depressione economica, la deflazione imperversa con tutto quel che ne consegue sul piano occupazionale e sociale. E qui non si tratta di "gufare", ma di guardare la realtà!
Tutto questo quando un altro dato è giunto attraverso i coreografici fuochi d’artificio dei mass media, tutti, all’unisono.
"Spending review: piano partecipate, ridurle in 3 anni da 8.000 a 1.000 (i possibili risparmi a regime sono stimati in almeno 2-3 miliardi) e per la qualità dei servizi offerti". Ora mentre i tagli sono certi e anche quel che vogliono dire (privatizzazioni dei servizi pubblici) meno certo è l’affermazione della maggiore qualità dei servizi offerti. Avete mai saputo o accertato che i servizi offerti dai privati siano migliori di quelli pubblici e soprattutto il rapporto qualità/costo? Basta solo vedere quel che succede in Lazio in quei comuni che hanno privatizzato l’acqua pubblica, quel che pagano di tariffa e che acqua bevono. O i servizi offerti dalle Poste Italiane, sempre più istituto finanziario sempre meno servizio per il recapito della corrispondenza postale.
Ma non è nemmeno questo il nocciolo della questione. La Spending Review è stata venduta come un metodo per ridurre il rapporto debito/PIL., intervenendo sul numeratore col presupposto che il denominatore aumenti o quantomeno resti invariato. Il concetto potrebbe ancora in linea di principio essere valido ma a patto che il numeratore diminuisce a fronte di un denominatore in crescita o almeno stabile! Oggi invece si tagliano i servizi a fronte di un PIl in decrescita anch’esso. Una fatica di Sisifo!
Queste privatizzazioni selvagge sui servizi pubblici (quasi 7000 nuove privatizzazioni) certe, porteranno a risparmi ipotizzati di circa 2-3 miliardi in tre anni (e questo indica anche l’accuratezza dei calcoli). Sbagliare di 1 miliardo su un totale di 3 vuol dire un tasso d’errore del 33% Una enormità! Quasi un risparmio di un miliardo all’anno. Ipotizzato.
Quanto paghiamo per gli interessi sul debito pubblico? Che è la maggiore voce se non l’unica a far aumentare il numeratore di quel rapporto? Si sa che, stimato oggi, pagheremo circa cento miliardi, ripeto 100 miliardi, nel 2015. Pagavamo 78 miliardi nel 2011, 89 nel 2012, 95 nel 2013 e 99,808 nel 2015.
Ora si può essere partigiani quanto si vuole, l’uomo Renzi può risultare simpatico, allegrotto anzi che no, si può essere abbagliati e ammaliati dalle sue ragazze pon pon e dal suo fascino (sic) giovanile, ma due conti occorre che prima o poi li si facciano.
Sì, è vero, quello delle partecipate è solo un campo di intervento della Spending Review (l’altro è lo spegnimento della illuminazione stradale! Per esempio) ma si tratta di 2-3 miliardi (stimati) rispetto alle solo spese per interessi di 100 miliardi! E tutti gli interventi di spesa (dagli 80 euro, ai rimborsi per i crediti delle PMI, al pensionamento dei burocrati dello Stato), sono tutti ipoteticamente finanziati con la Spending Review. Tanto che si calcola che questa deve fruttare , ad oggi, circa 20 miliardi all’anno, ogni anno. Uno scrigno dal fondo infinito. Un po’ come il recupero delle evasioni fiscali. Ma di che stiamo a parla'?