• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Abolizione albo dei pubblicisti: 10 domande a Mario Monti

Abolizione albo dei pubblicisti: 10 domande a Mario Monti

 

L’intervento del presidente dell’Ordine dei giornalistiEnzo Iacopino, non ha affatto diradato le incertezze che gravano sul futuro dei giornalisti pubblicisti  e di tutti coloro che stanno affrontando la “gavetta” per poter essere ammessi a questo albo “di serie B” che comprende ormai 80.000 iscritti. Stando alle discquisizioni giuridiche non fa dell’inutile “allarmismo” chi paventa lo scenario dei pubblicisti “fuori legge” a partire dal prossimo 13 agosto.

Il problema principale rimane l’esame di Stato per l’ammissione agli ordini professionali. Principio sancito dalla Costituzione, ribadito nel decreto 138 del 13 agosto 2011, convertito in legge e recentemente modificato dal “decreto Monti“. In sostanza, si dice implicitamente che la legge istitutiva dell’Ordine, nella parte inerente l’albo dei giornalisti (per il quale, questo esame non è previsto), è incostituzionale.

E’ chiaro che ciò crea un problema non da poco sia per coloro che già sono iscritti (la loro posizione verrà in qualche modo “sanata”?), sia per coloro che vorranno in futuro iscriversi e che, molto probabilmente, oltre alla trafila burocratica dei due anni di articoli retribuiti (o fittiziamente retribuiti…) dovranno sostenere anche l’esame di Stato.

Nonostante un certo “catastrofismo” forse prematuro, ripropongo qui le domande fatte a Monti da un gruppo pubblicisti (via Mainfatti.it).

1) Come sarà possibile privare di un titolo chi lo ha già conseguito?

2) Se una testata giornalistica vorrà continuare ad avere la sua rubrica settimanale (per esempio ‘sulle implicazioni nella vita reale della fisica quantistica’ o ‘sulla lettura corretta dei neumi del canto gregoriano’) finora curata da un giornalista pubblicista, a chi si potrà rivolgere visto che “chiunque scriverà in modo continuativo (ad esempio più di dieci articoli l’anno) potrà essere oggetto di denuncia penale per esercizio abusivo della professione”? (in realtà, quella dei dieci articoli oltre i quali scatterebbe l’esercizio abusivo della professione sembra essere una informazione priva di fondamento, n.d..r.) I pubblicisti, infatti, sono nati anche come supporto “tecnico” per i giornali, per tutti quegli argomenti specifici e specializzati su cui i giornalisti professionisti non sanno scrivere (non essendo onniscienti).

3) Che fine faranno tutti quei giornali e periodici, cartacei e online, che hanno come direttore responsabile un giornalista pubblicista? Dovranno chiudere?

4) Stesso discorso per quei giornali o periodici che si reggono grazie al lavoro di pubblicisti: questi rimaranno senza un lavoro e la testata sarà costretta a chiudere, visto che non avrà più una redazione “a norma di legge”?

5) Spesso un pubblicista “acquisisce punteggio” (e mansioni) per il fatto di essere un giornalista nell’ambito di un altro lavoro. Cosa succederà nel “secondo” lavoro se non potrà più dichiarare nel proprio curriculum, ma anche in gratuatorie statali, di far parte di un Albo? Verrà declassato? Verrà licenziato?

6) Che fine faranno i soldi versati dai giornalisti pubblicisti all’INPGI?

7) Che fine faranno i soldi versati dai giornalisti pubblicisti all’Ordine dei giornalisti, anche al momento della loro iscrizione all’Albo?

8) Che fine faranno i soldi versati all’Agenzia delle Entrate, versati al momento della presentazione della domanda all’elenco dei pubblicisti?

9) Che fine faranno tutti quelle persone che in questo momento stanno completando le collaborazioni per potersi iscrivere all’elenco pubblicisti? Per loro, e per tutti coloro che attualmente collaborano come pubblicisti (con piccole, grandi o ridicole retribuzioni) a quanto ammonterà il “danno esistenziale” provocato dalla cancellazione del proprio lavoro – sogno – missione – mestiere – servizio – principio – vocazione – passione – amore – dannazione – fatica – passatempo – tutto?

10) Il prossimo anno, Freedom House a che posto della classifica sulla libertà di stampa inserirà l’Italia, attualmente giudicato come un Paese con una informazione “parzialmente libera”, alla 72esima posizione insieme al Benin, Hong Kong e India? I pubblicisti attendono quindi notizie sulla prima bozza del decreto del Presidente della Repubblica per capire come saranno riformati gli Ordinamenti, da cui dipende il destino di oltre 80mila giornalisti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.83) 5 gennaio 2012 15:33

    Questa "trovata" è una follia.

  • Di (---.---.---.238) 5 gennaio 2012 20:28

    francamente l’ipotesi della liberalizzazione dell’albo dei pubblicisti (se e solo se seguita all’abolizione dell’Ordine dei giornalisti) a me sembra un’ottima idea e va esattamente nella direzione di un aumento della libertà di espressione.

    Per quanto riguarda l’ipotesi, paventata dall’autore dell’articolo, di denuncia per abuso di esercizio, essa colpirebbe non solo i pubblicisti "declassati", ma anche coloro che, stando alla normativa attuale, non lo sono ancora. Insomma, sarebbe come dire che coloro che volessero intraprendere la carriera giornalistica non potrebbero mai scrivere alcun articolo prima di essere iscritti all’albo. Il che generebbe un circolo vizioso talmente evidente da farmi pensare, più che ad un difetto della normativa, ad un errore di interpretazione della stessa. 

  • Di L’olandese volante (---.---.---.209) 5 gennaio 2012 22:23
    L'olandese volante

    Per chi voglia davvero informarsi su questa ENNESIMA bufala della rete, è sufficiente fare due cose: primo, leggersi la legge 148/2011 articolo 3 comma 5 (legge di Tremonti); secondo, leggere l’intervento del Presidente dell’Odg Iacopino sul sito dell’Ordine, di cui riporto un piccolissimo estratto:


    "Perché verrebbe denunciato chi scriverà più di 10 articoli? E perché 10 e non 8? O non 12: si può negare, oltre che il diritto ad una mela al giorno, anche il diritto ad un articolo al mese? Penso di no. Non solo perché c’è la Costituzione della Repubblica, ma soprattutto perché non c’è nulla nelle norme vigenti, ripeto nelle norme non nelle illazioni, che giustifichi una affermazione simile. "

    Insomma, una volta che ci si è informati, ci si rende conto che le dieci domande dei pubblicisti di Mainfatti, a cui l’articolista si associa, sono CAMPATE PER ARIA, dacché non c’è NESSUNA legge nè "disCquisizione" giuridica che, ad oggi, lasci supporre la messa in "fuori-legge" dei pubblicisti. Ed è singolare che questi stessi pubblicisti che in rete diffondono notizie false o incomplete, facendo dell’inutile allarmismo, siano poi in prima fila a lamentarsi dello sfruttamento della loro categoria, del fatto che sono troppi e troppo poco retribuiti, e che così non va bene e via dicendo. Buttate via queste dieci domande, e fatevene una: Perchè scrivo sciocchezze? Ne aggiungo altre due: E per le sciocchezze che scrivo, e per la GRAVE leggerezza (Verità, primo pilastro dell’etica) con cui le scrivo e le diffondo (il tam-tam in rete in merito alla questione dei pubblicisti è stato pressante) merito di essere assunto e/o ben retribuito da una testata? Se il sistema pubblicistico è disastrato, non ne abbiamo anche noi una bella fetta di colpa?

    Come diceva qualcuno, per trovare il colpevole, a volte, non c’è che da guardarsi allo specchio.
  • Di Francesco Sellari (---.---.---.130) 5 gennaio 2012 23:15
    Francesco Sellari

    caro Olandese volante, prima di accusare di superficialità gli altri impara anche tu a verificare e incrociare le fonti (oltre che a leggere le cose prima di sparare sentenze)


    leggi attentamente: 

    visto che “chiunque scriverà in modo continuativo (ad esempio più di dieci articoli l’anno) potrà essere oggetto di denuncia penale per esercizio abusivo della professione”? (in realtà, quella dei dieci articoli oltre i quali scatterebbe l’esercizio abusivo della professione sembra essere una informazione priva di fondamento, n.d..r.)

    sai che significa n.d.r.? nota del redattore, cioè IO 
    sarò più chiaro: la digressione tra parentesi è mia e quindi sono il primo a dire che è una questione quantomeno dubbia, da verificare, ma siccome tutto il pezzo (le dieci domande) era un citazione l’ho lasciata lì, capito?

    ti consiglio poi di leggere il parere di un altro autorevole esponente dell’ordine, Franco Abruzzo che scrive un post dall’eloquente titolo: "Mossa disperata - autogol" e sai a cosa si riferisce? Proprio alle cose dette da Iacopino


    e poi fatti tu le domande che vuoi...
  • Di L’olandese volante (---.---.---.0) 6 gennaio 2012 11:45
    L'olandese volante

    Lasciamo perdere le sentenze, quelle le emana il giudice. La gente comune critica soltanto. Le dieci domande che riporti, e a cui ti sei ASSOCIATO (" L’intervento del presidente dell’Ordine dei giornalistiEnzo Iacopino, NON ha affatto diradato le incertezze che gravano sul futuro dei giornalisti pubblicisti  e di tutti coloro che stanno affrontando la “gavetta” per poter essere ammessi a questo albo “di serie B” che comprende ormai 80.000 iscritti. Stando alle discquisizioni giuridiche non fa dell’inutile “allarmismo” chi paventa lo scenario dei pubblicisti “fuori legge” a partire dal prossimo 13 agosto"- qua non c’è nessun ndr) sono campate per aria poichè, non essendoci nessuna legge che dia modo di paventare ciò che emerge dalle domande, e fanno solo dell’inutile allarmismo. La legge (http://www.leggioggi.it/allegati/manovra-bis-il-testo-del-decreto-legge-13-agosto-2011-n-138/) ti consiglio di rivederla. L’esame di stato resta fermo, come lo è da sempre (art. 33 Cost.), ma si afferma la necessità di legiferare per recepire i principi da A a G legge 148/2011, al netto di quanto dicono Iacopino, Abruzzo o altri. Insomma, non ci sono queste fantomatiche "fonti da incrociare", c’è una legge che per chi la vuole leggere per come è scritta, pare abbastanza chiara. Inoltre riguarda tutti gli ordini professionali, non entrando nello specifico dell’odg. Quindi tutte queste elucubrazioni sul futuro dei pubblicisti non si sa da dove derivino. E’ ovvio che poi Iacopino dica che non sa come andrà a finire, non essendoci una legge ancora definita. E allora, di che cosa stiamo parlando? Ps. Il lato drammatico è che a diffondere queste notizie siano proprio i pubblicisti, cioè giornalisti. Povera categoria!

  • Di Francesco Sellari (---.---.---.130) 6 gennaio 2012 12:20
    Francesco Sellari

    prima dici:
    Insomma, non ci sono queste fantomatiche "fonti da incrociare", c’è una legge che per chi la vuole leggere per come è scritta, pare abbastanza chiara.

    e più avanti aggiungi:
    E’ ovvio che poi Iacopino dica che non sa come andrà a finire, non essendoci una legge ancora definita

    te la faccio la domanda: allora di che stiamo parlando? non ti sembra una contraddizione? se la legge è chiara come sostieni, perché Iacopino "non sa come andrà a finire"? evidentemente la legge non è tanto chiara, evidentemente ci sono delle questioni aperte... E, ribadisco, non lo dico solo io, ma lo dice gente che ne sa più di me. Mi riferisco a questo quando parlo di fonti: più pareri di esperti che sappiano argomentare su delle basi concrete come Abruzzo.

    Io, come già scritto, ho riproposto le domande perché alcune sollevano dei problemi come lo status di chi oggi è già pubblicista e che magari dirige una testata. Tu sai già come andrà a finire? Buon per te. Intanto ci sono persone del settore che si stanno interrogando sui possibili scenari.

    Ripeto: che i pubblicisti saranno "fuori legge" (perché iscritti a un ordine senza aver affrontato un esame di stato) è una possibilità concreta, la loro posizione andrà in qualche modo sanata e già c’è chi sta facendo delle proposte in merito. Vuoi chiamarlo allarmismo? Chiamalo come vuoi, per me è il legittimo interesse per la propria situazione e definizione professionale espresso da migliaia di lavoratori e lavoratrici

    E comunque, per me continui a pronunciare sentenze, come se la tua fosse l’interpretazione definitiva di una questione quantomeno complessa
    Cordialmente

  • Di L’olandese volante (---.---.---.219) 6 gennaio 2012 14:50
    L'olandese volante

    Cercherò di essere più chiaro, non c’è nessuna contraddizione: la legge (148/2011) è chiarissima. Dice semplicemente questo: entro agosto 2012 si dovrà regolamentare gli ordini professionali in base ai principi da A a G della legge (sempre 148). Per questo Iacopino non sa come andrà a finire: non c’è per ora una legge, c’è solo una legge che, in maniera molto chiara, dice che bisognerà fare un’altra o altre leggi sugli ordinamenti professionali, che si attengano ai principi di cui sopra (sempre da A a G 148/2011. Eccoli:


    a) l’accesso alla professione e’ libero e il  suo esercizio e’

    fondato e ordinato sull’autonomia e  sull’indipendenza di giudizio,

    intellettuale e tecnica, del professionista. La limitazione, in forza

    di una disposizione di legge, del numero di persone che sono titolate

    ad esercitare una certa professione in  tutto il territorio dello

    Stato o in una certa area  geografica, e’ consentita unicamente

    laddove essa risponda a ragioni di interesse pubblico e non introduca

    una discriminazione diretta o indiretta basata sulla nazionalita’ o,

    in caso di esercizio dell’attivita’ in forma societaria, della sede

    legale della societa’ professionale;

    b) previsione dell’obbligo per il  professionista di seguire

    percorsi di formazione continua permanente predisposti sulla base di

    appositi regolamenti emanati dai consigli nazionali,  fermo restando

    quanto previsto dalla normativa vigente in  materia di educazione

    continua in medicina (ECM). La violazione dell’obbligo di formazione

    continua determina un illecito disciplinare e come tale e’ sanzionato

    sulla base di quanto stabilito  dall’ordinamento professionale che

    dovra’ integrare tale previsione;

    c) la disciplina del tirocinio per  l’accesso alla professione

    deve conformarsi a criteri che garantiscano  l’effettivo svolgimento

    dell’attivita’ formativa e il suo adeguamento  costante all’esigenza

    di assicurare il miglior esercizio della professione. Al tirocinante

    dovra’ essere corrisposto un equo compenso di  natura indennitaria,

    commisurato al suo concreto apporto. Al fine di accelerare l’accesso

    al mondo del lavoro, la durata del  tirocinio non potra’ essere

    complessivamente superiore a tre anni e  potra’ essere svolto, in

    presenza di una apposita convenzione quadro stipulata fra i Consigli

    Nazionali e il Ministero dell’Istruzione, Universita’ e Ricerca, in

    concomitanza al corso di studio per il conseguimento della laurea di

    primo livello o della laurea  magistrale o specialistica. Le

    disposizioni della presente lettera non si applicano alle professioni

    sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente;

    d) il compenso spettante al  professionista e’ pattuito per

    iscritto all’atto del conferimento  dell’incarico professionale

    prendendo come riferimento le tariffe professionali.  E’ ammessa la

    pattuizione dei compensi anche in  deroga alle tariffe. Il

    professionista e’ tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza,

    a rendere noto al cliente  il livello della complessita’

    dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri

    ipotizzabili dal momento del  conferimento alla conclusione

    dell’incarico. In caso di mancata  determinazione consensuale del

    compenso, quando il committente e’ un ente  pubblico, in caso di

    liquidazione giudiziale dei compensi, ovvero  nei casi in cui la

    prestazione professionale e’ resa  nell’interesse dei terzi si

    applicano le tariffe professionali stabilite con decreto dal Ministro

    della Giustizia;

    e) a tutela del cliente, il professionista e’ tenuto a  stipulare

    idonea assicurazione per i rischi  derivanti dall’esercizio

    dell’attivita’ professionale. Il professionista deve rendere noti al

    cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della

    polizza stipulata per la responsabilita’ professionale e il relativo

    massimale. Le condizioni generali delle polizze assicurative di cui

    al presente comma possono essere negoziate,  in convenzione con i

    propri iscritti, dai Consigli Nazionali e dagli  enti previdenziali

    dei professionisti;

    f) gli ordinamenti professionali dovranno prevedere l’istituzione

    di organi a livello territoriale, diversi da quelli  aventi funzioni

    amministrative, ai quali sono specificamente affidate l’istruzione e

    la decisione delle questioni disciplinari e di un organo nazionale di

    disciplina. La carica di consigliere dell’Ordine  territoriale o di

    consigliere nazionale e’ incompatibile con  quella di membro dei

    consigli di disciplina nazionali e  territoriali. Le disposizioni

    della presente lettera non si applicano alle  professioni sanitarie

    per le quali resta confermata la normativa vigente;

    g) la pubblicita’ informativa, con ogni mezzo, avente ad oggetto

    l’attivita’ professionale, le  specializzazioni ed i titoli

    professionali posseduti, la struttura dello  studio ed i compensi

    delle prestazioni, e’ libera. Le  informazioni devono essere

    trasparenti, veritiere, corrette e  non devono essere equivoche,

    ingannevoli, denigratorie.

     

    Una volta che li hai letti, chiediti cosa centra la prima domanda che poni:"Come sarà possibile privare di un titolo chi lo ha già conseguito?" Ma perchè? Dove sta scritto che si priverà qualcuno del titolo? In quale legge? In quale manovra? Da dove lo hai dedotto?Capisci adesso, spero, il perchè è un allarmismo campato per aria. Io non sto dicendo che già so come andrà a finire, non essendoci ad oggi nemmeno un inizio, e non essendo stata depositata in Parlamento nessuna legge sullo status dei pubblicisti o argomenti simili (e in effetti la manovra riguarda tutti le professioni, in senso lato, non esclusivamente quella dei giornalisti). Quindi, di cosa state parlando? Aspettate almeno una proposta di legge, e poi allarmatevi quanto volete, ma almeno su una base reale. 
    Ps. La mia critica, non sentenza, non è rivolta a te, che non so nemmeno se sei pubblicista o meno, ma più in generale a tutti quei pubblicisti che si lamentano costantemente del loro status, autoqualificandosi bravi professionisti e quindi, in virtù della loro professionalità, meritevoli del trattamento che gli spetta. Non c’è dubbio che in molti casi abbiano ragione a lamentarsi, ma in quanti altri si è di fronte a mediocri articolisti che diffondono notizie false o infondate (come questa) pretendendo tuttavia di essere trattati in maniera adeguata solo perchè hanno un tesserino in tasca? Non sto qua a fare proporzioni, ma è sicuro che di quest’ultima specie ce ne sono parecchi.

     

  • Di Francesco Sellari (---.---.---.130) 7 gennaio 2012 11:54
    Francesco Sellari

    io la legge l’ho letta ma tu continui a far finta di non capire....
    le domande risultano eccessivamente allarmiste se non si tiene presente il cappello della legge che tu non citi. Cito Abruzzo, perché evidentemente non hai letto il link che ti indicavo:

    Il comma 5 dell’articolo 3 del dl 138/2011 (convertito dalla legge 148/2011) letto unitariamente dà per scontato che l’accesso a tutte le professioni intellettuali è vincolato al superamento dell’esame di Stato previsto dall’articolo 33 (V comma) della Costituzione (equivalente alla prova attitudinale di cui alla direttiva comunitaria n. 89/48/CEE oggi assorbita nel dlgs 206/2007). Finora era stato tenuto sotto traccia il vero problema che tormenta il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti: i pubblicisti, che, in base al comma 5 citato, non hanno futuro. Se è vero che l’accesso alle professioni è vincolato al superamento dell’esame di Stato - (per i giornalisti professionisti è così in base agli articoli 29 e 32 della legge 69/1963 come interpretati dalla II sezione del Consiglio di Stato con il parere 2228 depositato il 7 maggio 2002; n della sezione 448/2001) -, i pubblicisti scompaiono dalla vita dell’Ordine dopo 83 anni dalla istituzione giuridica di questa figura avvenuta con il Rd 384/1928. Il presidente del Consiglio nazionale stenta a comprendere che, dopo il dl 138/2011 e il varo dei connessi decreti attuativi, ai Consigli regionali dell’Ordine sarà vietato procedere alla iscrizione di nuovi pubblicisti.

    la domanda risulta ora più comprensibile, anche se (COME AVEVO SCRITTO NEL POST) può presentare un certo "catastrofismo prematuro". Poniamola così: che valore avrà il titolo dei pubblicisti?

    per il resto non ho alcun interesse a difendere la categoria (non sono pubblicista anche se in effetti ne ho da tempo i requisiti) e di cialtroni ce ne sono anche tra i professionisti

    Comunque ho cercato di spiegare questo dibattito anche in un altro post:
    https://postille.wordpress.com/2011...

    • Di L’olandese volante (---.---.---.219) 7 gennaio 2012 15:48
      L'olandese volante

      Smettiamola con le pagliacciate. Il cappello della legge è questo: 


      Fermo restando l’esame di Stato di cui all’art. 33 comma 5 della

      Costituzione per l’accesso alle professioni regolamentate, gli

      ordinamenti professionali devono garantire che  l’esercizio

      dell’attivita’ risponda senza eccezioni ai principi di libera

      concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il

      territorio nazionale, alla differenziazione e pluralita’ di offerta

      che garantisca l’effettiva possibilita’ di scelta degli utenti

      nell’ambito della piu’ ampia informazione relativamente ai servizi

      offerti. Gli ordinamenti professionali dovranno essere riformati

      entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto

      per recepire i seguenti principi:


      Ecco, questo è il cappello. Non c’è bisogno che mi citi quello che dicono gli altri e le loro astruse interpretazioni e via dicendo. Io l’italiano lo so leggere e comprendere (come anche tu, ma a volte lo dimentichi, ne sono certo), nozioni di legge ne ho anch’io, non c’è bisogno che me lo spieghi (nè che TE lo spieghi) Abruzzo il significato del "cappello". E non vedo nessun elemento che giustifichi questa marea di scempiaggini che stanno circolando in rete. Presumo che abbia destato scalpore il "Fermo restando" dell’esame di Stato (almeno me lo auguro, essendo gli altri principi sanciti da svariate leggi dello Stato, come pluralismo, libertà ecc): e ci mancherebbe! E’ scritto nella Costituzione che per accedere alle professioni bisogna farlo! E da più di 60 anni da che è in vigore la Carta Costituzionale, nessun pubblicista ha mai perso il titolo, essendo una categoria prevista da una legge di stato 69/63. Quindi, l’esame di Stato si deve fare per diventare Professionisti, per i pubblicisti no. Lo dice la legge 148/2011 e lo diceva già la Costituzione. Il problema dov’è? Perchè ad un tratto i pubblicisti stanno facendo ’sta caciara? E perchè solo su internet? I pubblicisti delle redazioni "tradizionali" perchè non danno vita a iniziative come i post-it (vd repubblica) o il bavaglio (vedi il Fatto)? Non se ne sono accorti che stanno per perdere tutti il lavoro? Dai, non offendiamo le loro intelligenze. E le nostre.

  • Di (---.---.---.67) 8 gennaio 2012 18:32

    Articolo assolutamente mistificatorio!

  • Di (---.---.---.40) 2 febbraio 2012 19:19

    A Sellari! Qui è passato pure il decreto legge sulle liberalizzazioni, e della fantomatica abolizione dell’albo dei pubblicisti nessuno ha fatto parola. Che dici? Chiediamo scusa per la falsa informazione divulgata e la prossima volta stiamo più attenti, oppure facciamo finta di niente? No, perchè sembra che qui tutti vogliano fare i giornalisti ma le regole (la rettifica, una a caso) della deontologia nessuno le conosce... Alllora?


    Olandese Volante
  • Di (---.---.---.130) 2 febbraio 2012 22:42

    caro olandese innanzitutto abbassa i toni, secondo io non chiedo scusa a nessuno ho semplicemente rilanciato sul mio blog (ripreso da AV) un iniziativa usando tutte le precauzioni del caso. Non ho fatto una campagna, una crociata o roba del genere. Come me altri, anche più autorevoli all’epoca si sono fatti delle domande. Questo articolo aveva un senso quando è venuto fuori il problema, ora il problema non è ancora risolto ma assunto un’ottica diversa. Punto.
    Impara: io sul mio blog non ho nessun obbligo di rettifica, non essendo una testata registrata.

    Non ti gasare troppo.

  • Di (---.---.---.130) 2 febbraio 2012 22:43

    non sono loggato ma chiaramente il commento precedente è il mio
    Francesco Sellari

  • Di (---.---.---.222) 3 febbraio 2012 15:44

    QUesto è quanto accaduto nella tua fantasia. Nella realtà invece le cose sono andate diversamente. Una notizia infondata (presunta abolizione dell’albo dei pubblicisti) è stata data come se fosse attendibile, quando invece non lo era (e i fatti lo hanno dimostrato). Non che bisognasse aspettare i fatti per capirlo, bastava leggere la legge per come era scritta, senza ricamarci sopra inutili fantasticherie. Che tu ti faccia scudo del fatto che anche altri lo hanno scritto, non ti giustifica affatto. La responsabilità di quanto scritto è dell’articolista (è pure segnalato nella politica editoriale di Av). Il problema non è tanto che tu lo abbia riportato (in quel caso avresti avuto tutte le ragioni del mondo) ma che tu lo abbia condiviso, riscontrando ragionevolezza lì dove non c’era. Per quanto riguarda la rettifica, hai ragione. Ed è un bene che sia così. E’ il bello della rete. SI è liberi di scrivere quel che si vuole, salvo poi non renderne conto quando si incappa in vere e proprie bufale. E lì dove non c’è la legge a imporvi una rettifica, non supplisce nemmeno la coscienza. Comodo no? Avere diritti (diritto di diffondere informazioni), ma non doveri (dovere di rettificarle qualora infondate). E poi si sente parlare di abolizione dell’odg? Ma Dio ce ne guardi. Caro Sellari, per carità, non c’è niente di cui gasarsi di fronte all’ennesima perla dell’informazione on-line (che per fortuna ha anche le sue note di merito, poche ad oggi, ma ce l’ha).  Ne leggiamo ogni giorno, ahinoi. 

    OV

  • Di (---.---.---.60) 20 giugno 2012 14:15

    Ottimo articolo, complimenti.

  • Di L’olandese volante (---.---.---.205) 23 giugno 2012 17:33
    L'olandese volante

    Caro Sellari, sono passati mesi da quando in rete è nato Tam-tam sulla presunta abolizione dei pubblicisti. Dopo che si è diffuso il panico in un’intera categoria, oggi si sta arrivando alla conclusione che non c’era nulla di cui preoccuparsi. E che, come dicevo io (non lo dico per farmene vanto), bastava semplicemente leggere le leggi per come erano scritte.

    Ti allego una parte dell’intervento di Iacopino, presidente Odg, di oggi sul sito dell’ordine.

    PUBBLICISTI. Non solo quanti sono già iscritti, ma anche quanti hanno avviato il percorso previsto dalla legge e quanti decideranno di avviarlo nel futuro dovranno seguire la disciplina vigente che non viene modificata dal DPR né lo era stata dal decreto Tremonti, poi trasformato, o dal salva Italia. 

    Non c’è da aggiungere altro. Se non il fatto che molti, pur diffondendo informazioni alterate o interpretazioni personali del tutto avulse dalla realtà, e contribuendo così alla disinformazione, non hanno chiesto scusa. A presto.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares