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Abbattere la clientela

Leggere quanto gira via internet aiuta, così come recentemente mi è successo leggendo quanto 30 anni fa (dico 30 anni fa) dichiarava in un'intervista Enrico Berlinguer, che mai è stato un mio mito, ma da quello spunto traggo, comunque, alcune mie conclusioni.

La forma partitica odierna è divenuta semplicemente meccanismo atto al raggiungimento (ed all’ancoramento ad esso) del potere ed alla creazione della clientela; a questo fronte chi compone questi movimenti declina, per arroganza e potere, di informarsi delle necessità sociali, evitando accuratamente ideali e programmi, concreti, volti a perseguire il bene comune… al fine di concretizzare quanto descritto all’inizio della frase hanno mutato la propria forma organizzativa in federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.

Non vi è istituzione pubblica, sia essa amministrativa, economica, istruttiva, previdenziale, sindacale o informativa che non sia stata occupata dalla gerarchia partitica, volgendo così ogni struttura a compiere azioni in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.

Ogni struttura rilascia ciò che dovrebbe essere già garantito per norma solo se procura vantaggi e rapporti di clientela, inchiodando di fatto l’avvantaggiato che, nella speranza di ricevere di più o nella paura di perdere il ricevuto, continua a sostenere gli “amici”.

La Costituzione prevede che i partiti debbano essere veicolo trainante della formazione della volontà politica della nazione, ma questo obbiettivo non si raggiunge di certo con l’occupazione strategica di centri di potere in ogni campo, semmai (è retorica ovviamente l’affermazione) interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni.

E’ ora di tornare a ricordare, a voce alta, che esiste una questione morale.

E’ ora di combattere, sconfiggendolo, il privilegio, ovunque si sia insediato.

E’ ora di dare voce concreta e partecipativa al cittadino, ancor di più a quello in difficoltà.

Da decenni però si discute di questione morale senza riuscire a risolvere il problema, ma è ovvio che chi crea un “problema” non sarà di certo chi poi ne fattura l’antidoto… la questione possiamo risolverla solo noi sostituendo in toto la classe politica, impegnandoci personalmente partendo dall’impegno civico locale, mettendo il proprio tempo e la propria anima a disposizione di movimenti politici sganciati dai “partiti tradizionali”… partire dal locale insomma per poi scalare la piramide e non si dica che non ce lo concederebbe perché davanti a milioni di cittadini impegnati le braghe le abbassano tutti i poteri.

Per raggiungere un cambiamento concreto occorre, però, Berlinguer lo diceva 30 anni addietro, non ieri: “Combattere anche il consumismo individuale esasperato generatore di insoddisfazione dissipazione di ricchezza e storture produttive”; molto tempo fa lui auspicava con il termine “austerità” ciò che oggi potremmo definire “decrescita”, cioè la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro.

Sono passati tre decenni e le sirene di allora non vennero ascoltate, mi auguro un cambiamento di tendenza per il futuro o l’affossamento sarà prossimo venturo.

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