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 Home page > Tribuna Libera > Se AgoraVox diventa monotematico. Un appello a voi lettori

Se AgoraVox diventa monotematico. Un appello a voi lettori

di Francesco Raiola e Francesco Piccinini

Quello che è successo al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Milano è stato un gesto insensato, come abbiamo potuto leggere ovunque, anche qui su AgoraVox Italia. Un gesto che è rimbalzato sugli schermi e sulle pagine di tutto il mondo, un secondo dopo che è successo. “La Sacra Sindone al vivo: viva e sanguinolenta” come ha scritto in un bellissmo pezzo Marco Belpoliti, una Sacra Sindone che ha colpito l’immaginario di tutti.
 
“Un evento importante, nel senso che sono pochi gli attentati, le aggressioni contro i primi ministri o i capi di stato in Europa occidentale in questi ultimi anni; un evento importante che è stato subito mostrato alla televisione, quindi il potere dell’immagine è molto forte. Il viso insanguinato del Presidente del Consiglio ha stupito non solo gli italiani, ma anche tutta l’opinione occidentale”, ci ha ricordato in maniera chiara lo storico e sociologo Marc Lazar: un evento che è stato subito mostrato alla tv, dimostrando ancora una volta la potenza dell’immagine televisiva, ma soprattutto un evento che “ha stupito (...) tutta l’opinione pubblica mondiale”.
 
Questo articolo, però, non vuole essere l’ennesima interpretazione di quello che è successo due giorni fa a Milano, non vuole esserne l’esegesi, anzi, vuole essere il contrario. Vuole essere un appello almeno a voi che leggete e scrivete su AgoraVox Italia.
 
Tutti coloro che amano la riflessione e il mestiere dello scrivere hanno avuto l’impulso di scriverne, appunto, di rendere a chi ci legge la propria interpretazione dei fatti. AgoraVox nasce per questo e serve a questo, ma con queste righe vi chiediamo una cosa. Vi chiediamo di attuare quella che è l’anima profonda che AgoraVox vuole avere, ovvero uno sguardo alernativo sul mondo, ma anche uno sguardo su un mondo alternativo. Con ciò non significa che non possiamo stare sull’attualità, anzi, spesso abbiamo dimostrato di arrivarci per primi e altre volte di trattare argomenti mainstream (con tutto quello che questo termine si porta dietro) con maggiore precisione dei cosidetti “pezzi da novanta” dell’informazione. La nostra è una piazza, libera che, a maggior ragione in momenti come questi, in cui si cerca di porre dei limiti eccessivi e assurdi alla libertà d’espressione sul web, deve essere viva e compatta (ieri Luca Sofri parlando dell’editoriale di Stella sul Corriere della Sera diceva che “Stella è oggi – con rispetto parlando – come mio nonno che entrasse in una discoteca negli anni Ottanta e ne uscisse convinto di essere entrato all’inferno e che il mondo stesse per finire”, sebbene la sua analisi complessiva sia meno tranchant di questa metafora).
 
Però, vi chiediamo uno sforzo, quello di capire che non è possibile fare numeri monotematici del nostro (e quando dico nostro, intendo di tutti) giornale; vi chiediamo uno sforzo di lettura del backoffice prima di inviare pezzi. Vi chiediamo di fare un passo indietro, quello che per l’enorme democraticità di AgoraVox Italia, non possiamo fare noi che abbiamo redatto questo pezzo, che non abbiamo potere di veto, se non come chiunque di voi (un nostro voto, vale come uno vostro, ma non ci sarebbe neanche bisogno di chiarirlo). Vi chiediamo di contribuire così, o almeno non arrabbiandovi troppo, se qualche pezzo non va in pagina. Vogliamo che AgoraVox possa parlare di tutto, vogliamo che possa parlare a tutti. Il che non vuol dire non contribuire ad AgoraVox Italia, anzi, gli spunti e le notizie che abbiamo ricavato grazie a voi in questo anno e tre mesi ci sono stati utilissimi, come speriamo lo siano stati per voi, ma farlo in una maniera utile a tutti.
 
Sappiamo, ne abbiamo la certezza, che ci capirete.
 
Grazie

I commenti più votati

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 16 dicembre 2009 17:53
    maurizio carena

     cara redazione,

     voi lo chiamate "giornale" e, in effetti, sotto certi aspetti lo si potrebbe definire tale, pero’ AV potrebbe anche essere classificato come un tracker, una piattaforma, una rete sociale.

     Accostando Av alla parola "giornale" si pensa inevitabilmente ai mainstream, ovvero albo, Odg, abilitazione (graziosamente concessa dallo stato) e poi proprieta’, inserzionisti, capiredattori che "limano" e "correggono" pezzi eccetera.
     Si pensa insomma a cose come il Corsera, per dirne uno che nel bene e nel male li rappresenta un po’ tutti, che censura uno dei suoi migliori redattori (Vulpio) solo perche’ indaga sui potenti.
     Si pensa insomma a quella disinformazione sistematica, reiterata e capillare implementata oggi dal quarto potere a libro paga di un sistema dove non esistono editori liberi e dove giornale e’ sinonimo di agenzia di pr di banche, mafia e poteri forti in genere che li usano per fabbricarsi il consenso per farsi poi votare.

     Io non credo che AV vada in questa direzione.
     C’e’ il problema (almeno per me e’ tale) degli sponsor ma fin’ora essi non mi pare che abbiano esercitato pressioni. E poi i banner li ha anche Grillo, Il Fatto e Peacereport, tra i miei preferiti, a dimostrazione che coloro che gestiscono il sito, la loro consapevolezza, la loro liberta’, la loro onesta’, possono essere piu’ importanti e fare la differenza.

     Personalmente, e per quel poco che vale, credo che AV sia da intendersi piuttosto come una rete sociale, come, forse, i vecchi BBS coi quali si e’ costruita la cultura digitale italiana (e non solo italiana), quella cultura antirazzista, pacifista, solidale, democratica e di volontariato che ancora oggi il cancro del neoliberismo attuale non e’ riuscito a cancellare del tutto.
     Ieri si poteva solo chattare poche parole, oggi possiamo caricare suoni e video, ma il concetto mi pare lo stesso: dare voce a chi non ha voce, battersi per le istanze di chi ha meno, di chi soffre, di chi e’ discriminato.
     Sono bisogni primari, basici, universali.
    Se Av e’ si avviera’ a strutturarsi sempre piu’ come social network, separandosi dai mainstream, in tal caso potrebbe essere il giornalismo del futuro.
     Non so come sara’ l’informazione di domani, ma so cio’ che NON sara’, ovvero quella dei giornalismo professionale odierno che ha pervertito e disonorato una delle professioni piu’ socialmente nobili e importanti servendo non piu’ i cittadini ma il potere.

     Non so se AV corra il rischio di essere "monotematico". Se non fosse che tale eventualita’ viene avanzata da due persone che "conosco" (telematicamente parlando) e stimo mi verrebbe da ridere sonoramente.
     Ma cari franceschi, se anche tutta l’home page di Av fosse dedicata per un giorno o per una settimana all’attacco al premier o a qualsiasi altro fatto, cio’ rappresenterebbe una varieta’ e un pluralismo sconosciuti alla comunicazione di regime imperante oggi nel paese.
     Tu stesso, Francesco Piccinini, mi dicesti una volta che non e’ tanto l’argomento di per se bensi’ il "modo in cui lo si tratta" a fare la differenza. Ed e’ cosi.

     Su Av scrivono solo volontari, alcuni (non io) molto bravi ma tutti senza padrone, senza interessi occulti, senza sponsor da beneficiare, senza padroni da servire.
     E’ questo il bello, il valore aggiunto del citizen journalism del XXI secolo.

     Ci saranno forse dei copia incolla, degli errori (io per primo), dei refusi. Siamo esseri umani.
     Ma, a differenza dei mainstream, non ci saranno dei servi, dei prezzolati, dei killer mediatici padronali e questa e’ la cosa piu’ importante di tutte, secondo me.

     E’ solo la diversita e la pluralita’ delle voci, di TUTTE le voci che ci fa crescere, capire, vivere e, soprattutto, vivere in pace.
    Forse se tutto il mondo potesse parlarsi, tutti con tutti, forse non avremmo piu’ guerre. Non lo so ma mi piace pensarlo. Forse per questo do il mio piccolo trascurabile contributo, per provarci...

     Internet permette oggi una democrazia comunicativa come il pianeta non ha mai conosciuto ne’ immaginato.
     Ma non possiamo dargli una direzione. Non i redattori e nemmeno i gestori di AV.
    Non possiamo perche’ non conosciamo tale direzione. Almeno non io.
     Se la redazione conosce LA direzione me la indichi, ringrazio anticipatamente.

     Mi rendo conto che non si puo’ pubblicare "tutto".
    Errori, argomenti gia’ trattati, diffamazione, spazi, eccetera.

     Dei LIMITI ci devono essere sempre. Il problema e’ che io non saprei dove fissarli. Se c’e’ chi lo sa me lo dica.

     Vorrei che anche chi non ha studiato o non sa scrivere bene potesse partecipare ad un sogno come quello di AV.
     Vorrei che chiunque possa venire, in qualche modo, pubblicato. Cestinare mai.
     Vorrei che AV diventasse universale, anarchico, libero, come dovrebbe essere il pensiero.
     

     Vorrei che AV fosse il "bazaar" e non la "cattedrale". E, fortunatamente, oggi mi pare piu’ simile al primo che alla seconda.
     Lo so nei bazaar c’e’ disordine ma anche creativita’, vi sono doppioni ma anche pezzi incomparabili.

     E, soprattutto, non c’e’ "monotematicita’ " se talvolta l’attenzione si sofferma su qualcosa. Perche’ la stessa cosa vista da prospettive differenti NON e’ piu’ la stessa cosa e comunque nel maelstrom informativo attuale i milioni di notizie vengono continuamente elaborate, selezionate, diffuse, modificate, omesse, enfatizzate: cosa e’ "notizia" oggi, nella comunicazione orizontale del 2.0?

     Certo la selezione resta importante. Ma chi la fa? Con quali valori? Con quali motivi?
      Non lo so.
     Forse non c’e’ soluzione a parte la censura (autocensura) dei mainstream.

     Quel che so e’ che tutti i siti piu’ seguiti al mondo ovvero YouTube, Wikipedia, Google, FB sono quanto di piu’ aperto ed universale si possa immaginare.
     Io non so come si fara’ informazione nel futuro ma credo che dovremmo partire dalla neutralita’ e dall’universalita’ offertaci dai modelli sopracitati, anche nel giornalismo, perche’ il giornalismo di domani non potra’ essere, nel web, quello di ieri.

     Io vedo gli articoli di AV come onde del mare, simili eppure cosi’ diverse. Vedo AV come una barca. E vedo voi, Francesco Raiola e Francesco Piccinini,come nocchieri che cercano di governare e, possibilmente, di evitare il naufragio.
     Ma non potete comandare il mare e senza il mare non potreste navigare.

     Ma l’importante e’ navigare.

    Av puo’ fare degli errori. Forse la "monotematicita’ " ma cio’ significa che esso e’ ...umano. Meglio questi "errori" che non la precisione di HAAL 9000.

    Comunque.
    Il mare non fara’ altro che riflettere la nostra immagine e se non ci piacera’ non sara’ colpa sua.
     Se non ascolteremo le sirene sara’ una navigazione bellissima. Quella che ci permettera’ forse diconoscere noi stessi.
     E ne sara’ valsa la pena.

     Chiedo scusa per la lunghezza del post.

Commenti all'articolo

  • Di CogitoergoVomito (---.---.---.227) 16 dicembre 2009 14:08

    Cari "Franceschi", allora vi rispondo subito dicendo che se Agoravox diventasse monotematico diventerebbe una merda. Quel "vox" credo sia "voci", non voce.

    In quest’anno e 3 mesi ho scritto più di 100 pezzi.
    Non me ne avete censurato nemmeno uno, e vi ringrazio.
    MA se m’aveste censurato quello di oggi non solo non mi sarebbe dispiaciuto, anzi, forse v’avrei ringraziato pure.

    Da buon antiberlusconiano mi sono accomodato anch’io al banchetto del libero sfogo, ma vi posso dire tranquillamente che oggi mi faccia più pena l’Itala che Berlusconi. Detta in soldoni, cari amici, se l’Italia si ferma per una statuetta, se l’intera nazione si paralizza davanti a quel pronto soccorso del San Raffaele, allora vuol dire che veramente gli Italiani sono un popolo di capre, che per ora (non so in futuro) sono solo destinati a subire le manipolazione mediatiche ed a vivere della sua luce riflessa.
     
    Perchè io Berlusconi lo schifo e non sogno di ucciderlo, ma di sconfiggerlo.
    Ma mi rendo conto di come anch’io, da oppositore e libero pensatore, abbia contribuito a renderlo ancora di più santo martire, e non vittima indifesa, con il pezzo di oggi.

    Ciao CeV.

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 16 dicembre 2009 16:36
      Francesco Raiola

      beh se abbiamo ritenuto di fare un editoriale del genere è anche per creare un dibattito. Si può parlare di quello che è accaduto in maniera differente? Aragonese parlava di Kant, a me viene in mente anche Belpoliti. Come dice Virginia sotto, la monotematicità alla fine può anche andare, basta che ci sia un po’ di varietà al suo interno. Ad ogni modo, credo che questo fatto rimarrà scolpito a lungo nel nostro immaginario, ed è giusto fermarlo, anche dire la nostra, ma renderci conto di quando un’idea che è anche la nostra è stata già espressa. Ad ogni modo questa è solo una richiesta... di sforzo di fantasia (ma con te non c’è bisogno :))

  • Di carlo aragonese (---.---.---.189) 16 dicembre 2009 14:34
    carlo aragonese

    io sono qui da pochissimo tempo e mi sento più un lettore che autore. Ora, quando mi invitano a un commento, vado a nozze. Come lettore vi rispondo come segue. Monotematico? Per la politica sì. C’è quasi sempre un punto di vista: Berlusconi a casa! Non leggo un parere contrario, se non il mio, che politicamente non mi frega nulla né di Berlusconi né di Di Pietro. Non è possibile leggere più o meno le stesse cose in autori diversi, commenti compresi. L’unico articolo per me degno di nota c’è voluto l’intervento di Kant: e il plauso va all’autore che lo ha citato. Vorrei sentire l’altra campana (del Berlusconi sì) e vorrei che l’altra campana le dicesse forte le cose. Ma così non è. Io per dirla tutta: a parte quello citato, non ho letto nessun bell’articolo, ma solo pensieri di parte con un po’ di romanzo qui cenni storici là, che mi hanno fatto ridere i francobolli. Fossi in voi selezionerei meglio e cestinerei di più.

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 16 dicembre 2009 16:24
      Francesco Raiola

      Caro carlo, ti ringraziamo per il fatto che ci segui e scrivi. AgoraVox ha un funzionamento particolare che speriamo sia il più democratico possibile. Non siamo noi (due) della redazione stretta a decidere cosa va in pagina e cosa va cestinato, è un sistema di votazione interna (come ho scritto, il nostro voto non vale né più né meno di quello di qualcun altro). Ciò che è votato va, altrimenti rimane in backoffice. Per quanto riguarda le opinioni, la destra, la sinistra, beh abbiamo ospitato pareri molto diversi, mi vengono in mente quelle di Mediolungo o di Daw, ma credimi, di discussioni sui più disparati livelli ce ne sono state tante e speriamo ce ne saranno ancora. Ovviamente non possiamo far finta di non vedere che c’è un’idea comune a molti articoli, ma è spontanea e noi non possiamo fare altro che prenderne atto. Io ho letto tantissime critiche alla sinistra attuale (per rimanere sulla politica), anche molto forti, penso ai pezzi di Francesco Piccinini sulla dirigenza campana, insomma, ad ogni modo lo spazio è aperto a tutti, non precludiamo la strada a nessuno, verremmo meno a quella che è l’anima del giornale.

  • Di Virginia Visani (---.---.---.208) 16 dicembre 2009 15:54
    Virginia Visani

    Cari Franceschi della redazione:
    Ho pensato che monotematico volesse significare un unico tema: l’aggressione a B. e le sue conseguenze. In questo caso sarebbe ok dare tutti gli articoli che arrivano, per capire "il polso" dei nostri lettori.
    Se invece, come temo, monotematico vuol dire una serie di articoli tutti pressocché uguali cioè di esultanza per il gesto dell’attentatore, allora sono d’accordo con chi si rifiuta di mettere in pagina dei doppioni.

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.35) 16 dicembre 2009 17:44
    Paolo Praolini

    Il ragionamento e’ corretto, ma il trasporto emotivo di questi giorni sulla statuetta al Premier e’ stato enorme.
    Ma è giiusto un intervento di moderazione.

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 16 dicembre 2009 17:53
    maurizio carena

     cara redazione,

     voi lo chiamate "giornale" e, in effetti, sotto certi aspetti lo si potrebbe definire tale, pero’ AV potrebbe anche essere classificato come un tracker, una piattaforma, una rete sociale.

     Accostando Av alla parola "giornale" si pensa inevitabilmente ai mainstream, ovvero albo, Odg, abilitazione (graziosamente concessa dallo stato) e poi proprieta’, inserzionisti, capiredattori che "limano" e "correggono" pezzi eccetera.
     Si pensa insomma a cose come il Corsera, per dirne uno che nel bene e nel male li rappresenta un po’ tutti, che censura uno dei suoi migliori redattori (Vulpio) solo perche’ indaga sui potenti.
     Si pensa insomma a quella disinformazione sistematica, reiterata e capillare implementata oggi dal quarto potere a libro paga di un sistema dove non esistono editori liberi e dove giornale e’ sinonimo di agenzia di pr di banche, mafia e poteri forti in genere che li usano per fabbricarsi il consenso per farsi poi votare.

     Io non credo che AV vada in questa direzione.
     C’e’ il problema (almeno per me e’ tale) degli sponsor ma fin’ora essi non mi pare che abbiano esercitato pressioni. E poi i banner li ha anche Grillo, Il Fatto e Peacereport, tra i miei preferiti, a dimostrazione che coloro che gestiscono il sito, la loro consapevolezza, la loro liberta’, la loro onesta’, possono essere piu’ importanti e fare la differenza.

     Personalmente, e per quel poco che vale, credo che AV sia da intendersi piuttosto come una rete sociale, come, forse, i vecchi BBS coi quali si e’ costruita la cultura digitale italiana (e non solo italiana), quella cultura antirazzista, pacifista, solidale, democratica e di volontariato che ancora oggi il cancro del neoliberismo attuale non e’ riuscito a cancellare del tutto.
     Ieri si poteva solo chattare poche parole, oggi possiamo caricare suoni e video, ma il concetto mi pare lo stesso: dare voce a chi non ha voce, battersi per le istanze di chi ha meno, di chi soffre, di chi e’ discriminato.
     Sono bisogni primari, basici, universali.
    Se Av e’ si avviera’ a strutturarsi sempre piu’ come social network, separandosi dai mainstream, in tal caso potrebbe essere il giornalismo del futuro.
     Non so come sara’ l’informazione di domani, ma so cio’ che NON sara’, ovvero quella dei giornalismo professionale odierno che ha pervertito e disonorato una delle professioni piu’ socialmente nobili e importanti servendo non piu’ i cittadini ma il potere.

     Non so se AV corra il rischio di essere "monotematico". Se non fosse che tale eventualita’ viene avanzata da due persone che "conosco" (telematicamente parlando) e stimo mi verrebbe da ridere sonoramente.
     Ma cari franceschi, se anche tutta l’home page di Av fosse dedicata per un giorno o per una settimana all’attacco al premier o a qualsiasi altro fatto, cio’ rappresenterebbe una varieta’ e un pluralismo sconosciuti alla comunicazione di regime imperante oggi nel paese.
     Tu stesso, Francesco Piccinini, mi dicesti una volta che non e’ tanto l’argomento di per se bensi’ il "modo in cui lo si tratta" a fare la differenza. Ed e’ cosi.

     Su Av scrivono solo volontari, alcuni (non io) molto bravi ma tutti senza padrone, senza interessi occulti, senza sponsor da beneficiare, senza padroni da servire.
     E’ questo il bello, il valore aggiunto del citizen journalism del XXI secolo.

     Ci saranno forse dei copia incolla, degli errori (io per primo), dei refusi. Siamo esseri umani.
     Ma, a differenza dei mainstream, non ci saranno dei servi, dei prezzolati, dei killer mediatici padronali e questa e’ la cosa piu’ importante di tutte, secondo me.

     E’ solo la diversita e la pluralita’ delle voci, di TUTTE le voci che ci fa crescere, capire, vivere e, soprattutto, vivere in pace.
    Forse se tutto il mondo potesse parlarsi, tutti con tutti, forse non avremmo piu’ guerre. Non lo so ma mi piace pensarlo. Forse per questo do il mio piccolo trascurabile contributo, per provarci...

     Internet permette oggi una democrazia comunicativa come il pianeta non ha mai conosciuto ne’ immaginato.
     Ma non possiamo dargli una direzione. Non i redattori e nemmeno i gestori di AV.
    Non possiamo perche’ non conosciamo tale direzione. Almeno non io.
     Se la redazione conosce LA direzione me la indichi, ringrazio anticipatamente.

     Mi rendo conto che non si puo’ pubblicare "tutto".
    Errori, argomenti gia’ trattati, diffamazione, spazi, eccetera.

     Dei LIMITI ci devono essere sempre. Il problema e’ che io non saprei dove fissarli. Se c’e’ chi lo sa me lo dica.

     Vorrei che anche chi non ha studiato o non sa scrivere bene potesse partecipare ad un sogno come quello di AV.
     Vorrei che chiunque possa venire, in qualche modo, pubblicato. Cestinare mai.
     Vorrei che AV diventasse universale, anarchico, libero, come dovrebbe essere il pensiero.
     

     Vorrei che AV fosse il "bazaar" e non la "cattedrale". E, fortunatamente, oggi mi pare piu’ simile al primo che alla seconda.
     Lo so nei bazaar c’e’ disordine ma anche creativita’, vi sono doppioni ma anche pezzi incomparabili.

     E, soprattutto, non c’e’ "monotematicita’ " se talvolta l’attenzione si sofferma su qualcosa. Perche’ la stessa cosa vista da prospettive differenti NON e’ piu’ la stessa cosa e comunque nel maelstrom informativo attuale i milioni di notizie vengono continuamente elaborate, selezionate, diffuse, modificate, omesse, enfatizzate: cosa e’ "notizia" oggi, nella comunicazione orizontale del 2.0?

     Certo la selezione resta importante. Ma chi la fa? Con quali valori? Con quali motivi?
      Non lo so.
     Forse non c’e’ soluzione a parte la censura (autocensura) dei mainstream.

     Quel che so e’ che tutti i siti piu’ seguiti al mondo ovvero YouTube, Wikipedia, Google, FB sono quanto di piu’ aperto ed universale si possa immaginare.
     Io non so come si fara’ informazione nel futuro ma credo che dovremmo partire dalla neutralita’ e dall’universalita’ offertaci dai modelli sopracitati, anche nel giornalismo, perche’ il giornalismo di domani non potra’ essere, nel web, quello di ieri.

     Io vedo gli articoli di AV come onde del mare, simili eppure cosi’ diverse. Vedo AV come una barca. E vedo voi, Francesco Raiola e Francesco Piccinini,come nocchieri che cercano di governare e, possibilmente, di evitare il naufragio.
     Ma non potete comandare il mare e senza il mare non potreste navigare.

     Ma l’importante e’ navigare.

    Av puo’ fare degli errori. Forse la "monotematicita’ " ma cio’ significa che esso e’ ...umano. Meglio questi "errori" che non la precisione di HAAL 9000.

    Comunque.
    Il mare non fara’ altro che riflettere la nostra immagine e se non ci piacera’ non sara’ colpa sua.
     Se non ascolteremo le sirene sara’ una navigazione bellissima. Quella che ci permettera’ forse diconoscere noi stessi.
     E ne sara’ valsa la pena.

     Chiedo scusa per la lunghezza del post.

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 17 dicembre 2009 12:44
      Francesco Raiola

      Grazie per questo commento maurizio.
      Tu dici "Tu stesso, Francesco Piccinini, mi dicesti una volta che non e’ tanto l’argomento di per se bensi’ il "modo in cui lo si tratta" a fare la differenza. Ed e’ cosi", infatti è proprio questo il punto. Centrato: "Il modo in cui lo si tratta".
      Grazie e ciao
      Fra

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 21 dicembre 2009 08:22
      maurizio carena

       caro francesco,
      e’ molto indicativo notare che, di tutto il mio commento, l’unica cosa che avete ritenuta "degna" di attenzione e’ stato cio’ che avete detto voi. Non una parola su quanto da me proposto e analizzato.
       Cio’ fa capire cosa voi intendiate per dialogo.
       saluti

  • Di Davide (---.---.---.242) 16 dicembre 2009 17:59

    Vedere e ascoltare i malvagi è già l’inizio della malvagità..... meditate gente meditate...

  • Di pv21 (---.---.---.212) 16 dicembre 2009 20:03

    Non so cosa si voglia intendere con "monotematico". Vorrei comunque che non passasse sotto silenzio quello che abbiamo sentito dallo scranno di un parlamentare che ha minacciato di ritorsione (facendo nomi e cognomi) esponenti di magistratura, stampa e media additati come "mandanti e fomentatori" del clima di odio che ha armato la mano di un soggetto "tanto isolato quanto instabile". Altro che abbassare i toni!! Altro che ascoltare gli appelli di Napolitano!! Certi allievi/paladini ignorano (?) un fatto risaputo e comprovato dalla storia. Quando monta la FEBBRE del Tribuno allora la politica diventa come un fiume in piena che trascina di tutto. Oppure dobbiamo considerarla pezzo di bravura di una casta di Primi Super Cives che interpreta il ruolo istituzionale come privilegio? (=> http://forum.wineuropa.it

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.80) 17 dicembre 2009 00:48
    Damiano Mazzotti

    La selzione la fa lo Spirito del Tempo...

  • Di (---.---.---.14) 17 dicembre 2009 03:09

    jjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj

  • Di Fabio Barbera (---.---.---.153) 20 dicembre 2009 09:24
    Fabio Barbera

    Ciao Franceschi, ho letto il pezzo e capisco il vostro allarme nel vedere in questi giorni l’home page tutta uguale ma non sono d’accordo con questa chiave di lettura, se la composizione delle notizie vede a volte un’ondata monotematica penso che questo rifletta semplicemente cosa accade nella realtà: in questi giorni la notizia di quell’imprenditore-premier (anche se l’Italia non è un premierato) si è prepotentemente insinuata nei discorsi per strada, nelle case, negli uffici e AgoraVox è una cassa di risonanza di quella strada, anzi, di quella Agora.

    L’ondata di notizie monotematiche racconta cosa pensa la base e dà una identità al sito (in tempi di ambiguità politica dove un Rutelli va un po’ più a destra, un Fini va un po’ più a sinistra e il radicale Capezzone fa da portavoce al PDL, la coerenza non è poco, anzi, è da apprezzare). Una cosa che mi allarma, invece, è che da 15 anni il nome del piduista, figlio di un’anomalia che sta demolendo tutto e delgittimando le istituzioni, si ostina a generare l’agenda setting di media e pensieri. Non è malvagità né odio quello che lo vorrebbe fuori dalla politica: è semplice spirito di sopravvivenza! Buonefeste, Fab

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