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Commento di maurizio carena

su Se AgoraVox diventa monotematico. Un appello a voi lettori


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maurizio carena maurizio carena 16 dicembre 2009 17:53

 cara redazione,

 voi lo chiamate "giornale" e, in effetti, sotto certi aspetti lo si potrebbe definire tale, pero’ AV potrebbe anche essere classificato come un tracker, una piattaforma, una rete sociale.

 Accostando Av alla parola "giornale" si pensa inevitabilmente ai mainstream, ovvero albo, Odg, abilitazione (graziosamente concessa dallo stato) e poi proprieta’, inserzionisti, capiredattori che "limano" e "correggono" pezzi eccetera.
 Si pensa insomma a cose come il Corsera, per dirne uno che nel bene e nel male li rappresenta un po’ tutti, che censura uno dei suoi migliori redattori (Vulpio) solo perche’ indaga sui potenti.
 Si pensa insomma a quella disinformazione sistematica, reiterata e capillare implementata oggi dal quarto potere a libro paga di un sistema dove non esistono editori liberi e dove giornale e’ sinonimo di agenzia di pr di banche, mafia e poteri forti in genere che li usano per fabbricarsi il consenso per farsi poi votare.

 Io non credo che AV vada in questa direzione.
 C’e’ il problema (almeno per me e’ tale) degli sponsor ma fin’ora essi non mi pare che abbiano esercitato pressioni. E poi i banner li ha anche Grillo, Il Fatto e Peacereport, tra i miei preferiti, a dimostrazione che coloro che gestiscono il sito, la loro consapevolezza, la loro liberta’, la loro onesta’, possono essere piu’ importanti e fare la differenza.

 Personalmente, e per quel poco che vale, credo che AV sia da intendersi piuttosto come una rete sociale, come, forse, i vecchi BBS coi quali si e’ costruita la cultura digitale italiana (e non solo italiana), quella cultura antirazzista, pacifista, solidale, democratica e di volontariato che ancora oggi il cancro del neoliberismo attuale non e’ riuscito a cancellare del tutto.
 Ieri si poteva solo chattare poche parole, oggi possiamo caricare suoni e video, ma il concetto mi pare lo stesso: dare voce a chi non ha voce, battersi per le istanze di chi ha meno, di chi soffre, di chi e’ discriminato.
 Sono bisogni primari, basici, universali.
Se Av e’ si avviera’ a strutturarsi sempre piu’ come social network, separandosi dai mainstream, in tal caso potrebbe essere il giornalismo del futuro.
 Non so come sara’ l’informazione di domani, ma so cio’ che NON sara’, ovvero quella dei giornalismo professionale odierno che ha pervertito e disonorato una delle professioni piu’ socialmente nobili e importanti servendo non piu’ i cittadini ma il potere.

 Non so se AV corra il rischio di essere "monotematico". Se non fosse che tale eventualita’ viene avanzata da due persone che "conosco" (telematicamente parlando) e stimo mi verrebbe da ridere sonoramente.
 Ma cari franceschi, se anche tutta l’home page di Av fosse dedicata per un giorno o per una settimana all’attacco al premier o a qualsiasi altro fatto, cio’ rappresenterebbe una varieta’ e un pluralismo sconosciuti alla comunicazione di regime imperante oggi nel paese.
 Tu stesso, Francesco Piccinini, mi dicesti una volta che non e’ tanto l’argomento di per se bensi’ il "modo in cui lo si tratta" a fare la differenza. Ed e’ cosi.

 Su Av scrivono solo volontari, alcuni (non io) molto bravi ma tutti senza padrone, senza interessi occulti, senza sponsor da beneficiare, senza padroni da servire.
 E’ questo il bello, il valore aggiunto del citizen journalism del XXI secolo.

 Ci saranno forse dei copia incolla, degli errori (io per primo), dei refusi. Siamo esseri umani.
 Ma, a differenza dei mainstream, non ci saranno dei servi, dei prezzolati, dei killer mediatici padronali e questa e’ la cosa piu’ importante di tutte, secondo me.

 E’ solo la diversita e la pluralita’ delle voci, di TUTTE le voci che ci fa crescere, capire, vivere e, soprattutto, vivere in pace.
Forse se tutto il mondo potesse parlarsi, tutti con tutti, forse non avremmo piu’ guerre. Non lo so ma mi piace pensarlo. Forse per questo do il mio piccolo trascurabile contributo, per provarci...

 Internet permette oggi una democrazia comunicativa come il pianeta non ha mai conosciuto ne’ immaginato.
 Ma non possiamo dargli una direzione. Non i redattori e nemmeno i gestori di AV.
Non possiamo perche’ non conosciamo tale direzione. Almeno non io.
 Se la redazione conosce LA direzione me la indichi, ringrazio anticipatamente.

 Mi rendo conto che non si puo’ pubblicare "tutto".
Errori, argomenti gia’ trattati, diffamazione, spazi, eccetera.

 Dei LIMITI ci devono essere sempre. Il problema e’ che io non saprei dove fissarli. Se c’e’ chi lo sa me lo dica.

 Vorrei che anche chi non ha studiato o non sa scrivere bene potesse partecipare ad un sogno come quello di AV.
 Vorrei che chiunque possa venire, in qualche modo, pubblicato. Cestinare mai.
 Vorrei che AV diventasse universale, anarchico, libero, come dovrebbe essere il pensiero.
 

 Vorrei che AV fosse il "bazaar" e non la "cattedrale". E, fortunatamente, oggi mi pare piu’ simile al primo che alla seconda.
 Lo so nei bazaar c’e’ disordine ma anche creativita’, vi sono doppioni ma anche pezzi incomparabili.

 E, soprattutto, non c’e’ "monotematicita’ " se talvolta l’attenzione si sofferma su qualcosa. Perche’ la stessa cosa vista da prospettive differenti NON e’ piu’ la stessa cosa e comunque nel maelstrom informativo attuale i milioni di notizie vengono continuamente elaborate, selezionate, diffuse, modificate, omesse, enfatizzate: cosa e’ "notizia" oggi, nella comunicazione orizontale del 2.0?

 Certo la selezione resta importante. Ma chi la fa? Con quali valori? Con quali motivi?
  Non lo so.
 Forse non c’e’ soluzione a parte la censura (autocensura) dei mainstream.

 Quel che so e’ che tutti i siti piu’ seguiti al mondo ovvero YouTube, Wikipedia, Google, FB sono quanto di piu’ aperto ed universale si possa immaginare.
 Io non so come si fara’ informazione nel futuro ma credo che dovremmo partire dalla neutralita’ e dall’universalita’ offertaci dai modelli sopracitati, anche nel giornalismo, perche’ il giornalismo di domani non potra’ essere, nel web, quello di ieri.

 Io vedo gli articoli di AV come onde del mare, simili eppure cosi’ diverse. Vedo AV come una barca. E vedo voi, Francesco Raiola e Francesco Piccinini,come nocchieri che cercano di governare e, possibilmente, di evitare il naufragio.
 Ma non potete comandare il mare e senza il mare non potreste navigare.

 Ma l’importante e’ navigare.

Av puo’ fare degli errori. Forse la "monotematicita’ " ma cio’ significa che esso e’ ...umano. Meglio questi "errori" che non la precisione di HAAL 9000.

Comunque.
Il mare non fara’ altro che riflettere la nostra immagine e se non ci piacera’ non sara’ colpa sua.
 Se non ascolteremo le sirene sara’ una navigazione bellissima. Quella che ci permettera’ forse diconoscere noi stessi.
 E ne sara’ valsa la pena.

 Chiedo scusa per la lunghezza del post.


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