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5 proposte per un fronte comune

L’Italia è bersagliata da più parti, l’assenza di strategie politiche pesa sempre di più sul suo destino futuro. E’ sotto gli occhi di tutti, i Paesi più deboli sono diventati terreno fertile per le speculazioni finanziarie, messe in opera da grandi gruppi bancari, che attaccano i debiti sovrani per ricercare nuova linfa e per recuperare facilmente margini di profitto.

In aggiunta, l’Italia è ormai da tempo patria del lavoro svenduto, della progressiva deindustrializzazione e precarizzazione, come aggravante poi, si deve aggiungere il totale disinvestimento in ricerca, sviluppo e formazione. Il valore tecnologico del lavoro che è rimasto, è affidato a vecchie logiche e vecchi schemi, sorretti da una classe dirigente che progressivamente si è staccata dal mondo reale, gozzovigliando in privilegi di ogni genere.

Uno sguardo a Francia e Germania è dovuto, per comprendere cosa significa per un Paese mantenere in vita un impianto industriale con un alto valore tecnologico. Gli investimenti di questi Paesi vanno ad incrementare il significato del lavoro e di conseguenza della solidità e del riconoscimento europeo e mondiale. L’Italia, da quando è nata l’Europa, ha seguito una parabola discendente, facendola diventare una sorta di “corollario”, uno Stato che ha una grande ferita sanguinante, quella della negazione del futuro che piano piano sta svuotando ogni anfratto della società.

Non servono più parole, servono percorsi virtuosi e coraggiosi che vadano a rimuovere tutti quegli ostacoli che si trovano sulla strada del progresso, quello vero, non le soluzioni proposte da chi ha generato e alimentato questa crisi economica, distruggendo, pezzo dopo pezzo, l’intera impalcatura sociale italiana ed europea.

Cinque interessanti punti, semplici quanto coraggiosi, proposti da un appello lanciato da Fiom e Usb. Cinque punti che possono dare una importante boccata di ossigeno al Paese, bisogna crederci, bisogna dare respiro a sentimenti che finora sono stati tacciati dal malcostume politico ed economico.

Eccoli di seguito:

1. Non pagare il debito. Bisogna colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario. Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate le principali banche, senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di stabilità e l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a fondo contro l’evasione fiscale, colpendo ogni tabù, a partire dall’eliminazione dei paradisi fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle multinazionali.

2. Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra. Dalla Libia all’Afghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata nelle spese militari va rivolta a finanziare l’istruzione pubblica ai vari livelli. Politica di pace e di accoglienza, apertura a tutti i paesi del Mediterraneo, sostegno politico ed economico alle rivoluzioni del Nord Africa e alla lotta del popolo palestinese per l’indipendenza, contro l’occupazione. Una nuova politica estera che favorisca democrazia e sviluppo civile e sociale.

3. Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Abolizione di tutte le leggi sul precariato, riaffermazione del contratto a tempo indeterminato e della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile. Parità di diritti completa per il lavoro migrante, che dovrà ottenere il diritto di voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche per favorire esperienze di autogestione dei lavoratori. Eguaglianza retributiva, diamo un drastico taglio ai superstipendi e ai bonus milionari dei manager, alle pensioni d’oro. I compensi dei manager non potranno essere più di dieci volte la retribuzione minima. Indicizzazione dei salari. Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, istituzione di un reddito sociale finanziato con una quota della tassa patrimoniale e con la lotta all’evasione fiscale. Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che copra tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate.

4. I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. Occorre partire dai beni comuni per costruire un diverso modello di sviluppo, ecologicamente compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato su migliaia di piccole opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno essere, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali infrastrutture e i principali beni dovranno essere sottratti al mercato e tornare in mano pubblica. Non solo l’acqua, dunque, ma anche l’energia, la rete, i servizi e i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato sociale, per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanità, la pensione, l’istruzione.

5. Una rivoluzione per la democrazia. Bisogna partire dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta, per riconquistare il diritto a decidere e a partecipare affermando ed estendendo i diritti garantiti dalla Costituzione. Tutti i beni provenienti dalla corruzione e dalla malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e gestiti socialmente. Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del sistema politico: dal finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli stipendi dei parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati dovranno essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca. Si dovrà tornare a un sistema democratico proporzionale per l’elezione delle rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. E’ indispensabile una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al modello prefigurato dall’accordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori il diritto a una libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui contratti e sugli accordi. Sviluppo dell’autorganizzazione democratica e popolare in ogni ambito della vita pubblica.

Il testo completo dell’appello, potete leggerlo al link seguente: https://sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli/home

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