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10 motivi per cui il Pdl affonda nei sondaggi (mentre il M5S avanza)

Analisti politologi e commentatori, registrano da mesi il calo di consensi del PDL segnalato da tutti i più autorevoli istituti demoscopici. Al prosciugamento del bacino elettorale di quello che fu il primo partito italiano corrisponde una crescita esponenziale del Movimento 5 stelle che potrebbe rappresentare l’ago della bilancia di tutte le prossime partite politiche. A ben vedere però c’è poco da stupirsi, gli errori commessi sono macroscopici. La crisi profonda del Pdl è riconducibili infatti ad alcuni fattori sotto gli occhi di tutti, radicati nel passato ma anche tipici del presente, condensabili in 10 punti. 

Il peso della figura di Berlusconi. 

Berlusconi rischia di passare alla storia con il nomignolo con cui Montanelli chiamava Amintore Fanfani: Rieccolo. Aveva detto che si sarebbe fatto da parte, ma la sua ostinazione a rimanere in campo rischia di diventare una zavorra e non una risorsa per il suo partito.

Il Movimento 5 stelle ha un ideologo e nessun leader ufficiale. In un’epoca in cui la struttura dei partiti viene messa in discussione, la nuova formula escogitata dal M5S riscuote molto appeal nell’elettorato. 

Una classe dirigente logora e screditata.

I vari Cicchitto, La Russa, Gasparri e compagnia hanno fatto il proprio tempo. Per l’opinione pubblica i dirigenti del Pdl rappresentano una sorta di corte personale di Berlusconi, non godrebbero di un’autonomia di giudizio. Alfano sbraccia per diventare il vero numero uno del partito e cerca di divincolarsi dall’abbraccio mortale che lo lega a Berlusconi. Il segretatio del Pdl è stato prima imposto dal Cavaliere ed ora per conquistare un minimo di legittimità invoca le primarie, un tempo assai criticate a destra. Prima in Forza Italia e poi nel Pdl non si facevano nemmeno i congressi. Adesso si ricorre per disperazione al sistema di selezione dei candidati che ha il copyright della sinistra italiana. La confusione generata in questa materia non può che creare un certo sbigottimento nell’elettorato di centro destra. 

Il M5s predica un rinnovamento nei contenuti e nelle persone. Vedremo se ce la farà. La classe dirigente di cui si circonderà Grillo potrebbe essere più fresca e scelta direttamente dalla società civile. 

Un sostegno poco convinto al governo Monti.

Il Pdl in Parlamento vota tutti i provvedimenti del governo Monti, mentre poi va in televisione a smontarli. Berlusconi un giorno dice che il Governo va sostenuto con convinzione mentre quello dopo si dice deluso dallo stesso esecutivo.

Grillo ha scelto con chiarezza: opposizione netta al governo dei poteri forti. La nettezza delle posizioni paga sempre.

I troppi inquisiti.

Il garantismo del Pdl ha stancato. Mentre le piazze reali e virtuali chiedono più durezza nel perseguire i reati, soprattutto commessi nell’ambito della pubblica amministrazione, il Pdl si è ritagliato il ruolo di difensore di ufficio di tutti i parlamentari inquisiti. Il partito di Berlusconi non è convinto della legge anti-corruzione, fa la guerra ai giudici, tollera una interpretazione permissiva del diritto. 

Il movimento di Grillo in questo macina consensi. Basta pensare che un grillino prima di essere candidabile deve mostrare la limpidezza della propria fedina penale. Potrebbe mai succedere nel partito di Alfano? Non scherziamo.

Le promesse non mantenute.

Il Pdl ha fallito in tutto ciò che aveva promesso nelle campagne elettorali precedenti.

La pressione fiscale non è stata scalfita, la giustizia non è stata riformata, l’architettura istituzionale è rimasta tale e quale. Lo Stato non è più liberale, le caste e le corporazioni non sono state ridimensionate. 

Il M5S non fa promesse roboanti. Si limita a predicare una conduzione onesta e corretta dell’ordinaria amministrazione, in tempi di crisi la mancanza di ricette rivoluzionarie e la voglia di far diventare l’Italia un paese piu’ normale e meno corrotto a prima rappresenta di per sé un messaggio dirompente.

L’abbandono di un’idea di bene comune e di Stato

Il Berlusconismo ha fatto strame di tutti i valori su cui si basa lo Stato. I continui attacchi alla Costituzione, alla Corte Costituzionale, al Parlamento, al Presidente della Repubblica alla lunga non pagano. Forse l’aver fatto eleggere in assemblee elettive persone che con la politica avevano poco a che fare ha deligittimato il PDL e non le istituzioni interessate. La componente ex AN non ha partecipato convintamente alle celebrazioni della festa della Repubblica lo scorso 2 giugno, destando molte perplessità nel suo elettorato di riferimento. L’allenza con la Lega Nord si è rilevata deleteria, il PDL è apparso complice delle farneticazione di Bossi. 

Il M5S ai valori costituzionali forse ancora ci crede, Grillo attacca il Presidente della Repubblica, per eccesso di amore verso gli italiani, non perché interessato alla sua poltrona come fanno altri. 

Mancanza di una visione politica unitaria.

Il PDL odierno è spappolato in mille correnti, ex An, ex Forza italia, ex socialisti, ex liberali, il Popolo delle Libertà appare un partito di Ex ed “un’amalgama mal riuscito” come una volta D’Alema definì il Partito Democratico.

Il M5S con tutti i suoi limiti sembra ancora non essersi diviso in 1000 fazioni. Forse perché le sue componenti non provengono da partiti già esistenti o defunti.

Una politica estera incerta

Il Pdl spesso si dice non convinto dell’euro ed attacca sempre le istituzioni europee. Assume una posizione anacronistica ed antistorica che al suo elettorato non può convincere fino in fondo.

L’antieuropeismo di Grillo appare più come una reazione ai poteri finanziari e sovranazionali che non una chiusura netta al sogno degli Stati Uniti d’Europa.

Abbandono di una concezione laica dello Stato

Il partito di Berlusconi sembra più vicino alle rivendicazioni di un suo parlamentare: Carlo Giovanardi, che non alla stragrante maggioranza degli italiani i quali vorrebbero e chiedono più rispetto per le coppie di fatto, una legge sul testamento biologico, la non messa in discussione della legge 194. Alfano ha una visione retrograda e chiusa della società, appiattita sulla pensiero lento e poco riformatore delle gerarchie vaticane.

Sulla concenzione di uno Stato laico del M5S, (per ora) non ci sono dubbi.

Una propaganda banale e con poca presa.

Berlusconi tratta il suo elettorato come degli adolescenti a perenne digiuno di politica. Le parole della Santanchè, di Ferrara, di Sgarbi e di Feltri e di altri strateghi non hanno più presa nell’elettorato. Il mondo cambia e il PDL pensa ancora che l’elettore medio si abbeveri sempre alla fonte della tv generalista. Per foruna le cose non vanno più così, anche i populisti alla lunga se non portano risultati stancano.

Il M5s ha scelto una strategia comunicativa radicalmente nuova ed efficace, ed i risultati sono noti.

E si chiedono ancora perché il PDL crolla nei sondaggi mentre il M5S galoppa verso il parlamento?

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