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Risposta a Beppe Grillo

Di Truman Burbank (---.---.---.239) 21 giugno 2009 00:01

Vediamo di sgombrare il campo da qualche equivoco, Campilungo dice:
"Io non conosco poi questa dottrina prevalente che ammette che il Capo dello Stato possa dire pubblicamente che una legge è incostituzionale ma poi sedersi comodamente sul suo scrittoio, promulgarla e dire che poi se la vedrà la Corte Costituzionale."

Non è quello che dicevo io. Io facevo notare che i giudizi di costituzionalità li dà la Corte, non il Presidente, ed i giudizi della Corte hanno effetto immediato. Il Presidente può rilevare delle anomalie in una legge e rinviarla alle Camere, ma il giudizio di costituzionalità non è suo compito. La dottrina prevede che egli possa segnalare probili di dubbia costituzionalità in una legge e demandare al Parlamento la loro valutazione.

Ma una lettura attenta della Costituzione potrebbe consentire anche altre motivazioni (sto rispondendo alla domanda)

 Una legge che mettesse in dubbio l’onorabilità e l’imparzialità del Presidente della Repubblica, escludendolo dalla legislazione ordinaria anche per gli atti compiuti al di fuori dell’esercizio delle sue funzioni, potrebbe essere un motivo giustificato di rinvio, perchè avrebbe a che fare con la credibilità delle istituzioni dello Stato. Sarebbe un’innovazione alla dottrina, ma non sconvolgente, e lo sappiamo, credo, che anche la Costituzione vive.

 Giusto per fare un altro esempio, una legge che prevedesse un esborso straordinario per lo Stato, non motivato e non coperto, potrebbe pure essere motivo di rinvio.

Sulla Corte Costituzionale faccio riferimento per sempio al seguente:

Esperienze di giustizia costituzionale, dinamiche istituzionali, teoria della Costituzione

Antonio Ruggeri 

"Quel che solo importa sottolineare è il ruolo di centrale rilievo che in siffatte vicende la Corte è chiamata a giocare, mai alimentandosi in modo parassitario da indicazioni pur univoche e stringenti venute dalla giurisprudenza di merito [...]

 tanto lungo il versante delle relazioni istituzionali quanto lungo quello delle relazioni tra Costituzione e politica, interpretazione conforme e diritto vivente possono in concreto giocare sia nel verso di salvaguardare, pur se con costi innegabili, l’occasionale primato della Costituzione sulla politica e sia pure però nel verso opposto, la Costituzione trovandosi obbligata a più o meno vistosi (ma nondimeno corposi) cedimenti a beneficio della politica stessa, allo stesso tempo in cui si fissa ad una certa “altezza” l’equilibrio nei rapporti che la Corte intrattiene con gli operatori restanti, per quindi rimettersi in moto col fatto stesso dell’incessante rinnovamento che pervade e connota la pratica giuridica, specie nelle sue più salienti ed espressive manifestazioni.

[...]
Quanto, poi, al versante dei rapporti tra Costituzione e politica, mentre un tempo essi apparivano palesemente squilibrati a tutto vantaggio della seconda, oggi risultano in qualche modo raddrizzati, per quanto la formula suddetta giochi in astratto, nuovamente, più a favore della politica che della Costituzione."

http://www.associazionedeicostituzi...

La sensazione netta che viene dalla lettura è che la Corte non sia per niente un istituto tecnico, ma debba tenere in conto molti fattori, tra cui quelli politici sono fondamentali. Per esempio ha perfettamente senso evitare lo scontro frontale con altre istituzioni, per cui si preferisce a volte aggirare il rifiuto in blocco di una legge discutibile (quello che avrebbe dovuto chiamarsi "emendamento Schifani" e non "lodo") tendendo a neutralizzarlo con il minimo di vulnus istituzionale.

Ritornando al caso in questione


 La legge presentata contrasta frontalmente con l’art 3

 Per di più essa è una legge ordinaria, che non ha l’autorità di cambiare la Costituzione

 Il presidente può rinviare la legge alle Camere con motivazione

 Il presidente può decidere di leggere e studiare con calma la legge prima di firmarla, senza bisogno di alcuna motivazione.

Continuo ad essere sopreso della modalità con cui essa è stata firmata.

In aggiunta faccio presente che io vivo in Italia e so che i rapporti di potere sono importanti, per cui vanno tenuti presenti negli atti.

Fossi stato io il Presidente:

 Il primo giorno avrei convocato il Capo di stato maggiore della Difesa per una chiacchierata informale

 Lo stesso avrei fatto nei giorni successivi con i presidenti di Camera e senato.

 Una ventina di giorni dopo avrei rimandato la legge alle camere, spiegando che mi sorprendeva che una legge che intaccava l’art 3 fosse presentata come legge ordinaria, consigliando di presentarla come legge costituzionale, avrei anche fatto presente che tale legge sembrava ledere la credibilità e l’imparzialità del Presidente della Repubblica.




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