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Valorizzare gli avvocati per snellire il processo civile

Di (---.---.---.32) 5 giugno 2009 00:41

Concordo con l’avvocato. L’autore dell’articolo non sa di che parla. Nessuna legge vieta di avviare cause infondate, l’importante è che il cliente lo sappia. E’ anche molto raro che una parte consapevole dell’infondatezza della sua pretesa agisca in giudizio, dati i costi ed i tempi del processo civile; piuttosto accade che resista, più o meno fondatamente, ad una altrui pretesa, nell’intento - per nulla disdicevole o illegittimo - di ottenere tempo o di far valere eccezioni in grado di ridurre l’altrui pretesa. Accade anche che una pretesa, che appare inizialmente fondata, si riveli infondata solo nel corso del processo, perchè magari salta fuori un documento di cui la parte non aveva memoria o conoscenza, o perché è nel frattempo mutato l’orientamento giurisprudenziale. Accade anche che hai ragione da vendere e il giudice ti dà torto perchè non ha capito niente (e non è che per questo la pretesa diventi infondata). Per queste ragioni l’obbligazione dell’avvocato è di mezzi e non di risultato, stante le troppe variabili che non dipendono dal suo operato.
In altre parole, nell’attuale contesto, gli esiti di un processo non sono per niente scontati, per quante iniziali approfondite valutazioni possano farsi.
Venendo al punto. Una domanda di giustizia va sempre e comunque valutata. Ed è lo Stato a doversi adeguare alla domanda di giustizia e non viceversa.


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