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Più che creato, sintropico

Di Piero Tucceri (---.---.---.254) 28 giugno 2012 09:22

Gentile sig. 179, scienza e filosofia sono storicamente legate a una comune radice teoretica, così che, fino alle soglie dell’Era Moderna, esse erano considerate pressoché identiche. La loro separazione è avvenuta nel momento in cui è sorta la necessità di precisare, in conformità con fini conoscitivi, la natura del legame che consenta di connettere l’esperienza con il logos: la filosofia, mirando a una istanza conoscitiva di totalità e assolutezza, richiede che la spiegazione avvenga attraverso il nesso di conseguenza logica, mentre la scienza, mirando a istanze conoscitive più circoscritte, s’accontenta del nesso di ragion sufficiente. Questo ha prodotto una frattura ben più profonda di quanto potrebbe sembrare: infatti, la filosofia si è sempre più trasformata in un apparato formale dove le sue proposizioni trovano giustificazione nella sua stessa struttura logica, la sua verità è "verificata" all’interno del sistema; la scienza cerca verifiche all’esterno e tende ad abbandonare la sfera noetica della conoscenza per quella pratica dell’utilità tecnologica. Inoltre, il rapporto fra scienza e fede è stato già ben definito dagli studi matematici di Godel e Arrow, tanto per citare due esempi, ai quali non io, ma la comunità scientifica, ha assegnato il Nobel quando questo riconoscimento valeva ancora qualcosa, oltre che dalla soluzione del X°(tanto per non smentire la futile capziosità del mio successivo "interlocutore") Problema di Hilbert da parte di Mattjasevich.

Riguardo l’altro interlocutore, il sig. 175, mi limito semplicemente a rilevare che la sua futilità ( dovrei esprimermi diversamente, ma me ne astengo) non la considero assolutamente.


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