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Concorsi pubblici truccati: il racconto di una vittima

Di (---.---.---.101) 13 ottobre 2011 18:16

Tutto vero! ma l’analisi è parziale, si riferisce solo ai metodi di cooptazione nelle classi dirigenti o professionali superiori. Se la cosa si limitasse solo a questo prima o poi il sistema salterebbe sotto la spinta degli esclusi,. In realtà la cosa è molto più ampia, il criterio dell’appartenenza (ad una cordata massonica, ad un potentato politico, ad una qualunque mafia di potere politico o di altro genere, ivi compreso quello sindacale e quello religioso) finisce per coinvolgere tutto, dal ruolo dirigente a quello di netturbino, dal prof. universitario al bidello, dal dirigente bancario all’operaio, dal primario (per meriti politici) all’infermiere e al portantino. Il criterio dell’appartenenza decide a chi si e a chi no. Dal momento che questa regola coinvolge tutti i colori della politica, dell’economia e delle professioni, finisce per tenere sotto tiro l’intera popolazione, coinvolgendo nella sopraffazione dei diritti costituzionali vaste fasce di popolazione, in tal modo si impedisce che queste possano rivendicare unitariamente i diritti previsti dalla bellissima Costituzione del ’48 e le varie caste possono tranquillamente perpetuare il loro potere.
 Questo sistema in Italia è così generalizzato e consolidato che finisce per annullare la competizione meritocratica e di mercato - componenti essenziali del capitalismo - divenendo un ostacolo insuperabile allo sviluppo economico, rallentandone fortemente la crescita. Un po di meritocrazia e di sana concorrenza di mercato la si può trovare solo in quei settori economici esposti alla concorrenza internazionale, per il resto nulla da fare, fino a quando il sistema italiano riesce a sopravvivere, ma sembra che le cose siano prossime alla resa dei conti.
 Ma tu resisti e non dar retta a chi ti dice "fatti furbo", chi scrive è uno che come te ha subito il suo carattere indipendente, le conseguenze della sua volonta a non piegarsi a nessuno.Oggi a 65 anni mi sento orgoglioso di averlo fatto e soprattutto sono contento che mia figlia insegna in una università inglese.


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