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Qualunquemente. Un lungo sketch di Albanese

Di (---.---.---.30) 12 febbraio 2011 09:35

La trasposizione di un personaggio da un palco come Zelig al grande schermo impone paradossalmente, ancor prima che all’attore, allo spettatore lo spogliarsi di una visione quella si già consumata, dell’attore-comico. Secondo me c’è una tara di fondo: cercare la comicità dove non c’è mai stata. La definizione di comico oggi assume dimensioni fuori controllo. Una volta si intendeva per comico quell’attore personaggio di se stesso, carico di personale carisma e "naturale"carica comica, nei gesti, nella mimica, nei toni, nell’impostazione generale. Non ne possono nascere molti di attori come questi..
 Ed allora si cerca la comicità scrivendo "testi" comici. Che è tutt’altro. Albanese, a mio giudizio, è a cavallo tra una comicità endemica -ma non matura- e una buona scrittura, che però , è vero. ha com’è naturale esaurito la sua vena. Ma Antonio ha ancora molto da dare. Il film è ben fatto, si ride sufficientemente per stare bene, si riflette anche (che non è poco) su un tema attualissimo.
Se si cerca la luna si rimane delusi. Ma Albanese non ha mai proposto la luna. Il film ha altri obiettivi. E secondo me pienamente raggiunti.
Mi spiace ma nella stroncatura che mi precede ci vedo molta forzatura. Ma è un vizio di sempre.


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