Caro GCaput, se prendiamo in considerazione i dati della GESTIONE PUBBLICA delle acque ci mettiamo le mani nei capelli! Un esempio su tutti, solo nel 2006 l’acquedotto pugliese ha perso fino al 50.3% dell’acqua!!!
Dovunque ci sono sprechi e cattive gestioni. L’apertura ai privati, che significa che le aziende possono concorrere alla GESTIONE e DISTRIBUZIONE del servizio (non che l’acqua diventa di loro proprietà) può favorire una concorrenza che premia le aziende più virtuose.
Il sistema sarà comunque monitorato dallo Stato attraverso un Authority e controlli sui bandi di gara, ecc... Continueranno ad esserci, come adesso, casi di gestione mista pubblico-privata.
La strategia "terrorista" di far credere alla pubblica opinione che ti "privatizzano" l’acqua è di facile presa ma davvero non centra nulla con la realtà della riforma ed i contenuti del decreto Ronchi.
Cmq, se sarà pubblicato, domani ci sarà un articolo che spiega le ragioni di chi è favorevole (come non esserlo!) ad una maggiore apertura al mercato del settore.